Denuncia medici senza frontiere
«Migliaia di migranti vivono privi di tutto»
Senza cure mediche, acqua, luce, immersi nella precarietà
Li chiamano «insediamenti informali» e la provincia di Foggia ne ha 5. Sono i luoghi in cui vivono richiedenti asilo in attesa di un posto in centro di accoglienza, migranti in cerca di protezione dopo lo stop alla frontiera o dopo gli sbarchi perchè catalogati come “migranti economici”. Persone in condizioni di marginalità estrema, fotografati nel rapporto 2018 «Fuori campo» di Medici senza frontiere, l’organizzazione umanitaria impegnata a monitorare le condizioni di vita e l’accesso alle cure mediche di richiedenti asilo e rifugiati presenti stabilmente o in transito appunto negli insediamenti informali.
Cinque, come detto, nel Foggiano: la pista di Borgo Mezzanone, dove vivono tra i 500 ed i 1.000 migranti, anche donne, con acqua e di elettricità; Cerignola, dove in casolari sopravvivono tra i 100 ed i 200 stranieri: Medici senza frontiere segnala qui la presenza anche di bambini, privi di acqua e luce; Foggia, nell’edificio ex Daunialat, trovano ricovero tra i 50 ed i 100 migranti, non ci sono donne e bimbi, ma mancano anche acqua ed elettricità; S. Marco in Lamis: casolari rifugio per 100-150 migranti, privi di acqua ed energia elettrica; San Severo, Gran Ghetto, nelle baracche soggiornano 200- 500 persone (ma come riferito dalla «Gazzetta» sabato scorso in questo periodo molti di più), presenti donne, assenti acqua ed energia elettrica.
«Dopo lo sgombero di marzo 2017, ad agosto - scrive Medici senza frontiere - le persone al Gran Ghetto di Rignano Garganico sono di nuovo in 600 e a settembre il doppio: le baracche di materiale di scarto sono state sostituite da centinaia di roulotte; le condizioni igienico-sanitarie sono persino peggiorate rispetto al vecchio ghetto dove almeno l’acqua arrivava ogni giorno, trasportata da camion cisterna.
La maggior parte degli abitanti di Rignano si è riversata sulla pista di Borgo Mezzanone, intorno al centro di prima accoglienza governativo, facendo schizzare la popolazione a non meno di 2.000 persone, con un deterioramento generalizzato delle condizioni umanitarie. L’accesso alle cure mediche è inesistente: nella borgata non c’è nemmeno una guardia medica; tutti i migranti, anche quelli non in regola con il titolo di soggiorno, per la legge regionale avrebbero diritto a un medico di famiglia, dal medico però non vanno, per scarsa conoscenza delle normative, barriere linguistiche e difficoltà a spostarsi (carenza di mezzi di trasporto, mancanza di soldi).
L’unica possibilità rimane il pronto soccorso dell’ospedale di Foggia, a più di 10 chilometri. Nel 2017 la Regione Puglia ha stanziato 6 milioni di euro per allestire 3 campi per i lavoratori stagionali, uno nella provincia di Lecce, due nella Capitanata (Apricena, 400 posti; Cerignola 400). I campi, da allestire soltanto nei periodi di lavoro agricolo stagionale, comprendono container di varia tipologia (abitativi, bagni, docce, cucine, infermeria, uffici) e tensostrutture. La previsione di posti risulta del tutto insufficiente, soprattutto nel Foggiano....La Regione non si è ancora dotata del piano immigrazione 2016-2018». [a.lang.]