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Quell’armata Brancaleone dei volenterosi UE tra errori e provocazioni

gianfranco longo

L’effetto si completa in uno svantaggio politico europeo e in un aumento dei rischi di disfatta Ucraina, ancor più umiliante, destinando un beneficio strategico, politico e militare, enorme proprio alla Russia

Il gruppo dei «volenterosi», nuova curiosa semantica di coloro che vorrebbero scongiurare il precipitare degli eventi fra Ucraina e Russia, si affanna ad allargarsi, ideando la configurazione di pace come fosse un assetto in grado di offrire sempre nuove opportunità finanziarie, più che all’Ucraina al solo Zelensky ed ai suoi affiliati, confondendo tragicamente cosa possa essere una strategia e cosa invece si configura essere una posizione tattica sul campo politico piuttosto che su quello della guerra in corso.

Una strategia efficace definisce un piano d’azione che risponde a cosa davvero si desideri, a quale sia il fine da raggiungere; laddove la tattica delinea i modi e le articolazioni particolari che permettono di ottenere quell’obbiettivo generale desiderato. Se allora il traguardo è acquisire una pace che non sia una mera finzione, cioè armistizio o tregua, ma un vero consolidamento della sicurezza europea, tale scopo non deve presupporre continui atteggiamenti provocatori o attitudini politiche intimidatorie nei confronti della Russia, poiché la tattica utilizzata in questo caso sarebbe del tutto erronea.

È stato infatti a causa di tali strategie avventuristiche, congiunte a prassi tattiche stravaganti, come quella di iniziare a considerare l’Ucraina Paese integrante la Nato ad Est, che si è determinato l’opposto di quanto si sarebbe voluto: non appunto intimorire e frenare presunte mire espansionistiche della Russia, ma al contrario provocarle. In tale modo la tattica si è rivelata penosa, e la strategia a sua volta, cioè la ricerca di un obiettivo generale di pace o di messa in sicurezza dell'Ucraina, un vero e proprio disastro politico e militare, con la conseguente catastrofe umanitaria.

Ci si chiede allora se non fossero stati questi i reali propositi iniziali: si è man mano lasciato opportunisticamente deflagrare una guerra, non curandosi affatto delle ripercussioni sulle popolazioni direttamente coinvolte, o su quelle solo indirettamente coinvolte, come le altre europee. Si è puntato con tale strategia, ambizione politica generale Ue, a poter provocare una implosione della Russia mediante (e questa sarebbe stata e poi nel tempo si è definita come tattica) l’utilizzo cinico dell’Ucraina e delle bislacche pretese di potere manifestate da Zelensky, pretese personali e del tutto avulse dal contesto generale. Con il tempo Zelensky si è rivelato essere un idiota utile al sistema di guerra Ue, un politico privo di scrupoli che però ora, rispetto a un timido vantaggio iniziale, vede terremotare in un cortocircuito l’impianto di menzogne e di rappresentazioni create, una dimensione che sempre di più lo caratterizza come una macchietta, agghindata da militare senza esserlo mai stato, con il volto svenevole e addolorato, opportunamente preparato, maschera da vero commediante, presidente fallito con strategie portate avanti da penose tattiche, tutte targate dai rovinosi tentativi Ue nel mostrarsi compagine unita di forza politica.

La Ue davvero ci ricorda, al di là di smacchiate definizioni, soltanto una consolidata Armata Brancaleone come nell’indimenticabile opera cinematografica di Monicelli, con Vittorio Gassman mattatore. Pertanto i «volenterosi» sbandano, seguendo già dalla propria affettata autodenominazione, una confusionaria esegesi di strategia e di tattica che si traduce in recitazione, oltre che in un puro, caotico vociare politico-collettivo.

In tale ciarlare schiamazzato, alcuni, come Macron, tentano disperatamente di imporsi, attirando l’attenzione su di sé, solo per elevare la loro immagine politica, internamente opacizzata e malridotta, ancora utilizzando la questione ucraina con fini del tutto opposti a quelli di una strategia che abbia quale obiettivo primario la fine di questa guerra. Ma ci sono anche altri «volenterosi», come l’algido e indifferente britannico Starmer, che minacciano l'impiego di nuove armi, tali da colpire Mosca, ritenendo così di fermare il conflitto. Anche in questo caso la strategia è quella in realtà di un controllo più serrato della propria posizione politica interna, utilizzando una modalità, cioè una tattica, che inalberando addirittura nuovi mezzi offensivi da offrire a Kiev, spererebbe di intimorire l'avanzata ormai completa delle truppe russe nelle zone est dell’Ucraina.

L’effetto si completa in uno svantaggio politico europeo e in un aumento dei rischi di disfatta Ucraina, ancor più umiliante, destinando un beneficio strategico, politico e militare, enorme proprio alla Russia. Se non si trattasse di questo gruppo di «volenterosi», così confusi e malmessi, corpuscoli da Armata Brancaleone, si dovrebbe ritenere davvero che in fondo questa guerra sia nata con opportune e precise finalità: offrire un sostegno alla Russia nel controllo dell’Ucraina per poi, successivamente, spartirsi «equamente» le risorse di quel sottosuolo.

Solo che un’organizzata armata pasticciona come la UE, che continua a languire in slogan di guerra minacciosamente opposti a Mosca, protestando curiosamente una pace che non si capisce da dove dovrebbe giungere, non scongiura la strategia offensiva russa, ma la rinsalda, perdendo sia sulle grottesche aspirazioni iniziali sia demolendo la configurazione d’unità, ormai solo monetaria. E quest’ultima sino a quando?

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