Processo «Goldfinger»

Tredici anni a Bonalumi, ma il re dei furti è latitante da due anni

Redazione Foggia

Prima condanna alla mente del colpo all’ex Banco di Napoli. Ricercato dal 2021 per le rapine da diversi milioni di euro

FOGGIA - Undici condanne a settant’anni di carcere, tre assoluzioni, sei prescrizioni nel processo «Goldfinger» a venti foggiani, romani, marchigiani e torinesi accusati a vario titolo di 19 imputazioni: associazione per delinquere; furto da 15 milioni di euro tra contanti e preziosi sottratti dal caveau delle cassette di sicurezza dell’ex Banco di Napoli di piazza Puglia nel weekend tra il 9 e 11 marzo 2012; tentato furto nel caveau delle due gioiellerie del gruppo Sarni al centro commerciale Mongolfiera, sventato dalla squadra mobile nell’agosto 2012; riciclaggio di parte del bottino del maxi-colpo in banca; calunnia a alcuni dei presunti ladri; ricettazione di telefonini e merce varia; favoreggiamento; violazione privacy; interruzione comunicazioni tra sistemi telematici. Il blitz di Procura e squadra mobile del 10 marzo 2015 portò a 13 arresti: 9 in carcere, 4 ai domiciliari.

La sentenza di primo grado è stata pronunciata nel tardo pomeriggio di giovedì dal Tribunale a otto anni dalla prima udienza del processo, celebrata l’11 novembre 2015. I giudici hanno inflitto tredici anni all’imputato principale, il foggiano Olinto Bonalumi ritenuto la mente del furto in banca e di quello fallito nelle gioiellerie: è stato invece assolto dall’accusa di associazione per delinquere, l’accusa lo ritiene uno dei due capi della banda composta da foggiani e «cassettari» romani specializzati in questi colpi.

Il foggiano Olinto Bonalumi è in pratica a piede libero nel processo «Goldfinger», ma è ricercato dal 14 gennaio 2021 per scontare 13 anni, 4 mesi e 11 giorni in quanto condannato per un furto da 5 milioni 350mila euro del maggio 2009 nel capoluogo della Capitanata nel caveau dell’istituto scorta valori «Np service»; unitamente ad un progetto di colpo analogo sventato nell’ottobre 2011 alla Banca d’Italia di Ancona che avrebbe dovuto fruttare 200 milioni di euro; una rapina a un blindato portavalori del novembre 1995 in autostrada vicino Porto Sant’Elpidio nelle Marche, che fruttò tre miliardi di vecchie lire e causò la morte di uno dei banditi colpito da uno dei vigilantes rapinati.

Inflitti otto anni a Federico De Matteis, presunto uomo di fiducia di Bonalumi; sei anni a testa alle guardie giurate Gennaro Rendine e Domenico Di Sapio, in servizio nella banca svaligiata all’epoca dei fatti. I quattro presunti ladri dovranno risarcire i danni al Banco di Napoli, disposto il pagamento di una provvisionale di due milioni di euro; Bonalumi e tre romani dovranno risarcire i danni anche al gruppo Sarni. Gli imputati romani sono stati condannati (tranne uno) per il tentato furto nelle gioiellerie Sarni e assolti per il raid in banca.

Il pubblico ministero. nell’udienza del 4 maggio, chiese 6 prescrizioni e quattordici condanne per 110 e 6 mesi di reclusione, con pene da 3 a 14 anni. I difensori dei 20 imputati sollecitavano assoluzioni e/o prescrizione per molti reati risalenti a 11 anni fa.

La Procura contesta l’associazione per delinquere a 8 foggiani e romani (tutti assolti); il furto e tentato furto di marzo 2012 all’allora Banco di Napoli dove furono svaligiate 147 cassette di sicurezza e manomesse altre 150 (condannati 4 foggiani, assolti 3 romani); il tentato furto nel caveau delle gioiellerie «Sarni oro» e «Follie d’oro» al centro commerciale sventato il 26 agosto 2012 (4 condanne, 2 assoluzioni, 3 prescrizioni tra cui una dipendente del gruppo Sarni e una guardia giurata); il riciclaggio di parte dei 15 milioni trafugati in banca (3 condanne); la ricettazione di merce varie e telefonini (1 condanna, 4 assoluzioni); il favoreggiamento (1 prescrizione); la calunnia (1 prescrizione); la violazione privacy (3 prescrizioni); l’interruzione di comunicazione tra sistemi telematici per aver manomesso i sistemi d’allarme durante il colpo in piazza Puglia (1 condanna, 3 prescrizioni, 3 assoluzioni); falsi contratti di attivazione di telefonini (assoluzioni).

Il processo è durato otto anni anche perché il collegio giudicante è ripetutamente cambiato e inizialmente i difensori non prestarono il consenso al recupero degli atti di istruttoria dibattimentale già svolti per cui si dovette ripartire da capo; ben 1261 i testi citati, tra cui centinaia di proprietari di cassette di sicurezza svaligiate.

L’istanza di ricusazione dei giudici presentata dal romano Paolo Izzi (ora assolto da associazione per delinquere, furto in banca e tentato furto nelle gioiellerie) nell’ultima udienza prima della sospensione feriale è stata dichiarata inammissibile dalla corte d’appello di Bari.

Privacy Policy Cookie Policy