Il progetto da 640 mln

Aqp e newco ai privati: ecco cosa cambia. Ma è bufera. Ance: colpo all'economia

Michele De Feudis

Investimenti per combattere le perdite: tecnologie, sistemi distributivi e sostituzione reti. Il consigliere dem, Amati: addio alla natura pubblica del servizio.

BARI - Non si placano le polemiche su Aqp dopo l’annuncio dei vertici dell’ente di voler costituire una nuova società, una Newco controllata dalla casa madre, per occuparsi del recupero delle perdite di rete della risorsa idrica in 94 comuni della Puglia. L’operazione prevede un investimento di 637 milioni di euro e riguarderà la suddivisione dei sistemi distributivi in distretti, l’implementazione di tecnologia avanzata e la sostituzione di 1600 chilometri di rete in sei anni.

L’ingresso di un privato in una società partecipata che dovrebbe andare a svolgere le funzioni primarie dell’ente non convince il consigliere Fabiano Amati, che - oltre ad invitare i vertici Aqp a venire a riferire in audizione in Commissione Bilancio sul progetto contestato - avanza dettagliate obiezioni.
«L’operazione - spiega Amati avanzando ipotesi sui futuri scenari - è dannosa e c’è qualcuno che sussurra pure l’identità e il passaporto del partner privato con cui Aqp formerebbe una nuova società per la ricerca perdite e il risanamento reti». Sul tema il consiglierechiede al governatore Michele Emiliano di scoprire le carte: «Sarebbe bello conoscere il parere del presidente Emiliano, e poi quello dell’Autorità Idrica Pugliese, cioè dei sindaci, e dei partiti».

La battaglia per difendere il profilo pubblico della gestione dell’ente passa da rilievi tecnici: il progetto «non ha alcuna logica, nonostante le mille ipotesi, e mi pare destinata solo a modificare la natura pubblica della gestione del servizio idrico. Un impegno che negli anni scorsi ci è costato decine di battaglie, vinte con non poca fatica». Amati sostiene poi che l’iniziativa riguardi «le attività rolling, le attività ripetitive nonché cuore delle lavorazioni, con necessità di garantire sempre l’efficienza e quindi una dotazione finanziaria continuativa e non limitata al primo grande investimento». Con una battuta sintetizza la situazione a suo avviso surreale: «È come se un parrucchiere selezionasse un socio per tagliare i capelli, cioè l’attività prevalente che lo indusse ad aprire bottega, e che dopo l’acquisto di una nuova forbice non mettesse in conto le spese per l’affilatura».

Le riserve di ordine politico-amministrativo, per Amati, sono ancora più rilevanti: «Se l’Aip ha autorizzato investimenti per ricerca perdite e risanamento e la società mista si propone di realizzare quelle attività, in cosa consiste l’apporto del privato nella società? In un’anticipazione delle somme disponibili per svolgere i lavori? Può darsi; ma perché non rivolgersi alle banche, considerato che Aqp ha un rating di tutto rispetto? Forse perché le banche non reputano sufficiente il periodo residuo di concessione? Probabile; ma perché ciò che è insufficiente per le banche dovrebbe essere sufficiente per l’Autorità di regolazione? In ogni caso, come sarebbe remunerato l’apporto finanziario del socio privato?», si domanda ancora Amati.

L’apertura ad un innesto di profilo «tecnologico, progettuale e gestionale» per il consigliere dem formalizza una sostanziale sfiducia del management per i quadri e i lavoratori dell’ente. La conclusione del presidente della Commissione Bilancio è netta: «Potrei continuare a lungo con le domande e le deduzioni, anche sul fatto che non si capisce perché l’acquisizione delle tecnologie debba avvenire attraverso la partecipazione del privato-proprietario a una società e non attraverso un normale acquisto. Tante domande e tante riflessioni – conclude – su cui un momento di chiarezza non farebbe per nulla male».

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ANCE PUGLIA DICE NO: COLPO ALLA NOSTRA ECONOMIA

Ance Puglia esprime, in una nota, "una valutazione decisamente critica rispetto al progetto di AQP di costituire una newco aperta ai privati, dedita alla ricerca e al recupero delle perdite della risorsa idrica attraverso interventi sulla rete, per un investimento di quasi 640 milioni di euro in sei anni, oltre 100 milioni l’anno».

«Si tratterebbe - secondo il presidente di Ance Puglia, Nicola Bonerba - di un colpo durissimo per il nostro settore e per l’intera economia pugliese. È facile prevedere, infatti, che queste risorse per la manutenzione della rete idrica, finora appannaggio delle piccole e medie imprese dell’indotto di AQP, molte delle quali pugliesi, finiranno nelle casse di una o pochissime grandi aziende, verosimilmente del centro-nord Italia se non, addirittura, internazionali; si contano sulle dita di una mano, infatti, le imprese pugliesi in possesso dei requisiti necessari per partecipare a una gara pubblica così rilevante, che AQP bandirebbe per individuare il partner societario».

Per Ance Puglia, il risparmio sui tempi d’intervento sulla rete idrica dovrebbe ottenersi «attraverso altre modalità, senza danneggiare il settore delle costruzioni pugliese che in, dieci anni, ha già visto scomparire dal mercato migliaia di imprese e oltre 30mila lavoratori».

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