L'opinione

I muri che crollano tra Berlino e Cagliari un parallelo possibile

Umberto Sulpasso

È su questi improvvisi abbandoni o rallentamenti di difesa di quei valori che la Destra ha creato le sue fortune. Si è proposta, come in ogni tradizione destroide italiana, come la protettrice dell’abbandono di valori per produrre ricchezza e benessere al Paese

Che la caduta del muro di Berlino abbia determinato un crollo di supporti ideologici della sinistra è dimostrato dal fatto che i grandi lider di sinistra sono praticamente scomparsi. Ma che analogo risultato può aspettarsi dal crollo del muro eretto dalla Destra in Sardegna è ipotesi possibile. I paralleli e gli errori sono notevoli. Alla caduta del muro di Berlino, la crisi degli addii si manifestò con abbandoni ingiustificati di valori sociali. Molti lider PCI si confusero, non era venuta meno la necessità di tutelare i valori sociali.

È su questi improvvisi abbandoni o rallentamenti di difesa di quei valori che la Destra ha creato le sue fortune. Si è proposta, come in ogni tradizione destroide italiana, come la protettrice dell’abbandono di valori per produrre ricchezza e benessere al Paese. Abbandono, tutela del diritto, promozione leggi permissive, riduzione soccorso civile, addio alla socialità, frantumazione annunciata sanità, istruzione pubblica in dissesto, promozione sacche di sottosviluppo nel Sud, avrebbero portato nella filosofia della destra ad un netto miglioramento della economia. L’economia italiana ha dato piccoli sussulti che la Destra ha pensato di cavalcare. E qui il parallelo con la caduta del muro di Berlino si propone come modello della caduta del muro della Sardegna.

Ai tempi di Berlino bisognava fondare un nuovo modello economico per la sinistra, questo si, ma Prodi non è di sinistra. Veltroni è troppo buonista per rinnovare un partito di combattenti. D’Alema troppo convinto di essere il migliore per riuscire ad esserlo. Risultato. Gli orfani di Marx si sono dispersi. Si incontrano in qualche convegno, seminario, conferenza. Si fanno da lontano ciao ciao con la manina, un ciao che dice «Ti ricordi come eravamo belli un tempo?». Manca la lacrimuccia, ma il rimpianto è ohimè udibile.

La Destra sta ripetendo lo stesso errore alla rovescia. Bisognerebbe fondare un modello economico di crescita anche per la Destra, ma Giorgia è politica nel DNA, non economista, e cede alle magagne di famiglia, Salvini malato di Ponte dello Stretto invoca fondi strutturali senza ragione, Tajani, afflitto da orfano nostalgia berlusconiana, chi non lo sarebbe, cerca di non disperdere i messaggi di politica estera di Silvio mai adeguatamente apprezzati.

L’economia non sostiene la Destra. È presto per paragonare il crollo del muro di Sardegna a quello del muro di Berlino, ma col fallimento di una visione di sviluppo economico della Destra il Paese si stanca, non basta vivere di bullismo sociale. Il muro di Sardegna è crollato. Ma in Sardegna non hanno vinto solo Conte e Schlein, ha vinto anzitutto Emiliano, che quella associazione di ispirazioni politiche ha sempre e coerentemente promosso.

Il capitalismo occidentale dopo Berlino è profondamente mutato. Oggi 7 della 10 aziende con maggiore valore borsistico al mondo non producono beni materiali, ma informazione, o vendono i prodotti materiali per come forniscono le informazione (Apple). C’è un nuovo capitalismo, ingordo come sempre, che per evadere le tasse si sposta nei paradisi fiscali, e domina i politici contrari alla loro espansione. Ma questo capitalismo ha prodotto una nuova società internazionale, autenticamente senza frontiere, terreno ideale per una sinistra nuova. Milioni, miliardi di persone, per lo più giovani, cercano il futuro nel software. Questa classe giovanile è il terreno naturale della sinistra. L’Italia ha un fuoriclasse dell’economia che è Draghi, che dovrebbe essere recuperato dalla sinistra.

Ed ora? La Destra vuole fare il ponte sullo stretto di Messina? La sinistra richieda in alternativa un piano nazionale di infrastrutture per la industrializzazione del sapere nel Sud. La Destra vuole frazionare il territorio accelerando sacche di sottosviluppo al Sud? La sinistra proponga una centrale «Sapere Italia» che unisca tutte le eccellenze nazionali e abolisca le baronie concorsuali universitarie. La sinistra deve affermare che la ricchezza dell’Italia non è il PIL, ma il PIL Sapere. E la sinistra pugliese può fare scuola. Grazie a Canfora, persona di civiltà intellettuale esagerata; grazie ad una classe politica vincente, Vendola, De Caro, un emergente di qualità, Laforgia; una presidente della Fiera che vuole fare la fiera dell’Est con il Bangalore. Ma grazie soprattutto ad Emiliano che ha anticipato la caduta del muro di Sardegna. Dunque la Schlein e Conte vengano a Bari a celebrare la caduta del muro di Sardegna con Emiliano, Vendola, De Caro, Laforgia e promuova il seminario: la sinistra del Sapere nasce in Puglia. È il Ponte che noi vogliamo. Sottotitolo, Salvini non si offenda, produrre Sapere non è reato.

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