Criminalità
Mafia Garganica: blitz «Mare monti», il processo si sdoppia
L’udienza preliminare: 42 richieste di abbreviato
Una proposta di patteggiamento per mafia, 42 istanze di giudizio abbreviato, di cui 7 condizionato a interrogare pentiti, vittime di estorsioni e acquisire documenti. Per i restanti 7 imputati richiesta di rinvio a giudizio. Così ieri mattina in Tribunale a Bari il secondo atto dell’udienza preliminare «Mari e monti» dal gup Susanna De Felice. Sono 50 i garganici accusati a vario titolo di 57 capi d’accusa: mafia quali affiliati al clan Li Bergolis/Miucci, droga, estorsioni, rapine, furti e altri reati.
Processo si sdoppia Ieri parola ai difensori per richieste di abbreviato e patteggiamento. Il giudice ha rinviato a mercoledì quando chiuderà l’udienza preliminare: ammetterà i 35 abbreviati «secchi», per cui nei prossimi mesi sarà la stessa De Felice a emettere la sentenza, e deciderà se accogliere o rigettare la richiesta di 7 imputati di abbreviato condizionato (i pm Ettore Cardinali e Luciana Silvestris si oppongono all’interrogatorio di pentiti e testimoni). E si pronuncerà sulla richiesta della Dda di mandare sotto processo a Foggia 7 imputati minori. Il 50° accusato è Carmine Romano, 55 anni, che risponde di mafia: l’avvocato Nicola Totaro e pm hanno patteggiato una condanna a 2 anni e 6 mesi in continuazione con gli 11 anni e 5 mesi e 10 giorni che il viestano sconta per traffico e spaccio di droga inflitti nel processo «Agosto di fuoco»: sulla proposta di patteggiamento parola al gup.
La scelta del boss L’opzione rito abbreviato era attesa - infatti l’hanno scelta in 42 su 50 - perché l’accusa poggia sulle dichiarazioni di un testimone di Giustizia, 22 pentiti, di cui 5 imputati e su centinaia di intercettazioni. La difesa della maggior parte degli accusati preferisce discutere il processo in base agli atti d’indagine, puntando alla riduzione di un terzo delle pene per i condannati. L’abbreviato secco l’hanno chiesto i principali indiziati: dal capoclan Enzino Miucci al figlio Antonio, dalla moglie Marilina Scarabino al cognato Lorenzo Scarabino. Il fratello Dino Miucci e Raffaele Palena, quest’ultimo ritenuto uno degli uomini fidati del boss, hanno chiesto l’abbreviato condizionato: il primo a sentire le vittime delle estorsioni di cui è accusato; il secondo a interrogare i pentiti Matteo Pettinicchio, ex braccio destro di Enzino Miucci, e Matteo Lauriola.
41 gli arresti Il blitz «Mari e monti» sfociò nel blitz del 15 ottobre 2024 con 41 arresti. Dei 50 imputati, 41 sono in carcere, alcuni al 41 bis, e/o ai domiciliari. I termini di carcerazione preventiva la cui scadenza è fissata a metà ottobre, ripartiranno da zero con l’ammissione di abbreviati e rinvii a giudizio. Ben 57 i capi d’accusa: mafia di cui rispondono 27 persone in concorso con altri 7 garganici (i viestani Girolamo Perna, Gianpiero Vescera, Vincenzo Vescera, Gianmarco Pecorelli, Omar Trotta; il montanaro Giuseppe Silvestri; il manfredoniano Saverio Tucci) uccisi quasi tutti nella guerra tra i Li Bergolis/Miucci e gli ex alleati Romito/Lombardi Ricucci. Le contestazioni della Dda proseguono traffico di droga, estorsioni, possessi di armi, rapine, ricettazioni, false dichiarazioni ai pm; tentato furto, favoreggiamento, trasferimento fraudolento di valori, violenza privata. Per molti reati-fine contestata l’aggravante della mafiosità per metodi utilizzati e/o per aver agevolato il clan Li Bergolis. Delle 32 parti offese individuate si sono costituiti parte civile i Comuni di Manfredonia, Monte Sant’Angelo Mattinata, Vieste, l’associazione «Panunzio», Federazione antiracket, 2 ditte taglieggiate.
L’eredità mafiosa Stando all’atto di accusa, in seguito agli arresti nel giugno 2004 e successive pesanti condanne inflitte nel 2009 ai fratelli Armando, Matteo e Franco Libergolis nel maxi-processo alla mafia garganica (102 imputati, 50 condanne anche per omicidi), le redini del gruppo mafioso furono prese dal cugino Enzino Miucci che anche dal carcere (è detenuto da novembre 2019) ha continuato a dare ordini e dettare strategie criminali. Al suo fianco il compaesano Matteo Pettinicchio: pentitosi lo scorso gennaio, ha confermato il proprio ruolo di braccio destro del boss per oltre 15 anni.
Un boss, 3 cellule Per la Dda il clan Li Bergolis/Miucci è strutturato in 3 cellule, ciascuna con un luogotenente che risponde direttamente a Miucci «che accentra su di sé la gestione, condividendo le strategie operative solo con Pettinicchio», si legge negli atti dell’inchiesta. La cellula di Monte divisa in 2 sottoarticolazioni facenti capo a Scarabino e Palena; quella manfredoniana; quella viestana, al cui vertice erano Girolamo Perna, ucciso nel 2019, e i cugini Giovanni e Claudio Iannoli, attuali imputati. I soldi arrivano da estorsioni e soprattutto dal narcotraffico, «vero motore del sodalizio, soprattutto a Vieste» scriveva il gip che firmò le 41 ordinanze cautelare eseguite 11 mesi fa.