criminalità
Omicidio Dedda a Foggia, il pentito Giuseppe Francavilla inchioda Giuseppe Albanese
Il pentito ha riconosciuto il killer, la testimonianza al processo d’appello. Nel controinterrogatorio la difesa ha contestato la credibilità dell’ex boss
FOGGIA - “Ho riconosciuto nel video Giuseppe Albanese dal particolare modo di camminare; dal naso e dalla bocca”. E’ il punto-chiave della testimonianza di Giuseppe Francavilla, 47 anni, ex boss dell’omonimo clan della “Società” pentitosi il 31 gennaio 2024, interrogato nel processo in corte d’assise d’appello a Bari a Albanese, condannato in primo grado all’ergastolo per concorso nell’omicidio premeditato e aggravato dalla mafiosità di Rocco Dedda. L’ex pizzaiolo di 46 anni ritenuto vicino al gruppo Sinesi/Francavilla fu ucciso sull’uscio di casa, un pianoterra di via Capitanata al rione Candelaro, il primo pomeriggio del 23 gennaio 2016. Due sicari con caschi bussarono e quando la vittima aprì, la freddarono con tre pistolettate all’addome. Agguato collegato alla guerra del 2015/2016 tra i Sinesi/Francavilla e i Moretti/Pellegrino/Lanza che in 13 mesi contò 10 sparatorie con 3 morti e 11 feriti/scampati.
Albanese, 45 anni, detto “Prnion”, detenuto dal 21 novembre 2018, si dice innocente; è stato inoltre condannato in appello a 11 anni e 6 mesi in Decimazione per mafia e tentata estorsione; a 8 anni per droga in primo grado in Araneo; ed è sotto processo per il tentato omicidio del capo-clan rivale Roberto Sinesi del 6 settembre 2016. Le dichiarazioni di Francavilla si aggiungono ai 5 pentiti che testimoniarono nel processo di primo grado, dicendo d’aver appreso direttamente o indirettamente del coinvolgimento dell’imputato nell’omicidio Dedda: Carlo Verderosa, Patrizio Villani, Danilo Pietro Della Malva, Antonio Pietro Nuzzi, Andrea Romano. Albanese ha assistito all’udienza in videoconferenza dal carcere di Parma dov’è rinchiuso al 41 bis; come in videoconferenza da una località segreta ha testimoniato Francavilla rispondendo alle domande del pg Giannicola Sinesi e dell’avv. Francesco Santangelo che insieme al collega Antonello Genua difende Albanese.
I 2 killer di Dedda fuggirono con uno scooterone “T Max” che bruciarono all’imbocco del Villaggio artigiani, disfacendosi dei caschi e proseguendo la fuga a piedi venendo inquadrati a volto scoperto da diverse telecamere. L’8 luglio 2016 a distanza di 6 mesi dall’agguato, Dda e squadra mobile diffusero il filmato dei sicari in fuga sperando che qualche cittadino li riconoscesse. “Appena successe l’omicidio le voci nel nostro ambiente dicevano che fosse stato Albanese” ha spiegato Francavilla, ribadendo quanto detto l’11 aprile 2024 alla Dda; “poi quando nell’estate 2016 uscì il video, venne da me uno del nostro clan e mi disse che l’uomo a sinistra nel filmato era…, avendolo riconosciuto mentre io non sapevo nemmeno dell’esistenza di questo ragazzo. L’altra persona nel video, quella a destra e magra, la riconobbi: era Albanese”.
Rispetto all’interrogatorio di aprile 2024, il pentito in aula ha aggiunto una circostanza nuova: “riconobbi Albanese anche dal naso e dalla bocca, il resto era coperto”. Su questo particolare ha insistito nel controinterrogatorio l’avv. Santangelo per sostenere che il pentito non sarebbe credibile sia perché i killer erano a volto scoperto altrimenti non avrebbe avuto senso per Dda e squadra mobile diffondere il video sperando nella collaborazione di qualche cittadino che li riconoscesse; sia perché Francavilla non aveva mai citato questo particolare pure importante. Il pentito ha detto di essersene ricordato successivamente all’interrogatorio. Quanto al riconoscimento per il modo di camminare, Francavilla rispondendo al difensore ha detto che era “oscillante”. Mentre sulle voci sul presunto coinvolgimento di Albanese nell’omicidio Dedda ancor prima che venisse diffuso il filmato, ha detto di non ricordare da chi l’avesse saputo.
A dire di Francavilla, conosceva Albanese “pur non se non ci frequentavamo assiduamente; lo incontravo quando nelle riunioni si parlava di estorsioni. Anche altre persone del mio clan lo riconobbero nel video. Avevamo deciso di ucciderlo, prima o poi doveva morire perché era uno che fa gli omicidi. Seppi che il nostro gruppo non cercò di ammazzarlo a ottobre 2016 nel bar H 24, ma mi riferirono che si salvò chiudendosi nel bagno”. Due killer co fucile e pistola irruppero nel locale, uccisero Roberto Tizzano e ferirono Roberto Bruno, parenti di esponenti di spicco del clan Moretti/Pellegrino/Lanza, mentre Albanese obiettivo prioritario si salvò; per quell’agguato ordinato dal clan Sinesi/Francavilla per vendicare il tentato omicidio di Roberto Sinesi di un mese prima, condannati il killer Patrizio Villani pentitosi a maggio 2022; e Francesco Sinesi, figlio di Roberto, quale mandante.
Nell’interrogatorio di aprile 2024 Francavilla spiegò che “Rocco Dedda fu ammazzato per fare uno sgarbo a Roberto Sinesi, cui era molto vicino; in quel periodo i Lanza erano acerrimi nemici dei Sinesi e per fargli un dispetto uccisero Dedda soprannominato ‘Sombrero’”.