criminalità

Foggia, estorsione a Lazzaro D’Auria: chiesti 7 anni per Putignano

redazione foggia

La difesa esprime però dubbi sul riconoscimento dell’imputato già condannati invece i boss Rocco Moretti e Vincenzo La Piccirella

L’accusa: Lazzaro D’Auria ha riconosciuto in foto e in aula Giovanni Putignano come uno degli uomini della banda Moretti che pretendeva 200mila euro di pizzo e l’assunzione di un dipendente, per questo va condannato a 7 anni.

La difesa: tempi e modalità del riconoscimento non forniscono alcuna certezza considerate le differenti versioni rese in aula da D’Auria, per cui l’imputato dev’essere assolto. Così si confrontano Direzione distrettuale antimafia di Bari e difensori nel processo in Tribunale a Foggia a Giovanni Putignano, 47 anni, di Torremaggiore, ritenuto contiguo al clan Moretti, imputato a piede libero di concorso in estorsione e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso a Lazzaro D’Auria, 59 anni, imprenditore agricolo campano con interessi nel Foggiano, finito nel mirino dei clan foggiani e sanseveresi.

Lazzaro D’Auria fu vittima da fine 2015 all’autunno 2017 di una serie interminabile di avvertimenti diretti e indiretti; da 8 anni vive sotto scorta; è uno dei simboli dell’antiracket in Capitanata per aver detto no alla “Società foggiana”.

Il processo di primo grado è iniziato a novembre 2019, dopo 6 anni nella prossima udienza sarà emessa la sentenza. D’Auria e Federazione antiracket italiana si sono costituiti parte civile con gli avv. Brunetti, Rispoli e Di Bartolomeo che chiedono la condanna di Putignano.

Boss condannati – Ieri il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Bari, Bruna Manganelli e i difensori, avv. Francesco Santangelo e Andrea Imparato hanno ribadito quanto sostenuto nei mesi scorsi. Già lo scorso 27 marzo i giudici del Tribunale di Foggia entrarono in camera di consiglio per il verdetto, ma ne uscirono con la decisione di interrogare di nuovo Lazzaro D’Auria che è stato sentito per ben 4 volte proprio su tempi e modalità di riconoscimento.

Erano 8 gli imputati del ricatto a D’Auria: 1 prosciolto; 1 assolto; 5 condannati in via definitiva tra cui il boss della Società, Rocco Moretti a 4 anni e 8 mesi e il capo clan sanseverese Vincenzo La Piccirella a 3 anni e 6 mesi. Putignano optò per il giudizio ordinario in Tribunale a Foggia, gli altri scelsero l’abbreviato davanti al giudice per le udienze preliminari di Bari.

“Ci devi dare i soldi” - D’Auria il primo luglio 2021 ripercorse in aula il proprio calvario, iniziato nel 2015 quando mafiosi foggiani e sanseveresi gli intimarono di di non acquistare dal Comune di Foggia terreni in zona Incoronata. Al rifiuto seguì la pretesa di una tangente di 200mila euro, accompagnata da una sequela di intimidazioni e avvertimenti proseguiti per due anni. A Putignano la Dda contesta d’aver fatto parte del gruppo di una decina di uomini che a luglio 2017 arrivò con 5 auto in campagna a Apricena; rinnovò a D’Auria minacce e pretese di soldi; gli impose l’assunzione di una persona. “Mi vennero vicini il signor Moretti e il signor La Piccirella” il racconto del taglieggiato “e iniziò un dibattito sulla somma da pagare: prima era 200mila euro, poi divenne 200mila euro all’anno. Io cercai di uscirmene con un pagamento di 20/30mila euro, pure 40mila avrei ceduto, come tutti gli imprenditori e avrei continuato la mia vita normale. Invece no. Il signor Moretti voleva accettare una cifra tra 150 e 200mila euro. Intervenne il signor La Piccirella e disse: ‘tu ci devi dare 150mila euro all’anno, perché nessuno ti ha mai rotto le scatole perché siamo in 5 famiglie’. Aggiunsero: ‘ricordati che qua sono scomparse un sacco di persone; così come sono scomparsi gli altri, possono scomparire anche le persone che stanno vicino a te’. Il signor Putignano mi disse: ‘ricordati che io ti conosco bene’”.

Il riconoscimento – Il pm nel chiedere la condanna di Putignano rimarca che D’Auria lo riconobbe in foto durante le indagini, poi in aula nell’udienza del 21 luglio 2021. Gli avv. Santangelo e Imparato replicano che il riconoscimento lascia molti dubbi: D’Auria inizialmente dice d’aver riconosciuto Putignano quando ne vide la foto con mascherina sugli occhi pubblicata sul sito Foggia today il 12 agosto 2017 in occasione dell’arresto avvenuto 24 ore prima di 4 persone a Torremaggiore per armi e ricettazione. Poi sostiene d’aver avuto la certezza su Putignano quando rivide la sua foto senza mascherina sugli occhi sempre sui siti a novembre 2017; ma è stato accertato e fatto presente a D’Auria dal presidente del collegio giudicante, che le foto furono sempre con la mascherina. Eppure - sottolinea la difesa - quando i carabinieri il 17 ottobre e 24 novembre 2017 mostrarono a D’Auria un album fotografico in cui c’era anche la foto di Putignano senza mascherina, non lo riconobbe. E se l’imprenditore aveva riconosciuto Putignano a agosto e/o novembre 2017 - argomentano i legali - come mai lo riferì a Dda e carabinieri soltanto mesi dopo, il 5 aprile 2018 quando gli venne mostrato di nuovo l’album fotografico e solo allora lo riconobbe per la prima volta? Parola ai giudici.

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