Il fenomeno

Foggia, riti satanici nella villa comunale? L'altro giorno trovate delle ostie consacrate

Redazione Foggia

Preoccupato l’arcivescovo Vincenzo Pelvi che ne aveva parlato durante una messa

Foggia  - «Alcuni giorni fa nella villa comunale è stata trovata una particola che noi pensiamo sia consacrata. Da qui, attraverso delle ricerche, si è addivenuti alla presenza a Foggia di alcuni gruppi satanici che girano per le parrocchie e che invece di prendere l’eucarestia e nutrirsi di essa, la trattengono sotto la mascherina o in mano e ne fanno usi impropri». L’ha denunciato il vescovo di Foggia, monsignor Vincenzo Pelvi, appena qualche giorno fa in occasione di una santa messa nella Basilica Cattedrale.

«Abbiamo saputo» ha aggiunto il vescovo della diocesi «che in un mese sono state trafugate una trentina di particole; e che c'è un commercio di particole e che il costo arriva anche a 50 euro».
«Ci sono 2 sette a Foggia» Mai una voce così autorevole aveva parlato dell’esistenza di sette sataniche nel capoluogo dauno. Esistenza ribadita dal segretario del vescovo, don Giulio Dal Maso in un’intervista, in cui ha spiegato che questa conoscenza deriva da quanto appreso da «fuoriusciti» da une delle due sette sataniche che opererebbero nel capoluogo dauno, di cui farebbero parte decine di persone con alcuni di essi incaricati di girare per le parrocchie e rubare le ostie consacrate al momento della comunione, trattenendole in bocca per poi utilizzarle durante riti satanici.


Sino alla denuncia del vescovo di tre giorni fa, il mondo delle sette sataniche a Foggia e in provincia (da anni si parla senza riscontri di una chiesa sconsacrata ai piedi del Gargano utilizzata per messe nere) era avvolto più dalle fake news che da fatti concreti, anche nelle indagini su un omicidio la pista satanica fu seguita a lungo pur senza approdare a certezze e concretizzarsi. Sul finire degli anni Ottanta a Foggia venne trovata in stato confusionale una giovane che non ricordava né il nome né da dove venisse: alcune ferite sull’addome, lievi incisioni che sembravano praticate con un bisturi, fecero pensare addirittura che fosse stata sacrificata su un altare blasfemo. Dopo qualche giorno di ricovero nel presidio psichiatrico degli ospedali riuniti, il «giallo» si scolorì e vennero fuori l’identità della sconosciuta (una donna di fuori regione con problemi e che si era allontanata da casa) e si accertò che le ferite erano auto inferte.


La voce di sette sataniche e di rituali avvolti dall’ombra del blasfemo e del mistero tornò nei primi anni Novanta quando nel cimitero di Foggia furono rinvenute alcune tombe sfossate. Intervennero agenti della squadra mobile, colleghi della «scientifica» ed anche il questore dell’epoca, Saverio Poli Cappelli, per sincerarsi di persona di cosa fosse successo: l’ipotesi che membri di una setta sataniche avessero rubato ossa da alcune tombe con il favore della notte, si sgretolò dopo poche ore: le tombe erano state estumulate da dipendenti cimiteriali per spostare i resti umani in altre urne.


L’ombra del satanismo attraversò a lungo l’indagine su uno degli omicidi più «mediatici» della storia della Capitanata, quello della diciottenne Nadia Roccia strangolata il 14 marzo del 1998 a Castelluccio dei Sauri, mentre studiava a casa della compagna di banco Anna Maria Botticelli e in compagnia anche dell’amica di quest’ultima Mariena Sica, arrestate dopo due giorni, condannate e che da tempo hanno espiato la pena. Omicidio risolto ma dal movente mai accertato. La pista satanica fu seguita a lungo, senza trovare nulla di concreto, perché poco prima d’essere arrestate le due sospettate furono intercettate in una stanza della Procura e sentite pronunciare frasi di questo tipo: «Lucifero è bello; sta in mezzo alle mutandine; il demonio non mi dire, sono stata anch’io col demonio quella sera; quelli non volevano in prestito la messa nera; il sangue lo diamo a tutti».

Frasi slegate l’una dall’altra e su cui le imputate mai fecero chiarezza. Pm, poliziotti e carabinieri indagarono anche sulle visite delle imputate nel cimitero di Castelluccio dove si intrattenevano vicino ad un lampione, su cui era disegnata una stella a 5 punte dentro un cerchio e un teschio con le ossa: ma le ragazze si recavano in quel luogo solo per fumare senza essere viste, e il disegno sul lampione era opera di un ragazzino. Nel seguire senza trovare però riscontri concreti alla pista satanica, alcuni carabinieri si recarono in Toscana per interrogare una esperta di occultismo su riti e sacrifici umani; si osservò con attenzione persino un quadro trovato a casa di una delle imputate, con un doppio volto che guardandolo da una particolare prospettiva sembrava essere il volto del diavolo; si indagò poi sul furto della statuina in gesso di un bambinello in braccio a Sant’Anna, furto avvenuto nel cimitero del paesino foggiano, in quanto la parrucca del bambinello era stata fatta dieci anni prima con una ciocca di capelli di una delle due assassine. Ci fu anche chi ipotizzò che Nadia Roccia fosse stata uccisa in un sacrificio umano. Se pure la «puzza dello zolfo» ha attraverso quell’inchiesta, si è rimati a livello di suggestioni e ipotesi naufragate nel nulla.

Privacy Policy Cookie Policy