il processo
Lucera, inchiesta Ossigeno: in 12 rinviati a giudizio per gli appalti truccati
Spicca il ruolo di Antonio Di Carlo, imprenditore di Lucera
LUCERA - Rinviati a giudizio 12 tra imprenditori, tecnici, dipendenti comunali, componenti di commissioni giudicatrici e intermediari accusati a vario titolo di 2 corruzioni e 6 turbative d’asta nell’inchiesta “Ossigeno” su 6 presunti appalti pubblici pilotati sui Monti dauni. Il gup di Foggia Francesca Mannini al termine dell’udienza preliminare iniziata il 15 marzo ha accolto la richiesta del pm Anna Landi e mandato sotto processo i 12 imputati che respingono le accuse; prima udienza il 21 novembre davanti al collegio “B” del Tribunale presieduto da Antonio Diella; stralciata la posizione di altri 3 imputati.
L’inchiesta “Ossigeno” di Procura Bari e GdF sfociò nel blitz del 7 novembre 2013 con l’esecuzione di 11 ordinanze cautelari sull’asse Bari-Capitanata: 1 in carcere, 2 ai domiciliari, 6 interdizioni dai pubblici uffici; 2 divieti di contrattare con la pubblica amministrazione. L’indagine a carico di 23 persone per 15 imputazioni (5 corruzioni, 10 turbative d’asta) si sdoppiò perchè 8 imputazioni riguardano 6 appalti sui Monti dauni: 11 sospettati sono confluiti nel filone barese con processo iniziato in Tribunale a Bari lo scorso primo ottobre; e 15 (alcuni imputati sono coinvolti in entrami i filoni) per i quali ha proceduto la Procura del capoluogo dauno.
I 12 imputati Il gup di Foggia ha rinviato a giudizio Antonio di Carlo, 64 anni, imprenditore di Lucera che inizialmente finì in carcere, principale imputato dell’inchiesta accusato di 2 corruzioni e 6 turbative d’asta, sotto processo anche a Bari; la figlia Carmelisa Di Carlo, 34 anni, ingegnere di Lucera che risponde di 1 corruzione e 3 turbative d’asta; Luigi Troso, 59 anni, architetto di Margherita di Savoia, responsabile del settore tecnico del Comune di Casalvecchio, accusato di corruzione e turbativa d’asta; Michele Camanzo, 67 anni, Monteleone di Puglia, componente della commissione giudicatrice per appaltare lavori in una scuola di Castelluccio dei Sauri, per corruzione e turbativa d’asta; Antonio Ferrara, 67 anni, imprenditore di Lucera, per 4 turbative d’asta; Bruno Maria Gregoretti, 63 anni, Termoli, legale rappresentante della “Adriatica strade”, per 2 turbative d’asta; Valter Pellegrino, 65 anni, San Marco La Catola, responsabile del locale ufficio tecnico comunale, per turbativa d’asta; Vincenzo Manzi, 59 anni, Biccari, dell’ufficio tecnico di Celle San Vito, per turbativa d’asta; Paolo Coppolella, 70 anni, Castelluccio Valmaggiore, ingegnere ritenuto intermediario tra imprenditori e personale dell’ufficio tecnico di Celle, accusato di turbativa d’asta; Vito Girardi, 62 anni, Celle, responsabile unico del procedimento per un appalto in paese e componente del seggio di gara dell’intervento di ripristino di due strade, per turbativa d’asta; Amedeo Petronelli, 70 anni, Cerignola, componente della commissione di gara per lavori a Castelluccio, per turbativa d’asta; Francesco Carrieri, 68 anni, milanese residente a Bari, ingegnere interessato all’aggiudicazione di lavori d Castelluccio, ancora per turbativa d’asta. Gli avv. Gianluca Ursitti, Michele Curtotti, Vincenzo Paglia, Raul Pellegrini, Roberto Prozzo, Giuseppe Bizzarri, Mariano Prencipe, Claudio Botti, Graziano Coscia, Giacomo Grasso, Pasqua Facciolongo chiedevano al giudice dell’udienza preliminare di prosciogliere gli imputati.
Il processo al via tra un mese riguarderà 6 appalti a Casalvecchio, Castelluccio dei Sauri, Castelluccio Valmaggiore, Celle San Vito, San Marco La Catola, Volturara per manutenzione del demanio idrico, canali e strade; lavori di adeguamento sismico in una scuola; consolidamento del dissesto idrogeologico. In 2 occasioni Antonio Di Carlo avrebbe pagato mazzette per aggiudicarsi i lavori: 3mila euro a Troso per l’appalto da 142mila euro per la manutenzione del demanio idrico di un canale a Casalvecchio, episodio che vede coinvolta anche la figlia Carmelisa Di Carlo; e 36mila euro, pari al 10% dell’importo della gara, a Camanzo per un intervento di adeguamento sismico nella scuola di Castelluccio dei Sauri. Tutti i 6 appalti, sostiene l’accusa, sarebbero stati viziati da irregolarità e illiceità.
In tutti gli 8 capi d’imputazione oggetto del processo compare l’imprenditore lucerino che avrebbe pilotato la formazione delle commissioni giudicatrici; individuato preventivamente i partecipanti alle gare in modo da escludere concorrenti effettivi; giocato “sporco” anche perché avrebbe ricevuto in anticipo informazioni dettagliate sui lavori che sarebbero stati affidati. Così lo schema illecito, nella ricostruzione accusatoria: “di volta in volta si coinvolgevano dipendenti comunali interessati alla singola vicenda contrattuale; e gli imprenditori amici di Di Carlo che si prestavano a partecipare a gare pilotate: veniva così elaborata una sorta di pianificazione per indirizzarle, facendo in modo di dirottare gli inviti delle stazioni appaltanti verso imprese amiche, cioè accondiscendenti e disponibili a essere subalterne negli esiti delle gare; non presentando offerte economiche avrebbero favorito l’aggiudicazione dei lavori a imprese facenti capo a Di Carlo e Ferrara”. Ricostruzione contestata da imputati e difensori.