La gara regionale
Puglia, il Tar blocca il maxiappalto per la biancheria negli ospedali
Stop dei giudici alla procedura da 187 milioni: «Clausole troppo restrittive»
La maxi-gara regionale per il lavanolo nelle Asl può essere effettuata in unico lotto, ma non può accorpare i requisiti relativi al lavaggio della biancheria con quelli per il trasporto da e per gli ospedali. Il bando da 187 milioni di euro deve dunque ripartire da zero: lo ha deciso il Tar di Bari, accogliendo il ricorso di una società, la American Laundry di Napoli, che pur non avendo partecipato alla gara è riuscita a farla saltare.
I giudici amministrativi (Seconda sezione, presidente Adamo) hanno dunque ribaltato il «no» pronunciato in sede cautelare, annullando una clausola importante del bando di euro predisposto dalla Asl di Bari e gestito da Innovapuglia. Si tratta del noleggio e del lavaggio di biancheria e materassi e relativo trasporto, servizi finora svolti per la gran parte con contratti in proroga. In attesa dell’eventuale appello da parte della Regione, l’effetto della decisione del Tar è il blocco della procedura, scaduta a gennaio, e per la quale a luglio Innovapuglia aveva scelto l’ex procuratore capo di Brindisi, Marco Dinapoli, come presidente di commissione. Alla gara (che prevede un appalto di 5 anni per 133 milioni, con opzione di proroga per altri due anni) erano stati ammessi quattro concorrenti: Servizi Italia, Adapta, Hospital Service e un raggruppamento guidato da Lavit.
Tuttavia i napoletani di American Laundry (che nel 2016 hanno subito un sequestro da 22 milioni per imposte non pagate) hanno convinto i giudici baresi che nel bando c’è una clausola troppo restrittiva. In particolare la previsione che il trasporto della biancheria avvenga con mezzi e personale proprio dell’appaltatore. Previsione irragionevole, secondo il Tar di Bari: «La richiesta di un fatturato per servizi analoghi riferito a servizi disomogenei (lavaggio e trasporto) in capo ad uno stesso soggetto unitamente alla mancata previsione della possibilità di partecipazione in raggruppamento verticale (quelli in cui c’è una impresa «principale» e una o più imprese «secondarie», ndr), anche considerata l’entità economica delle prestazioni richieste, comporta un’ingiustificata restrizione della platea dei concorrenti, impedendo la partecipazione alla gara a imprese pur altamente qualificate».
Innovapuglia ha provato a difendersi sostenendo che la società napoletana non avrebbe potuto comunque partecipare alla gara pugliese, essendo state accertate irregolarità contributive per 48 milioni di euro in un altro appalto campano, ma American Laundry ha dimostrato la sottoscrizione di una transazione fiscale. I giudici non hanno invece accolto le censure, che erano rimbalzate anche nella polemica politica con le dichiarazioni del grillino Mario Conca, sulla modalità di determinazione dei singoli prezzi del servizio e sulla decisione di svolgere l’appalto in unico lotto. «È emerso - scrivono i giudici in sentenza - che la società ricorrente sviluppa un fatturato annuo globale assolutamente rispondente al requisito della capacità economico-finanziaria richiesta dal disciplinare di gara (...), al contrario non possiede affatto il richiesto requisito della capacità tecnica rispetto ad una delle prestazioni in cui si sostanzia l’oggetto dell’appalto, ossia il trasporto».
La prossima settimana Asl Bari e Innovapuglia, insieme alla Regione, dovranno decidere come muoversi. È molto probabile che si rivolgeranno al Consiglio di Stato, valorizzando proprio le quattro offerte pervenute (una delle quali in raggruppamento orizzontale, cioè con tutte le partecipanti responsabili alla pari). Nel frattempo, la Asl di Bari ha trasmesso al «soggetto aggregatore» gli atti propedeutici all’altra maxigara, quella per le mense, che dopo il via libera del cda di Innovapuglia dovrebbe essere pubblicata all’inizio di settembre.