il processo
Foggia, il pentito Ciro Francavilla svela il sistema della Società
In aula boss e affiliati. Il nuovo collaboratore di giustizia ha risposto alle domande dei pm e fornisce elementi sulla rottura nei clan
Il pentito Ciro Francavilla chiama “consorzio” l’accordo tra clan della “Società foggiana” per gestire in regime di monopolio il traffico di cocaina in città, imponendo a grossisti e piccoli spacciatori di rifornirsi esclusivamente dalla mafia; il sistema, a dire del collaboratore di Giustizia, durò da inizio 2013 al 6 settembre 2016 quando si ruppe in seguito al tentato omicidio del boss Roberto Sinesi; mentre la Dda data fissa a partire da gennaio 2017 l’intesa tra batterie mafiose.
L’”esordio” in aula - Così la prima volta in aula da pentito di Ciro Francavilla, 50 anni, esponente di spicco della batteria Sinesi/Francavilla: le sue prime rivelazioni a Dda e investigatori sono del 23 dicembre 2023 dopo la condanna definitiva a 9 anni, 9 mesi e 20 giorni per mafia e estorsione nel processo “Decimazione” per il quale fu arrestato nel blitz del 30 novembre 2018 con altre 29 persone. Ieri ha deposto per 40 minuti nel processo abbreviato “Game over” davanti al gup di Bari Angelo Salerno a 63 imputati di traffico e spaccio di cocaina aggravati da mafiosità per metodi usati e per aver agevolato la “Società”. Ciro Francavilla è uno dei 63 imputati, come il fratello Giuseppe pure neo pentito che verrà interrogato il primo marzo: era collegato in videoconferenza da una località segreta e volgeva le spalle alla telecamera.
Il consorzio Visto che la difesa ha prestato il consenso a acquisire le dichiarazioni rese alla Dda durante le indagini, Ciro Francavilla ha risposto alle domande solo dell’avv. Ettore Censano difensore di una decina di imputati che aveva chiesto di interrogarlo limitatamente a alcuni aspetti; e del pm Dda Federico Perrone Capano che rappresenta l’accusa insieme ai colleghi Bruna Manganelli e Domenico Minardi. A inizio 2013 in via Arpi ci fu un incontro tra una decina di persone - il racconto del pentito - per creare “il consorzio per vendere la cocaina”. Vi presero parte lui, il fratello Giuseppe, Alessandro Aprile, Antonio Salvatore, Francesco Pesante (del clan Sinesi/Francavilla); i fratelli Leonardo e Savino Lanza, Pasquale Moretti, Gianluca Lo Campo (del gruppo Moretti/Pellegrino/Lanza).
Il diktat agli spacciatori “Ognuno di noi” ha messo a verbale il pentito “versò una quota di 10mila euro per acquistare la cocaina; i soldi furono dati a Aprile e Leonardo Lanza che si attivarono per comprarla e fecero il giro di tutti gli spacciatori piccoli e grandi, dicendogli: : dovevano cioè rifornirsi solo da Aprile e Lanza; e così successe. Nella riunione fu messa una quota anche per Rocco Moretti e Vincenzo Antonio Pellegrino che non erano presenti” (Moretti è imputato in “Game over” nel processo immediato in corso a Foggia, Pellegrino è estraneo all’inchiesta). “Roberto Sinesi non faceva parte di questo sistema, però noi dividevamo con lui quello che ci portavano. La situazione cambiò quando fu scarcerato Rocco Moretti che disse: , inteso il gruppo Moretti e quello Sinesi/Francavilla”.
La rottura – Ciro Francavilla ha quantificato in 10mila euro a testa il guadagno mensile, “poi la somma che prendevo si abbassò a 5mila euro perché le cose iniziarono a non andare più bene perché ci fu il tentato omicidio di Vito Bruno Lanza; il sistema si ruppe definitivamente dopo l’agguato a Roberto Sinesi”. Vito Bruno Lanza “u lepre” al vertice del clan Moretti/Pellegrino/Lanza, estraneo all’inchiesta, padre di Leonardo e Savino, fu ferito il 17 ottobre 2015 in un agguato per il quale sono stati condannati due esponenti del clan Sinesi/Francavilla; Roberto Sinesi venne a sua volta ferito il 6 settembre 2016, sparatoria per cui è sotto processo un esponente del clan Moretti: ferimenti collegati alla guerra del 2015/2016 tra i Sinesi/Francavilla e i Moretti con 10 agguati, 3 morti e 11 feriti.
Poi successe che… - Rotto il consorzio, ogni clan aveva un proprio gruppo di spacciatori da rifornire. Ciro Francavilla rispondendo alle domande della difesa ha spiegato che per gli spacciatori rimase l’imposizione di rifornirsi dalle batterie e di non cercare canali fuori Foggia, ma senza più l’obbligo di acquistare le quantità fissate mensilmente. Per la difesa considerato che la Dda contesta reati a partire da gennaio 2017, a quel tempo il consorzio aveva già cessato di esistere dopo l’agguato a Sinesi del settembre 2016: quindi non sarebbe stato più in vita il sistema oggetto di contestazione in “Game over”; per molti imputati – sarà verosimilmente una delle argomentazioni difensive nelle arringhe – non sussisterebbe quindi la partecipazione all’organizzazione che trafficava cocaina né l’aggravante della mafiosità; l’accusa replica che il pentito è stato chiaro sul fatto che per i pusher c’era sempre l’obbligo di rifornirsi dalle batterie e divieto di acquistare cocaina fuori da questo canale.