L'analisi
Sbagliato il «no» al Colle: troppa irresponsabilità a bordo della «Flotilla»
La decisione dell’equipaggio della Flotilla di non aderire all’invito del presidente della Repubblica di consegnare gli aiuti al cardinale Pizzaballa perché provveda alla distribuzione al popolo di Gaza dimostra la ferma volontà di creare un grave incidente internazionale
La decisione dell’equipaggio della Flotilla di non aderire all’invito del presidente della Repubblica di consegnare gli aiuti al cardinale Pizzaballa perché provveda alla distribuzione al popolo di Gaza dimostra la ferma volontà di creare un grave incidente internazionale. Un gruppo di persone profondamente ideologizzate può non rispondere a un invito del governo italiano, dovrebbe riflettere prima di rifiutare l’aiuto della Chiesa, ma prima di respingere l’appello della suprema autorità della Repubblica avrebbe dovuto riflettere molto. Non a caso il Partito democratico si è dissociato e ieri sera lo stesso Giuseppe Conte ha invitato l’equipaggio ad un supplemento di riflessione visti i seri rischi di incolumità. La richiesta avanzata dalla deputata di Avs Benedetta Scuderi a Mattarella di sollecitare l’apertura di un corridoio umanitario controllato dall’Onu è destinata a non avere alcun seguito. Vedremo quale esito avrà l’improvvisa decisione dell’equipaggio italiano di Flotilla di far rientrare la propria portavoce Maria Elena Delia per «colloqui con le istituzioni».
È scontato che Israele non accetti che le barche di Flotilla superino il limite delle sue acque territoriali. A quel punto la Marina israeliana dovrà procedere ad una complicata e massiccia opera di arrembaggio, facendo salire gli equipaggi delle imbarcazioni a bordo di gommoni e pattugliatori per procedere all’arresto di tutte le persone che vi si trovano a bordo, parlamentari compresi. Il punto critico è la sorte delle barche: gli esperti dicono che è tecnicamente impossibile ripararle da qualche parte. È molto probabile, dunque, l’affondamento anche se questo presenta alcuni rischi ecologici. Toccherà dopo alle autorità consolari dei singoli paesi sollecitare il rilascio e l’espulsione dei connazionali. L’Italia sarà come sempre sarà la più attiva, mentre altri Paesi (i britannici, soprattutto) sono noti per essere piuttosto indifferenti alla sorte di chi va in cerca di guai.
Per gli equipaggi italiani, la provocazione ad Israele (che su Gaza ha tutti i torti possibili, ma resta uno Stato sovrano con il diritto di proteggere il proprio territorio, anche abusando degli abitanti) si inserisce nella più ampia polemica con il nostro governo sul riconoscimento dello Stato di Palestina. A ben vedere, le condizioni poste da Giorgia Meloni sono le stesse di Francia e Gran Bretagna: liberazione degli ostaggi ed esclusione di una Hamas disarmata da qualunque processo politico successivo alla pace. Inglesi e francesi sollecitano la soluzione dei due Stati che da sempre viene invocata anche dall’Italia, che sollecita Netanyahu a non annettersi la Cisgiordania. Si tratta dunque di una polemica politico-elettorale a fini esclusivamente interni che si potrebbe perfino accettare se non fosse stata sufficiente a scaldare gli animi di tanti volontari che adesso rischiano conseguenze più gravi di quelle preventivate.