verso il voto
Fitto a Bruxelles: «Regione, ora serve competenza»
Attacca Emiliano e chiarisce: «Sulle Regionali si deciderà dopo l'Emilia Romagna»
«Forse Emiliano pensa di muoversi in anticipo: poiché l'Europa potrebbe ridurci i fondi di coesione e quelli per l'agricoltura, allora lui si porta avanti con il lavoro e non spende nemmeno quelli che ha. Così, quando calerà la mannaia, i pugliesi saranno già temprati». È una battuta al veleno quella che Raffaele Fitto, eurodeputato e co-presidente del gruppo Ecr (Conservatori e riformisti), riserva da Bruxelles al presidente pugliese, incontrando i giornalisti nella sede belga dell'Europarlamento. L'ex ministro salentino, affiancato dal capogruppo di Fdi in Ecr, Carlo Fidanza, e dal funzionario Vincenzo Matano, si muove su una direttrice doppia: da un lato l'Europa, dall'altro la Puglia. Mondi legati a doppio filo che, però, potrebbero presto entrare in collisione.
Conti alla mano, infatti, il Tacco correrebbe il rischio di finire in una sorta di tagliola economica apparecchiata, più o meno volontariamente, da Bruxelles. Come capita alla vigilia di ogni settennato, anche stavolta (2021-2027) è all'ordine del giorno la possibilità che il Quadro finanziario pluriennale riscriva i criteri di distribuzione dei fondi di coesione con il rischio che la Puglia se li veda sensibilmente decurtati. E chi spera di potersi rifare con il «Green new deal», il grande piano verde da mille miliardi lanciato dalla Commissione, sarà di certo rimasto deluso dal primo assaggio, cioè il «Just transition fund», che invece concede all'Italia solo 364 milioni su sette miliardi disponibili. «Non sfugge a nessuno - attacca Fitto - che una somma così bassa non serva nemmeno lontanamente a risolvere i guai dell'Ilva, figuriamoci quelli di tutto il Paese. Per questo abbiamo votato contro e non certo per avversione all'emergenza climatica. Tanto fumo e poco arrosto. E d’altronde lo aveva anticipato anche Gualtieri: il Fondo non serve all'Italia».
Da questa premessa, il passaggio a questioni regionali è rapidissimo. Fitto dribbla qualsiasi domanda sulla propria candidatura evocando genericamente, ma non troppo, il profilo di un aspirante presidente che possieda «competenza, visione e capacità di cogliere le opportunità». A condimento, l'immancabile tormentone dell'inverno pugliese: «Domenica vedremo come andrà il voto in Emilia e Calabria. Subito dopo, il tavolo nazionale deciderà». Ma al netto delle considerazioni rituali, l'ex governatore parla da candidato in pectore e la coreografia europea lo aiuta: come sottolinea Fidanza, Ecr – forte di 69 deputati nel post Brexit - ha un approccio «da destra eurocritica ma di governo», diversamente, è il non detto, dal profilo più corsaro dei nazionalisti alla maniera della Lega o della Le Pen. In più i meloniani aprono a un futuro accordo con il premier ungherese Orban, in rotta con il Ppe. E quando la telecamera da Bruxelles stringe sulla Puglia, Fitto snocciola una lista di priorità che tanto assomiglia a una bozza di programma: «Bisogna puntare tutto su innovazione e ricerca e, soprattutto – osserva -, sul potenziamento infrastrutturale. Opere, però, di cui ci si ricordi e che abbiano una qualche utilità: i fondi europei non servono per la gestione ordinaria, ma per centrare pochi obiettivi nel modo più efficace. Infine, è necessario modificare il patto di stabilità per liberare risorse utili al co-finanziamento nazionale, da tempo in calo».
Il racconto è concepito per rappresentare, in controluce, una mappa «nera» della gestione emilianista, attaccando il governatore lì dove pare più scoperto. La perdita dei 142 milioni del Psr è il tema su cui l'eurodeputato spinge di più e non solo attraverso battute al vetriolo: «Il danno è fatto, quei soldi sono formalmente persi e la Regione ha responsabilità gravissime». C'è spazio anche per la decarbonizzazione dell'Ilva («solo tanto fumo») e, in generale, per quelle risorse non spese che zavorrano il percorso di sviluppo del territorio («ha lo stesso effetto agire con anni di ritardo?»). L'invettiva non è nuova ma ha una sfumatura diversa. Meglio, un sapore diverso. Per ogni attacco, una proposta all'aroma di campagna elettorale. E il verdetto dell'Emilia è sempre più vicino.