Giustizia

Cerignola, operaio morto nel silos: condannato titolare

Michele cirulli

Per ottenere la sospensione della pena dovrà risarcire i danni

CERIGNOLA -  Condannato a 1 anno e undici mesi di reclusione (con il beneficio della sospensione della pena) Francesco Cirulli, titolare dello stabile di Cerignola in cui nel 2010 perse la vita l’operaio Nicola Gadaleta, 50 anni, che era caduto all’interno del silos mentre era intento a compiere operazioni di manutenzione. Il processo per omicidio colposo iniziato dieci fa davanti al giudice monocratico del Tribunale di Foggia, è arrivato ora alla sentenza di primo grado pronunciata dalla magistratura foggiana.

Cirulli è stato condannato anche a risarcire la famiglia di Gadaleta: il giudice ha disposto una provvisionale immediatamente esecutiva di 5000 euro per ogni componente del nucleo familiare; e 50mila quali erede.

La tragedia avvenne Il 28 aprile del 2010, mentre l’operaio stava lavorando nella struttura; Nicola Gadaleta scivolò all’interno del silos pieno di grano e qui vi morì soffocato. Inutile il tentativo di alcuni colleghi di riportarlo in vita. In quei giorni furono dure le proteste della Flai Cgil che rimarcò come «Nicola Gadaleta, morto a Cerignola dopo essere caduto all’interno di un silos di grano, lavorava in nero ed era un invalido civile». Gadaleta stava pulendo le pareti interne del silo in acciaio (che aveva una circonferenza di circa otto metri ed era alto 12 metri) e si trovava in superficie quando si sarebbe sporto dalla bocchetta di ispezione, da un’altezza di circa due metri, e cadde finendo nella parte inferiore della struttura, proprio dove si trova l’imbuto in cui viene conservato il grano. Qui morì per soffocamento e fu vano il tentativo di soccorritori e operatori del 118.

A distanza di dieci anni e di un processo non facile è arrivata la condanna. Esprime soddisfazione Sabina Ditommaso, l’avvocato che ha difeso le ragioni della famiglia Gadaleta. «Dopo quasi 10 anni di processo, con innumerevoli tentativi da parte della difesa di far prescrivere il reato» ha detto il legale di parte civile «si è giunti finalmente ad una sentenza che ha ristabilito la verità su un incidente tragico sul lavoro. Nel tentativo di dissimulare la verità sono state rese dichiarazioni false da un teste della difesa durante il processo, un dipendente dell’azienda, dichiarazioni inviate dal giudice monocratico alla Procura per le determinazioni del caso, al fine di instaurare un procedimento penale nei suoi confronti. Nelle more del procedimento non è mai stata fatta alcuna offerta risarcitoria nei confronti dei parenti del povero lavoratore: infatti il giudice ha disposto come condizione per la concessione della sospensione condizionale della pena il pagamento della provvisionale. L’integrale risarcimento del danno sarà determinato da un giudice civile», conclude Ditommaso.

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