L'analisi

Il camorrista immaginario Cosentino in carcere, gli aguzzini in Parlamento

Vincenzo D'Anna

Nicola Cosentino è stato assolto!! La Corte d’Appello di Napoli ha emesso una sentenza destinata a scompaginare il teorema accusatorio che per anni ha infamato l'ex Sottosegretario all'Economia

Nicola Cosentino è stato assolto!! La Corte d’Appello di Napoli ha emesso una sentenza destinata a scompaginare il teorema accusatorio che per anni ha infamato l'ex Sottosegretario all'Economia. All'ex leader campano di Forza Italia era stato contestato un finanziamento per la costruzione – mai avvenuta – di un centro commerciale a Casal di Principe, che, per gli inquirenti, sarebbe stato voluto dal clan dei Casalesi per inquinare il voto alle amministrative del 2008 e del 2010.

In quell'inchiesta, denominata «Il Principe e la scheda ballerina», furono coinvolte 60 persone con l'arresto del sindaco e del capo dell'Ufficio Tecnico dell'ente municipale di Terra di Lavoro. Furono proprio questi ultimi, insieme ai dirigenti della banca che avrebbe dovuto erogare quei fondi, a negare immediatamente ogni coinvolgimento di Cosentino nell'affaire. Eppure, a fronte di ciò, Cosentino fu indagato lo stesso!!

A peggiorare le cose si aggiunse un'altra strumentale accusa nei confronti del politico casertano: quella di aver imposto al sindaco di un altro Comune l'autorizzazione ad impiantare un distributore di benzina della sua ditta di famiglia. Inutile dire che per l'autorizzazione di quell'impianto ci furono ben due sentenze del Tar e del Consiglio di Stato che imposero al primo cittadino l'adozione di quell'atto.

Immediatamente, con l'ausilio dei pentiti che a loro volta raccontarono cose per «sentito dire», senza cioè aver mai parlato con il diretto interessato, si innalzò un castello accusatorio a dir poco infamante con uno degli «accusatori» che affermò di aver recapitato al leader regionale di Forza Italia un plico contenente denaro, non ricordando però dove e come fosse avvenuta quella «consegna», salvo poi scoprire che nella data indicata il «galantuomo» di turno si trovava tranquillamente ristretto in gattabuia!! La verità? Era decisamente un'altra. C'era un teorema da dimostrare: quello che voleva che nel centrodestra tutti i voti fossero automaticamente il frutto di collusioni con le organizzazioni malavitose. Perché dunque fare eccezione con Cosentino, capace con la sua forza elettorale, di ribaltare tutti i governi campani in mano alla sinistra (Comuni, province e regione)?

Pensate: nella requisitoria scritta di ben ottocento pagine solo le ultime 14 erano dedicate a lui! E questo è quanto arrivò sul tavolo della Commissione parlamentare per le Autorizzazioni a Procedere che ebbi modo di leggere come membro di quell'organismo. Il teorema della Direzione Distrettuale Antimafia era che Cosentino fosse il punto di riferimento dei Casalesi aiutato, genericamente e fumosamente, da parlamentari che lui stesso aveva fatto eleggere.

Chiesi da senatore della Repubblica di essere inquisito con tutta la folta schiera di parlamentari campani facenti capo al leader di Fi. In fondo, se quell'assunto fosse stato vero e provato, non potevano non indagare anche me e gli altri «onorevoli» eletti per collusione oppure con il famigerato reato di invenzione dei togati: quello di concorso esterno. Gli anni ed i processi che si sono susseguiti, si sono incaricati di scagionare con formula piena Nicola Cosentino smentendo che egli fosse un camorrista oppure un riferimento di questi stessi. Eppure Nicola giace ancora in carcere per gli esiti di un altro fantomatico contesto: quello del presunto scambio di voti con i malavitosi nella competizione provinciale del 2005 che il politico forzista perse malamente al ballottaggio contro il candidato di centrosinistra!!

Quest’ultimo si dimise dopo pochi mesi per motivi ancora ignoti riparando in Francia. Forse, e solo in ipotesi, perché venne fuori una telefonata tra questi ed un uomo, un imprenditore poi condannato per camorra, nel corso della quale si chiariva che i clan, auspice il buon ufficio dell’imprenditore, avrebbero votato per l'esponente del centrosinistra. Assolto anche in questo processo, Cosentino è stato tuttavia condannato dalla Cassazione a dieci anni di carcere secondo il reato di concorso esterno per deduzioni giuridiche, la messa a disposizione, senza che un solo straccio di prova sia mai emerso.

Insomma: camorrista immaginario, l'ex sottosegretario paga il prezzo della sua capacità politica e della impunibilità di quei togati che per anni lo hanno perseguitato come avversario politico. La Prova ? Oggi siedono immemori sui banchi del Parlamento.

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