L'analisi

Separazioni e divorzi: quando i nuovi equilibri cambiano le coppie

Emanuela Megli

In Italia, il quadro delle separazioni e dei divorzi racconta una storia di cambiamenti profondi, non solo nei rapporti di coppia, ma nella struttura stessa della famiglia e nei ruoli di genere

In Italia, il quadro delle separazioni e dei divorzi racconta una storia di cambiamenti profondi, non solo nei rapporti di coppia, ma nella struttura stessa della famiglia e nei ruoli di genere. I dati più recenti dell’ISTAT (2024, Ilsole24ore) fotografano un fenomeno in lieve calo, ma ancora significativo: nel 2023 sono state registrate 82.392 separazioni (-8,4 % rispetto al 2022) e 79.875 divorzi (-3,3 %). Dati che segnalano una fase di assestamento dopo il picco legato alle riforme sul «divorzio breve» (L. 55/2015) e all’impatto della pandemia, quando la convivenza forzata aveva portato a galla tensioni latenti. Se i numeri variano di anno in anno, le ragioni della rottura restano in gran parte costanti.

Secondo dati statistici italiani, la causa più ricorrente è l’intollerabilità della convivenza - un insieme di incompatibilità caratteriali, conflitti irrisolti e violazioni dei doveri coniugali - segnalata in oltre l’80 % delle separazioni (wafi.iit.cnr.it, 2022). Seguono la mancanza di impegno (circa il 75 %), l’infedeltà e la comunicazione carente, che in molte coppie si traduce in litigi continui. Problemi economici, divergenze sulla gestione del denaro, dipendenze (alcol, gioco, droga) e violenza domestica completano il quadro delle principali cause (donnamoderna.com).

Ma dietro le statistiche si cela una trasformazione culturale più ampia, che ha inciso direttamente sul tasso e sulle modalità delle separazioni. Il declino della famiglia patriarcale e la progressiva non accettazione da parte delle donne di ruoli di subordinazione hanno cambiato l’equilibrio delle relazioni (Barbagli, Saraceno, Studi di sociologia della famiglia). Fino alla riforma del diritto di famiglia del 1975 (L. 151/1975), il marito era formalmente «capo della famiglia»; oggi la parità giuridica è un dato acquisito, ma la transizione non è stata indolore. Molte donne hanno smesso di tollerare rapporti improntati all’autoritarismo o alla disuguaglianza, e questo ha reso la separazione una scelta praticabile quando il partner non si adattava al nuovo modello paritario.

La famiglia tradizionale italiana era fondata su una divisione netta: uomo breadwinner, donna caregiver. Con la parità giuridica e culturale, le aspettative reciproche cambiano: le donne si aspettano maggiore condivisione dei carichi domestici e della cura dei figli, mentre gli uomini possono sentirsi sfidati a ridefinire la propria identità di ruolo.

Il mancato equilibrio nella ripartizione del lavoro domestico è oggi un motivo esplicito di conflitto. Un ruolo decisivo lo ha avuto la maggiore autonomia economica femminile. L’ingresso massiccio delle donne nel mercato del lavoro a partire dagli anni ‘70/80 ha ridotto la dipendenza dal coniuge, offrendo la possibilità concreta di lasciare relazioni insoddisfacenti o dannose. L’ISTAT rileva che, negli ultimi anni, oltre il 70 % delle richieste di separazione consensuale è presentato da donne (Istat, report separazioni 2023), un dato legato anche alla crescente intolleranza verso rapporti sbilanciati e alla maggiore accettazione sociale del divorzio. Le donne nate dagli anni ‘70 in poi sono cresciute in un contesto di diritti paritari; perciò, la distanza culturale con partner o famiglie che mantenevano impostazioni patriarcali si è ampliata. Nei matrimoni intergenerazionali o in contesti tradizionali, lo scontro di valori ha spesso accelerato la rottura (Saraceno, Sociologia della famiglia, Il Mulino).

Parallelamente, l’evoluzione dei modelli familiari ha reso la coppia una scelta affettiva e progettuale, non più un vincolo economico o sociale indissolubile. Questo mutamento, unito all’aumento delle aspettative di realizzazione personale, ha abbassato la soglia di sopportazione verso relazioni che non garantiscono rispetto, supporto e benessere emotivo. L’Italia sta vivendo una fase di consolidamento della famiglia come scelta e non come obbligo. La parità di genere, l’autonomia economica femminile e il rifiuto di modelli patriarcali hanno ridisegnato i rapporti di coppia. Le nuove proposte sul modello familiare puntano a superare il paradigma del dominio maschile, promuovendo una paternità complessa, empatica e condivisa. Un modello familiare evoluto unisce congedi parentaliparitari, orari di lavoro flessibili, servizi per l’infanzia accessibili e educazione alla parità fin dall’infanzia, come nei Paesi nordici. Iniziative come il progetto europeo 4E PARENT (Early, Equal, Engaged, Empathetic) sostengono il coinvolgimento attivo dei padri fin dalla gravidanza, favorendo un progetto di comunione in cui l’uomo non domina ma condivide. Queste pratiche (informafamiglie.it, epicentro.iss.it) non solo riducono i conflitti e rafforzano l’equilibrio di coppia, ma favoriscono nell’uomo una crescita psicologica — maggiore empatia e competenze relazionali — che, secondo studi svedesi, aumenta del 20 % la soddisfazione coniugale quando il carico familiare è equamente condiviso.

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