i personaggi

Mafia Garganica, i pentiti nel racconto alla Dda: «Enzo Miucci è un padre eterno»

Estorsioni aggravati dal metodo mafioso, traffico di armi e favoreggiamento. Ora è coinvolto nel processo Mare e Monti. Nei suoi confronti rispetto, deferenza e soprattutto paura

“Enzo Miucci è un dio, un padre eterno. Con lui non si scherza: è uno dei più pericolosi del Gargano, è pericolosissimo”. Rispetto, deferenza e soprattutto paura nelle parole del pentito viestano Giuseppe Della Malva nel descrivere alla Dda chi è Enzino Miucci, 42 anni di Monte Sant’Angelo, detto “u criatur”, detenuto dal 20 novembre 2019, con condanne e assoluzioni dalle accuse di mafia, armi, estorsione, favoreggiamento; attualmente sotto processo in Friends per droga e in Mari e monti per mafia, traffico di droga, estorsione e rapina. E’ ritenuto al vertice del potente “clan dei montanari”, il clan Li Bergolis ora rinominato Li Bergolis/Miucci, dopo che nel 2009/2010 ne prese le redini in seguito alle condanne inflitte ai suoi cugini, i fratelli Franco, Armando e Matteo Li Bergolis nel maxi-processo alla mafia garganica. Il suo ex braccio destro Matteo Pettinicchio pentitosi lo scorso gennaio, lo accusa di una serie di omicidi tra cui la strage del 9 agosto 2017 con 4 morti, in cui avrebbe sparato in testa al boss rivale Mario Luciano Romito, deridendolo mentre era già moribondo: “scappa mo’ Mario Romì”. Mattanza legata alla guerra con gli ex alleati Romito che dal 2008 a oggi ha contato 36 fatti di sangue con 21 morti. Ecco com’è raccontato nelle carte processuali il capo (presunto) “del gruppo mafioso più storico della Capitanata” a sentire Pettinicchio “perché è sempre esistito sin dagli anni Settanta, dai nonni dei Li Bergolis a oggi: eravamo i più temuti, quelli che avevano fatto più omicidi. Adesso il capo è Miucci: il soprannome ‘u criatur’ gliel’hanno dato i giornali, noi lo chiamiamo Renzino”

Padre e zio uccisi - Aveva 9 anni Enzino quando la mattina del 14 agosto del ’93 a Monte Sant’Angelo un killer con la maschera da carnevale inseguì in strada il padre Antonio Miucci, cognato di Ciccillo Li Bergolis, ammazzandolo a pistolettate. Per l’omicidio collegato alla faida tra i Li Bergolis e i Primosa/Alfieri con 35 morti dal ’78 al 2010, fu accusato, arrestato, assolto Michelino Alfieri che a 15 anni, il 2 marzo ’92, aveva sparato e ucciso Matteo Libergolis figlio di Ciccillo; quel Michelino Alfieri poi assassinato a Monte il 13 gennaio 2010, uno dei tanti omicidi di faida irrisolti. Anche lo zio di Enzino, Matteo Miucci, cadde sotto i colpi della lupara della faida il 13 gennaio ’93, delitto chiaramente irrisolto.

Guardaspalle del cugino - Enzino Miucci fu coinvolto, processato e assolto per non aver commesso il fatto dall’accusa di far parte del “clan dei montanari” nel maxi-processo alla mafia garganica di inizio millennio. Maxi-processo (99 arresti a giugno 2004, 102 imputati, oltre 40 le condanne anche per omicidi) che si concluse con i 27 anni comminati a Armando e Matteo Li Bergolis e l’ergastolo al fratello Franco. Quest’ultimo fu latitante dal 9 marzo 2009 giorno della sentenza, al 25 settembre 2010 quando fu catturato. Durante la latitanza trascorsa anche a Foggia grazie alla protezione stesa dal clan Sinesi/Francavilla della “Società Foggiana”, Franco Li Bergolis ebbe come guardaspalle fidato proprio il cugino Enzino Miucci. Tant’è che nel processo Blauer ai fiancheggiatori dell’ergastolano (9 arresti il 22 giugno 2011, Miucci sfuggì inizialmente alla cattura e fu catturato il 31 ottobre successivo) gli furono inflitti 5 anni.

“Preso il comando” - “Enzo Miucci detto ‘u criatur’ perché attivo all’interno del clan sin da adolescente, è uno degli esponenti di spicco della mafia garganica. Durante la latitanza prima e la cattura dopo di Franco Li Bergolis, Miucci ha preso il comando del gruppo gestendolo sia sul piano organizzativo, in particolare mantenendo rapporti con la Società foggiana, sia su quello economico sostenendo le famiglie del clan. La sua leadership Miucci l’ha conquistata con una vita al fianco del boss Li Bergolis che lo ha praticamente adottato di fatto all’età di 9 anni quando rimase orfano del padre ucciso nell’estate 1993 dal clan rivale Alfieri/Primosa”. Lo scrisse la Dda nella nota stampa diffusa il 31 maggio 2012 quando a Miucci già detenuto venne notificata un’ordinanza cautelare per usura ed estorsione. Arresto collegato al blitz Rinascimento (19 fermi il 22 marzo 2012 per favoreggiamento della latitanza di Giuseppe Pacilli e per una serie di estorsioni), in cui Miucci venne condannato a 6 anni per 4 taglieggi.

Sospetti per la strage Arrestato il 5 novembre 2016 insieme a Pettinicchio (entrambi assolti) e un terzo montanaro perché nell’auto con cui tornavano a Monte dal Nord Italia erano nascoste 3 pistole, era scontato che Enzino Miucci fosse tra i garganici sospettati nelle ore immediatamente successive alla strage di mafia del 9 agosto 2017. Arrestato il 23 agosto successivo (e assolto) per detenzione di un revolver, Miucci è in cella dal 20 novembre 2019 quando finì in cella per il blitz Friends contrassegnato da 24 arresti; il processo di primo grado in corso da 5 anni a Foggia lo vede imputato di traffico di droga, l’affare principale del clan, nella veste di fornitore di cocaina e non solo anche di esponenti calabresi. A dire dei pentiti inoltre Miucci prende il “punto”, la percentuale, sugli sbarchi sul Gargano di tonnellate e tonnellate di marijuana provenienti dall’Albania per essere smistate in varie zone d’Italia; affare che ha fatto entrare i clan foggiani - non a caso quarta mafia d’Italia - nel narcotraffico nazionale e internazionale.

Mari e monti - Anche dal carcere - dice l’accusa e non solo sulla scorta di pentiti - Miucci ha continuato a comandare mantenendo contatti con i telefonini di cui avrebbe avuto la disponibilità. Nel blitz “Mari e monti” (41 arresti nell’ottobre scorso, avviso di conclusione indagini a 50 indiziati), la Dda gli contesta mafia, traffico e spaccio, estorsioni, rapina. L’accusa individua nel montanaro il capo del clan… ereditato dai cugini Li Bergolis. “In considerazione del proprio carisma e della caratura criminale, Miucci ha diretto il sodalizio, assumendo le scelte più significative sul piano delle strategia criminali”. Al suo fianco, giusto un gradino sotto, Pettinicchio che “quale luogotenente ha garantito una costante e piena disponibilità al suo capo”. Prima di tradirlo.

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