L'analisi

I numeri danno ragione a Elly, ma la sinistra senza centro rischia un altro flop nel 2027

Bruno Vespa

È difficile parlare oggi del Pd come di un partito di centrosinistra, perché nessun cattolico-riformista occupa una posizione di rilievo

Che tipo di opposizione politica c’è oggi in Italia? Dal 1994 al 2022 si sono alternati sei candidati premier: tre di origine comunista (Occhetto, Veltroni, Bersani) e tre di formazione cattolica (Prodi, Rutelli, Letta). Ma in tutti e sei i casi il maggiore partito di opposizione era di centrosinistra (o di centro-sinistra, come diceva Cossiga per accentuare la distinzione). Nel senso che la componente cattolica, pur minoritaria, era rilevante al punto che le sole elezioni vinte dal Pd in 28 anni portano la firma di Romano Prodi. La presenza cattolico-riformista era molto più visibile ai tempi della Margherita (nata dopo la scissione del Partito popolare), ma ha avuto un ruolo rilevante anche dopo. Nel senso che i cattolici riformisti hanno sempre avuto incarichi di partito rilevanti.

Dal lato opposto, la coalizione si è sempre chiamata di centrodestra per la presenza – lungamente maggioritaria – di Forza Italia. Anche oggi la definizione sopravvive, anche se il partito largamente più forte è Fratelli d’Italia, perché Forza Italia ne è una componente essenziale. Qualcuno usa il termine destra-centro, ma sempre lì siamo.

È invece difficile parlare oggi del Pd come di un partito di centrosinistra, perché nessun cattolico-riformista occupa una posizione di rilievo. Dopo la disfatta del 2022, il partito è stato conquistato a sorpresa («Non ci hanno visto arrivare») da Elly Schlein che viene da un mondo estraneo alla struttura storica del Pd, tanto è vero che ha vinto nel voto «popolare» aperto ai non iscritti (i gazebo), mentre gli iscritti avevano scelto Stefano Bonaccini, ex Pci bene inserito nel corpaccione tradizionale del partito.

I numeri danno ragione a Schlein: un intelligente inserimento dei candidati giusti nelle circoscrizioni delle Europee ha portato il Pd a un successo importante e i sondaggi di oggi sono stabilizzati oltre il 24 per cento, quasi sei punti in più delle elezioni del ‘22. Tutto bene, dunque?

Un candidato di sinistra-sinistra come Elly può vincere le elezioni del ‘27 senza un rilevante contributo di quella parte di elettorato cattolico riformista che si sente emarginato? Abbiamo scoperto nei convegni di Milano e di Orvieto che quel mondo vuole discutere, partecipare, essere riconosciuto più di quanto non lo sia oggi. D’altra parte, Schlein si è rafforzata a spese soprattutto del M5s, mentre dall’altro lato per la prima volta i sondaggi danno l’intero centro destra al 50 per cento, un paio di punti sopra un improbabile campo larghissimo che vada da Renzi e Calenda a Conte e Bonelli/Fratoianni.

Vedremo se nei prossimi mesi ci sarà l’apertura al centro richiesta a gran voce da Prodi e Gentiloni, da Del Rio e Ruffini. Altrimenti assisteremo a un confronto inedito sinistra contro centrodestra (o destracentro, se preferite…).

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