L'analisi
Ma spaccare l’Italia non si può: Calderoli fa inutili proclami
In merito alle decisioni della Corte Costituzionale sull’Autonomia Differenziata, un sostanziale giudizio negativo della Consulta sull’Autonomia Differenziata, che, così com’è, non è compatibile con il dettato Costituzionale
In merito alle decisioni della Corte Costituzionale sull’Autonomia Differenziata, un sostanziale giudizio negativo della Consulta sull’Autonomia Differenziata, che, così com’è, non è compatibile con il dettato Costituzionale. Finalmente l’attesa decisione che riporta il provvedimento del governo alla sua reale natura, e cioè la sua essenza di incostituzionalità in così tanti punti che, di fatto, equivalgono quasi ad una totale abrogazione.
Calderoli, come sempre quando è a corto di argomenti, ha appena dichiarato che la Corte Costituzionale ha dato un complessivo giudizio positivo alla legge (?), chiedendo la modifica di alcuni aspetti della stessa (?), per le quali saranno presto trovati i correttivi in Parlamento (?).
Affermazioni propagandistiche e bugiarde per nascondere la polvere sotto il tappeto. In realtà la Corte Costituzionale ha fatto un ottimo lavoro, individuando una lunga serie di incostituzionalità che hanno demolito totalmente la legge, e non sarà per niente facile, ad occhio e croce, apportare modifiche alla stessa, anche perché l’obbiettivo principale della norma, e cioè il mantenimento nei territori delle regioni ricche delle risorse erariali versate dai contribuenti, ne esce totalmente devastato. Fine della storia, con buona pace di chi ha tentato l’assalto alla diligenza delle risorse erariali dello Stato.
Tornando alla decisione della Consulta, non è facile dedurre i particolari da un comunicato stampa, essendo possibile ogni doveroso approfondimento solo fra qualche settimana, dopo che saranno depositate nel dettaglio le decisioni punto per punto della sentenza. Ma dal comunicato emergono con chiarezza alcune questioni che erano state al centro delle critiche sulla legge di attuazione dell’Autonomia Differenziata, e motivo di scontri politici e accuse di volere favorire le regioni opulente del Nord, a discapito del resto del Paese.
Ed è questo il punto che la Corte Costituzionale ha indicato come incostituzionale e cioè la violazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione che deve essere interpretato nel contesto della forma di Stato italiana, e cioè che ogni provvedimento adottato, come ad esempio l’autonomia differenziata, deve essere rispettoso dei principi dell’unità della Repubblica, della solidarietà tra le regioni, dell’eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini, oltre che dell’equilibrio di bilancio.
Calderoli e compagni hanno fatto l’esatto contrario con questa legge, mettendo a rischio la solidarietà tra le regioni, l’eguaglianza e la garanzia dei diritti dei cittadini, gli equilibri di bilancio e soprattutto i principi di Unità della Repubblica.
Quindi, quando da parte dei critici dell’Autonomia Differenziata si definiva questa legge «Spacca Italia», era una definizione non sprezzante, ma corretta perché a questo serviva. Da qui la Corte costituzionale ha ritenuto che la distribuzione delle funzioni legislative e amministrative tra i diversi livelli territoriali di governo, in attuazione dell’articolo 116, terzo comma, non debba corrispondere all’esigenza di un riparto di potere tra i diversi segmenti del sistema politico, ma debba avvenire in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione. Quindi, a tal fine, individua nel principio costituzionale di sussidiarietà la regola fondamentale di distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni.
Da qui le diverse cause di incostituzionalità individuate. La Corte Costituzionale ha inoltre interpretato in modo costituzionalmente orientato altre previsioni della legge La clausola di invarianza finanziaria richiede che, al momento della conclusione dell’Intesa e dell’individuazione delle relative risorse, si tenga conto del quadro generale della finanza pubblica, degli andamenti del ciclo economico e del rispetto degli obblighi con l’UE. La corte inoltre ribadisce che spetta al Parlamento colmare i vuoti derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle regioni ricorrenti, nel rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della legge, nonché nel riaffermare la propria competenza a vagliare la costituzionalità delle singole leggi di differenziazione, qualora venissero censurate con ricorso in via principale da altre regioni o in via incidentale. Insomma, un parere assolutamente condivisibile che, nel rinunciare all’abrogazione totale della norma, che avrebbe potuto suscitare critiche e proteste, malgrado l’assurdità del provvedimento per come è stato realizzato e illogicamente approvato dalla maggioranza di governo, ma che appunto, anche così, costituisce un vincolo difficilmente superabile per la copertura dei vuoti derivanti dalla sentenza.
L’impianto della norma, come è chiaro, prevede infatti l’obiettivo di impoverire l’erario nazionale, a favore degli interessi delle regioni ricche di diventare ancora più opulente, con la trattenuta delle risorse erariali versate dai propri abitanti allo Stato, ed è proprio questo aspetto ad essere stato di fatto del tutto smantellato dalle varie incostituzionalità.
La possibilità quindi di «colmare i vuoti» appare del tutto impossibile stando così le cose, e non credo che Calderoli abbia strumenti per superare tale impedimento. Il referendum abrogativo a questo punto appare chiaro che non si terrà, mentre occorre mantenere il massimo di attenzione e vigilare sule intenzioni di come vorrà procedere la maggioranza di governo su ciò che resta del provvedimento, che così com’è non produrrà alcun processo di Autonomia Differenziata, ma in compenso grazie alla Consulta sono stati restituiti in pieno i valori, i principi ed i diritti Costituzionali all’intero Paese.