Indagini
Foggia, ladro sequestrato e seviziato: caccia ai complici del proprietario di casa
Lui non fa i nomi, l’altro si dice estraneo. Diffusi gli identikit ma si spera nelle videocamere di sorveglianza
FOGGIA - Trentenni, barbuti, uno robusto, calvo e d’altezza media, l’altro più alto e con capelli corti: è il sommario identikit dei due presunti complici di Vincenzo Pio Zingaro e Elio D’Agrosa di 25 e 21 anni arrestati in flagranza la mattina del 26 giugno per sequestro di persona, lesioni e esercizio arbitrario delle proprie ragioni ai danni di C.M..
Questi per 2/3 volte avrebbe rubato soldi e un orologio Rolex nell’appartamento di Zingaro, utilizzando le chiavi smarrite dal padrone di casa che gli ha poi teso una trappola, bloccandolo in occasione di un ulteriore tentativo di furto.
L’indagine di Procura e squadra mobile sfociata nell’arresto dei due indagati che respingono le accuse e trasferiti dal carcere ai domiciliari come deciso dal gip dopo interrogatori e convalida dei fermi va avanti per dare un nome e un volto ai due presunti complici. Zingaro non li ha fatti al giudice, D’Agrosa si dice estraneo alla vicenda e di non sapere nulla. Chissà se i filmati registrati dalle telecamere della zona del sequestro, un appartamento di via Intonti alle spalle di piazza XX Settembre, aiuterà gli investigatori. Versioni differenti quelle degli indagati e del presunto ladro, querelato da Zingaro per furto.
Il derubato-picchiatore – Zingaro ha raccontato a poliziotti e gip d’aver perso le chiavi di casa la sera del 22 giugno mentre era vicino a un locale con alcuni amici, tra cui il presunto ladro.
La notte sul 23 giugno ha subito il primo furto di 350 euro e un orologio Rolex; bissato la notte successiva, bottino 150 euro; triplicato il pomeriggio del 25 giugno con “sparizione” di 40 euro, e senza mai trovare segni di scasso alla porta d’ingresso.
Ha detto che si sarebbe allontanato da Foggia per qualche giorno informando anche il presunto ladro; invece ha chiesto a due conoscenti (i presunti complici al momento ignoti) di sistemarsi in casa e restarne a protezione. Alle 3 di notte del 26 giugno il presunto ladro è entrato nell’appartamento venendo bloccato; poco dopo è sopraggiunto Zingaro. Questi ammette d’aver dato alcuni schiaffi all’amico in preda alla rabbia sentendosi tradito: poi lui e il presunto ladro si sarebbero accordati bonariamente per un risarcimento: nessun sequestro quindi né minacce. Quanto a D’Agrosa, ha aggiunto Zingaro, è estraneo alla vicenda: è arrivato a casa sua alle 5 chiedendogli di ospitarlo e farlo dormire; versione ribadita dal coindagato.
Il ladruncolo-vittima – La squadra mobile in base al racconto della vittima ha fornito tutt’altra ricostruzione. Il presunto ladro ha trovato le chiavi di casa e la notte del 24 giugno è entrato nell’abitazione rubando 40 euro; nuovo raid la notte successiva per impossessarsi di 50 euro. Alle 3 di notte del 26 giugno sperando di rubare altri soldi, è tornato nell’abitazione venendo bloccato da Zingaro, D’Agrosa e altri 2 giovani.
Sono seguiti pestaggio, minacce di tenerlo segregato sin quando non avesse restituito il Rolex o avesse chiesto ai genitori di risarcire l’amico con 20mila euro. La madre del presunto ladro ne ha denunciato la scomparsa il 21 giugno, e ha poi informato la Polizia d’aver saputo da una “persona amica” che il figlio era trattenuto in un appartamento perché accusato d’aver sottratto un orologio Rolex a un uomo di cui ha fatto il soprannome.
I poliziotti la mattina del 26 giugno si sono presentati nell’alloggio di via Intonti trovandovi Zingaro e D’Agrosa, poi dichiarati in arresto, e il presunto ladro con ferite al labbro e escoriazioni su braccia e collo.
La decisione del gip – Il gip Marialuisa Bencivenga ha creduto al presunto ladro, convalidato l’arresto e disposto i domiciliari per Zingaro (con braccialetto elettronico) e D’Agrosa. «Il narrato della parte offesa è attendibile: ha ammesso i furti, è credibile quando racconta d’essere stato picchiato piuttosto violentemente come attestato dal referto medico. Gli avv. Massimiliano Mari, Carlo Alberto Mari (per Zingaro) e Giulio Scapato per D’Agrosa valutano se ricorrere al Tribunale della libertà di Bari contro la decisione del gip.