Il caso

Manfredonia, si allarga la protesta dei pescatori: barche ferme

Michele Apollonio

Operatori sul piede di guerra: si cerca il coinvolgimento delle altre marinerie sulle tante questioni su cui si dibatte

FOGGIA - La protesta dei pescatori della marineria di Manfredonia alla quale si sono unite quelle di altre città rivierasche dell’Adriatico fino a Mola di Bari, non tende a risolversi, anzi si va inasprendo. Le motopesche sono rimaste agli ormeggi nei vari porti: e oggi protesta a Bari davanti alla sede della Regione. Sintomatico di tale stato la sortita a Temoli di una rappresentanza di pescatori pugliesi per convincere i colleghi molisani ad unirsi a loro per sostenere le rivendicazioni della categoria. «Stiamo cercando di unire tutte le marinerie», hanno spiegato. «Chiediamo la modifica delle normative sulla pesca, adatta a operatori del nord Europa, ma non per noi operatori dell’Adriatico dove il pescato è di piccola taglia e, di conseguenza, è fuori norma. Il risultato sono continue multe e verbali e tanta burocrazia. Così non possiamo più andare avanti».
«La marineria termolese – rivela una nota dei pescatori di Manfredonia – in un primo tempo ha aderito allo sciopero anche per protestare per il mancato arrivo degli indennizzi del fermo biologico relativi per gli armatori agli ultimi tre anni mentre per i pescatori a due annualità, ma poi, il giorno dopo si sono tirati indietro facendosi proteggere dalle forze dell’ordine e dalla Capitaneria di porto». Ci sono stati dei momenti di tensione poi rientrati. «Noi di Manfredonia – è detto nella nota – ci siamo presentati pacificamente spiegando che era opportuno che la categoria si presentasse la più numerosa e coesa per sostenere al meglio le richieste avanzate. Vorrà dire che proseguiremo ad oltranza da soli».

L’incubo dei pescatori pugliesi è costituito dai pattugliatori della Guardi costiera «che si concentrano o meglio si accaniscono – sostengono i pescatori – sulle barche pugliesi, appigliandosi ad ogni cavillo per rifilarci verbali con migliaia di euro di sanzioni. Così non possiamo andare avanti» ripetono.
I pescatori non sono rimasti con le mani in mano: delegazioni si sono recate a Roma e a Bari. Nella capitale hanno incontrato il sottosegretario alle politiche agricole Giuseppe Labbate, al quale hanno esposto le problematiche per le quali sono scesi in sciopero ancora una volta (lo fecero già per le medesime ragioni nel gennaio scorso) e che riconducono alle direttive europee ritenute non applicabili al mare Adriatico «dove – spiegano i pescatori – i pesci sono per lo più di piccola taglia e dunque fuori norma». Di qui verbali salatissimi. «Il sottosegretario ha preso appunti e ci farà sapere» è stato l’esito dell’incontro.

Stesso pellegrinaggio a Bari dove sono stati ricevuti dal direttore marittimo della Puglia, il contrammiraglio Giuseppe Meli, al quale hanno ripetuto le medesime doglianze ormai ben note anche al direttore Meli, ponendo l’accento sulla questione delle licenze di pesca penalizzate dai punti conseguenti alla elevazione dei verbali sulle infrazioni riscontrate nell’attività di pesca (come per le patenti automobilistiche).

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