giustizia
Cerignola, assalto a portavalori: condanne definitive e processi da rifare
Tra le altre, condanne definitive a complessivi 20 anni per il foggiano Pasquale Pecorella e il cerignolano Stefano Alberto Biancolillo, coinvolti nel fallito assalto del 14 giugno 2021 vicino Modena al furgone blindato del gruppo Battistolli
Condanne definitive a complessivi 20 anni per il foggiano Pasquale Pecorella e il cerignolano Stefano Alberto Biancolillo, coinvolti nel fallito assalto del 14 giugno 2021 vicino Modena al furgone blindato del gruppo Battistolli che trasportava 2 milioni e 500mila euro. Condanne invece annullate; processo d’appello da rifare a Bologna; e liberazione dopo 4 anni di carcerazione preventiva per i 2 coimputati cerignolani Pasquale Di Tommaso e Pietro Raffaeli. E’ quanto deciso dalla Corte di Cassazione nel processo a 3 cerignolani e 1 foggiano accusati a vario titolo di tentato omicidio di 3 guardie giurate; tentata rapina; possesso di armi anche da guerra; incendio di 10 tra camion, furgoni e auto; ricettazione di 8 veicoli; riciclaggio per aver cambiato la targa di un’ambulanza utilizzata per la fuga.
La Suprema corte ha rigettato i ricorsi e reso definitive quindi le condanne a 8 anni di Pasquale Pecorella, 48 anni di Foggia residente in Veneto, ritenuto il basista della banda che reperì un capannone alla periferia di Modena dove furono nascoste armi e auto usate per l’assalto; e a 12 anni di Stefano Alberto Biancolillo, trentaquattrenne di Cerignola. Gli avv. Mario Milan, Giovanni Voltarella e Alessandro Cristofori chiedevano l’annullamento della sentenza pronunciata dalla corte d’appello di Bologna il 28 novembre 2024, e la celebrazione di un nuovo processo. Nuovo processo d’appello che invece sarà celebrato come chiesto dalla difesa per Pasquale Di Tommaso, trentacinquenne di Cerignola che era stato condannato a 11 anni e 4 mesi, difeso dall’avv. Francesco Santangelo; e Pietro Raffaeli, quarantottenne di Cerignola, che era stato condannato a 14 anni; è difeso dagli avv. Dascola e Giovanni Voltarella. Sulla scorta della sentenza della Cassazione i difensori di Di Tommaso e Raffaeli hanno chiesto e ottenuto dalla corte d’appello di Bologna la scarcerazione dei due imputati.
I 4 foggiani furono arrestati dalla Polizia l’11 dicembre 2021 su ordinanze del gip di Modena. In primo grado, sentenza del gup modenese del 17 marzo 2023, a Pecorella furono inflitti 11 anni; a Biancolillo 14 anni; a Raffaeli 18 anni; a Di Tommaso 12 anni e 8 mesi; mentre un quinto cerignolano fu assolto. La colpevolezza dei 4 foggiani venne confermata dalla quinta sezione della corte d’appello di Bologna il 28 novembre 2024 con riduzioni di pena. Contro quel verdetto c’era stato il ricorso difensivo in Cassazione che ora si è pronunciata.
Il tentativo di rapina ricalca tecniche paramilitari che rappresentano una delle “specialità” della criminalità cerignolana, che di assalti a blindati e caveau ne ha messi a segno a decine in tutta Italia e in Svizzera. Alle 8 di sera del 14 giugno 2021 un commando armato composto da almeno 15 banditi a volto coperto mise a ferro e fuoco il tratto autostradale di Modena sud dell’A/1. I rapinatori esplosero almeno 30 colpi di mitra Kalashnikov contro il blindato del gruppo Battistolli con a bordo 3 guardie giurate dirette a Bologna per consegnare 2 milioni e mezzo in contanti. In seguito alla raffica contro le gomme, il furgone finì contro il guard-rail e arrestò la marcia. Il commando fece esplodere un paio di ordigni per scardinare una fiancata del blindato; con una mototroncatrice fu tagliata parte del parabrezza e venne saturato l’abitacolo con un estintore nel tentativo di costringere i vigilantes a scendere dal mezzo. Il colpo fallì sia per il coraggio delle guardie giurate che rimasero nell’abitacolo; sia perché la blindatura del mezzo resse, non consentendo l’accesso al vano carico.
Durante l’azione di fuoco, altri complici minacciarono con fucili e machete alcuni automobilisti e camionisti in transito sulle 4 corsie di marcia, costringendoli prima a fermarsi e quindi a posizionare i mezzi di traverso sulla carreggiata, cosparsa anche di chiodi a quattro punte; vennero dati alle fiamme una decina di mezzi: manovre finalizzate a ostacolare l’intervento delle forze dell’ordine. Per la fuga il commando utilizzò anche un’ambulanza con targa clonata. Il traffico sul tratto autostradale rimase bloccato per 8 ore e venne ripristinato soltanto alle 4 del giorno dopo.
Le indagini consentirono di individuare il capannone alla periferia di Modena dove erano stati nascosti armi e mezzi utilizzati nel colpo; a rilevare le impronte digitali di un sospettato; a individuare chi pedinò il furgone avvisando i complici dell’ingresso in autostrada.