L'approfondimento

Università e imprese un patto per la ricerca

Redazione Speciali

Il prof. Russo: «Uniamo gli sforzi per sostenere le idee valide»

L’edizione 2022 della Notte dei Ricercatori promossa dalla Commissione Europea, ha riportato al centro del dibattito l’importanza della ricerca per affrontare le sfide future del nostro Paese. Ne abbiamo parlato con il prof. Angeloantonio Russo, Prorettore alla Ricerca e alla Sostenibilità dell’Università Lum.

Prof. Russo, l’Italia spende meno di Francia e Germania in ricerca. Eppure la ricerca italiana è considerata un’eccellenza. Quindi non e solo una questione di investimenti.

Gli investimenti non sono mai abbastanza e chi fa ricerca scientifica ha sempre necessità di risorse finanziarie che supportino la sperimentazione. È vero che in Italia siamo bravi a fare ricerca. Lo dimostrano i risultati raggiunti in molti campi della sperimentazione e che, sempre più spesso, hanno un riverbero diretto sullo sviluppo industriale, nella medicina, nel campo delle infrastrutture e del sociale, solo per citare alcuni esempi. D’altro canto, però, è innegabile che negli ultimi decenni si è parlato poco o nulla, a livello politico, della necessità di finanziare la ricerca in modo strutturale e strutturato. Basti pensare che i giovani in Italia sono sempre meno incentivati a intraprendere un percorso di ricerca, in università così come in enti di ricerca, perché le risorse messe a disposizione sono poche e non gestite in modo efficace. Per fare un esempio concreto: i livelli salariali di un ricercatore italiano, senza entrare nel merito di fondi per la ricerca, sono ben al di sotto della media di altri paesi, Europei e non. Nessuno ne parla, a danno dell’attrattività per i giovani. I fondi del PNRR possono essere, a mio avviso, un’arma a doppio taglio. Tanti soldi, per fortuna, che si deve essere molto accorti nell’indirizzare verso obiettivi di utilità sociale. Il fatto che tanti bandi per posizioni di ricercatore stiano attualmente andando deserti dovrebbe far riflettere.

In Italia sembra che non si fermi la fuga di cervelli. Cosa manca per invertire questa tendenza?

Non credo sia solo un problema di scarsità di fondi e di strutture adeguate. In questa fase storica, come dicevo, il PNRR può essere sicuramente il mezzo per sopperire alla scarsità di fondi. Sarebbe molto più utile, però, se fosse anche strumento per adeguare o costruire strutture di ricerca più moderne, sostenibili e utili per creare un clima attrattivo per i giovani. Il vero problema è un altro a mio parere. In Italia manca una risorsa fondamentale per chi vuole intraprendere il percorso della ricerca. Non c’è trasparenza nelle opportunità di ingresso, nei percorsi di crescita professionale, nella disponibilità di strumenti per la ricerca. Mi sia consentito, però, spezzare anche una lancia a favore di chi ha la bravura, il coraggio o solo anche la fortuna di restare in Italia. Spesso ci sono strumenti, penso all’incentivazione fiscale per il rientro dei cosiddetti cervelli, che non fanno altro che rendere la concorrenza in questo mercato del lavoro troppo sleale. Va bene incentivare il rientro: però da un lato sarebbe meglio legare gli incentivi ai risultati; soprattutto, non creare un divario salariale e sociale così ampio con chi ha sempre investito sul territorio.

Quanto è importante il dialogo fra università e sistema produttivo per la ricerca?

Senza dialogo tra università e sistema produttivo non andremmo da nessuna parte, in nessun campo. Io mi occupo di gestione delle imprese e sostenibilità. Come sarebbe possibile per me sviluppare, per esempio, modelli di business innovativi e sostenibili se non cercassi costantemente il riscontro con la realtà attraverso il dialogo con imprenditori, associazioni, manager? Troppo spesso si mettono in campo sforzi e risorse per studi che non hanno nessun riscontro concreto. Ecco perché, per stare nel mio campo, le imprese non trovano sempre utilità nella ricerca scientifica. Chi fa ricerca deve prima di tutto pensare a quali siano le implicazioni reali delle proprie intuizioni. Però anche il sistema produttivo deve dimostrare più coraggio nell’aprire le proprie porte all’innovazione e a nuove idee che si fondino su una solida base scientifica.

La ricerca rappresenta uno dei principali obiettivi del piano strategico della Lum 21 -25

La ricerca è uno dei pilastri del Piano Strategico della LUM. Stiamo migliorando, a livello nazionale e internazionale, anche grazie all’arrivo di tanti nuovi colleghi di discipline quali la medicina e l’ingegneria gestionale. Dobbiamo continuare sul percorso delineato nel Piano e già intrapreso. Questa settimana sarò a Lubiana per la chiusura del progetto europeo SHOUT (Social Sciences and Humanities for Sustainable Innovation), un progetto da un milione di euro che ha visto coinvolti partner da tutta Europa. Uno dei principali obiettivi è stata la predisposizione di un hub (https://shout-hub.eu/) in grado di consentire l'incontro tra domanda e offerta di posizioni di stage o lavoro attinenti a tematiche di sostenibilità per gli studenti universitari nelle discipline delle scienze sociali. Ritengo sia un ottimo esempio di collaborazione tra differenti stakeholder, università, istituzioni, imprese, per favorire concretamente la creazione di valore sociale. Questo è solo un esempio di quanto in LUM stiamo facendo in linea con gli obiettivi di ricerca che ci siamo posti.

L'approfondimento

Tra le varie attività di ricerca condotte dal Dipartimento di Scienze Giuridiche e dell’Impresa dell’Università LUM, merita di essere segnalata la recente pubblicazione dei risultati del progetto collettivo finanziato dall’Ateneo dal titolo «Procedimento e processo. Metodi di ponderazione di interessi e risoluzione di conflitti», diretto dal prof. Roberto Martino (Ordinario presso l'Università G. D'Annunzio di Chieti-Pescara e docente presso l'Università LUM) e dal prof. Andrea Panzarola (Ordinario presso l'Università Tor Vergata di Roma, già docente presso la LUM). Il suddetto progetto di ricerca nasce dall’idea di analizzare e riconsiderare la tradizionale ricostruzione dei concetti di “procedimento” e “processo”, sia dal punto di vista della teoria generale del diritto, sia con riguardo ai suoi sviluppi applicativi nei diversi settori dell’agire giuridico. Il tema è stato scandagliato dai docenti della LUM attraverso un metodo di indagine multidisciplinare e, in parte, interdisciplinare. Il volume collettaneo, curato dai professori Roberto Martino, Andrea Panzarola e Mirko Abbamonte, è stato ospitato nella Collana dell'Università LUM Giuseppe Degennaro Casamassima (Bari) - Serie Giuridica, diretta da Roberto Martino e Francesco Vergine (casa editrice: GFL - Giuffré Francis Lefebvre). «La speranza degli Autori e dei Curatori - ha affermato il prof. Roberto Martino - è che questo volume possa offrire nuovi spunti utili per rinnovare il dibattito sui concetti di processo, procedimento e iudicium».

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