La riflessione
La memoria serva a non confondere passato e presente
Gli orrori dei campi di sterminio nazisti sono diversi dalla guerra Israele-Hamas
Una mia conoscente che di mestiere è maestra di scuola elementare mi ha detto l’altro giorno: «Come ogni anno, celebrerò con i bambini il Giorno della Memoria; quest’anno però non so bene come fare, mi sembra tutto molto più difficile.» Per un attimo sono stata tentata di chiederle e commentare con lei le ragioni della inedita difficoltà che lei avverte, poi ho soprasseduto. Facile ipotizzarle, quelle sue ragioni, e se avessi deciso di intavolare una qualche discussione (non un conflitto: un confronto verbale), altrettanto facile sarebbe stato cadere insieme nella trappola di un grande malinteso, come spesso succede in questa fase. Già, perché la giornata della Memoria indebitamente viene confusa con l’attualità della situazione geopolitica nel Medio Oriente. E questo succede da mesi (da più di cento drammatici giorni), ovvero dal momento in cui il conflitto israelo-palestinese ha conosciuto - e continua a conoscere - la fiammata di una recrudescenza asprissima. Questo succede da quando, dopo l’immane e inumano attacco a città e villaggi di Israele da parte di Hamas il 7 ottobre scorso, il governo israeliano presieduto da Benjamin Netanyahu ha a propria volta scatenato una reazione di immane e inumana vendetta, un attacco incessante e capillare su Gaza che provocando morti a migliaia e migliaia tra i civili palestinesi, ha sollevato e continua a sollevare sdegno e riprovazione in tutto il mondo.
Le due cose in realtà non sono legate. Il Giorno della Memoria ricorda e celebra la fine dello sterminio degli ebrei da parte dei nazisti, ovvero la conclusione di un lungo incubo, di un vortice di progressive atrocità difficili da concepire per la mente umana e che durò anni. Non altra associazione con l’odierna politica di Israele, non altra convergenza se non quella per cui, nel 1948, la fondazione dello Stato di Israele ha avuto tra gli altri il significato di dare una terra agli ebrei della diaspora e ai sopravvissuti allo sterminio e ai campi di concentramento. Una convergenza che va considerata e analizzata con massima cautela perché non dia luogo a distorsioni e a malintesi – dello stesso genere di malinteso di cui è vittima la maestra elementare mia conoscente la quale preoccupata si chiede in che modo celebrare quest’anno il Giorno della Memoria. Ai bambini suoi allievi, nel modo semplice ma chiaro che una brava maestra deve poter utilizzare spiegando qualsiasi cosa, potrebbe riportare i fatti in modo separato, così come nella Storia le cose sono accadute in modo diverso e non associabile. La Memoria che si celebra il 27 gennaio è memoria di orrori, abusi e sopraffazioni di diverse proporzioni e modalità da quelli che dal 7 ottobre 2023 in avanti infestano il Medio Oriente. Diversissimi momenti, diversissime congerie: cose che è importante saper raccontare senza sovrapporre i piani in modo indiscriminato e confondente. Magari spiegando che anche di tutto l’abominio di ora vi sarà memoria, che la memoria è necessaria sempre, e che questa giornata intitolata al ricordo ha anche il valore di un monito a non dimenticare mai, a far tesoro della consapevolezza di tutto il male che è stato così che quel male possa non ripetersi, mai.
I bambini sono ricettivi e intelligentissimi (tante volte ben più di noi adulti): dove le cose vengono loro spiegate con pacatezza, chiarezza, misura, utilizzando tutti i necessari distinguo, possono comprendere, e certo comprenderanno se il senso della giornata della Memoria verrà loro spiegato con la dovuta calma e chiarezza mentale. Il disagio della maestra mia conoscente è invece spia di una lettura frettolosa e «ambiguizzante» della Storia che provoca affanno, e altra ambiguità. Lettura purtroppo molto diffusa in queste lunghe atroci settimane di guerra: quella lettura svolta dai molti (troppi) ai quali non è chiaro quanto ampio e sofferto sia nella stessa Israele il dissenso dalla politica di Netanyahu, da quegli stessi molti (troppi) che frettolosamente associano la questione ebraica e il terribile capitolo buio della Shoah alla politica criminale attuata dalla compagine governativa di Israele di questo momento. Un errore non così diverso da quello che porta a confondere Hamas con il popolo palestinese, accorpandoli in un’unica realtà. Un errore da evitare in ogni modo, uno sbaglio di prospettiva che solo si aggira studiando la storia (il passato, il presente) e mantenendo lucide e attente le menti così da non creare collegamenti indebiti, inappropriati, facili micce per l’esplosione di inconsulte discriminazioni. Lunga vita al Giorno della Memoria: senza distorcimenti, senza ambigue sovrapposizioni. Perché la memoria, ogni memoria, va preservata, e può vivere a lungo solo se non la opacizza l’ambiguità.