Il caso

Foggia, quella lunga fila di attentati che nessuno ha mai denunciato

Massimiliano Scagliarini

Il pregiudicato Lombardi provò a rivolgersi al boss Sinesi per cacciare Canonico. Il Tribunale di Prevenzione: «Il metodo mafioso confermato dal clima di omertà»

BARI - Marco Lombardi aveva provato a rivolgersi anche a Roberto Sinesi, storico capo della Società foggiana, per portare avanti il suo piano per costringere Nicola Canonico a vendere il Foggia. Un progetto fatto di attentati e minacce che lunedì ha portato in carcere il 48enne pregiudicato e altre tre persone con l’accusa di tentata estorsione con il metodo mafioso, e che ha anche indotto il Tribunale di prevenzione a mettere sotto tutela per 12 mesi la società sportiva.

Le carte dell’indagine coordinata dalla pm della Dda di Bari, Bruna Manganelli, con il pm Enrico Infante della Procura di Foggia, ricostruiscono tutto quello che girava intorno a Lombardi, ritenuto vicinissimo ai clan al punto di essere costantemente a disposizione della moglie di Sinesi. A febbraio 2024, poco prima che il boss fosse nuovamente arrestato, Lombardi stava pensando di andarlo a trovare: secondo la Digos di Foggia voleva parlagli proprio di calcio.

Da giugno 2023 a marzo 2024 ci sarebbero stati almeno sei attentati ispirati da Lombardi, oppure disposti da altri in risposta alle sue intimidazioni. Ma ciò che colpisce di più, nelle parole del Tribunale di prevenzione (presidente e relatore Giulia Romanazzi) è «l’assenza di denunce ad opera delle persone offese» che, per i giudici «costituisce un indice sintomatico di tipo logico da cui inferire l’esistenza di un clima di omertà confermativo del metodo mafioso». Da qui la nomina di un amministratore giudiziario, il professor Enzo Chionna, che dovrà «proteggere» il Foggia.

L’unico ad essersi rivolto alla questura è stato il presidente Nicola Canonico, che - infatti - è finito sotto tutela delle forze dell’ordine. Il 52enne imprenditore edile barese non ha ceduto alle pressioni di Lombardi che - secondo la Dda - aveva prima tentato di lavorare per lui e poi, dopo il licenziamento della compagna addetta agli accrediti del Foggia, aveva intrapreso una campagna per farlo andare via dalla città costringendolo a vendere la squadra a qualcuno più disponibile. Ma pure Canonico, nota la Dda, aveva affidato la sicurezza della squadra a un certo Fabio Lacalamita, «ritenuto contiguo ai clan e in particolare “in rapporti con Fabio Tizzano”», estorsore condannato per associazione mafiosa.

Il primo episodio sono i colpi di fucile di giugno 2023 contro l’auto del capitano del Foggia, Davide Di Pasquale, che tiene duro e respinge le pressioni. A novembre 2023 Lombardi fa incendiare l’auto del difensore Alessandro Garattoni, che chiede di essere ceduto e va all’Entella. Cinque giorni dopo tocca all’auto di un capo ultras della Sud, Lorenzo Garruto, contrario al progetto di Lombardi. Il leader del tifo organizzato - «al fine di restituire l’intimidazione precedentemente subita» - fa incendiare la macchina di Luana Fulgenzio, ex compagna di Lombardi ed ex dipendente del Foggia. L’ulteriore risposta di Lombardi è chiedere aiuto al pluripregiudicato Alessandro Moffa, prima di far incendiare l’auto di un altro capo della Sud, Antonello D’Ascanio: nessuno dei due ultras ha denunciato.

Il 9 gennaio 2024 Emanuele Canonico, figlio di Nicola, trova un chilo di esplosivo accanto allo sportello dell’auto, nella sede dell’azienda di sotruzioni di Modugno: vengono chiamati i carabinieri. Il 15 marzo (il giorno dopo l’incendio della macchina di D’Ascanio) tocca al segretario generale del Foggia, Giuseppe Severo: una volante sorprende un minorenne (in compagnia di Massimiliano Russo, cognato di Lombardi, pure lui arrestato lunedì) mentre svuota una tanica di benzina sulla auto. Nemmeno Severo denuncia. Il giorno successivo finisce nel mirino la Jeep del direttore generale Vincenzo Milillo: anche in questo caso interviene una volante, anche in questo caso nessuna denuncia, e anzi sarà Milillo a prendersi una denuncia per le risposte reticenti date ai pm.

Nessuno denuncerà Lombardi nemmeno per la truffa delle carte carburante. Il pregiudicato, spacciandosi per l’amministratore delegato del Foggia, a febbraio 2024 era riuscito a fare attivare tre carte Q8 con cui aveva prelevato 4.800 euro di carburante. Quando Q8 chiede il saldo, il Foggia non paga. Ma nemmeno denuncia.

La Dda ritiene che il pregiudicato abbia provato più volte a coinvolgere la criminalità mafiosa. Nelle intercettazioni compaiono più volte nomi importanti dei clan locali. Dopo aver cercato invano di andare a trovare Roberto Sinesi, Lombardi aveva provato anche a entrare in contatto con Michele Ragno, pregiudicato arrestato (e poi processato e assolto) per il tentato omicidio di un imprenditore di Foggia. E poi sulla sua pagina Facebook chiamava Canonico «truffatore» e ne auspicava l’arresto in video da migliaia di visualizzazioni.

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