L'analisi

I 45 anni del Servizio sanitario nazionale e il rilancio della territorialità

Luigi D'ambrosio Lettieri

Merita un plauso l'iniziativa del Sottosegretario Marcello Gemmato di celebrare a Bari i 45 anni del Servizio Sanitario Nazionale quale sede di confronto tra i principali attori del sistema

L’iniziativa del Sottosegretario Marcello Gemmato di celebrare i 45 anni del Servizio Sanitario Nazionale merita un plauso per almeno due motivi: la scelta di Bari quale sede di confronto tra i principali attori del sistema è segno di una attenzione speciale per il Mezzogiorno del Paese che, più di altre aree, accusa e patisce le criticità di un sistema che non sembra garantire pienamente i principi di universalità, solidarietà e equità posti alla base della Legge 833 del 1978; la scelta delle aree tematiche dell’assise barese. Sanità digitale e telemedicina; innovazione farmaceutica e accesso alle terapie; ruolo delle professioni sanitarie.

Si tratta di argomenti affidati alla sapiente regia dei massimi referenti nazionali del Ministero della Salute, di Agenas e di Aifa che colgono gli aspetti su cui maggiormente è avvertita la necessità di un efficace e tempestivo intervento riformatore capace di mettere in protezione il nostro sistema sanitario e in sicurezza la salute dei cittadini e i diritti costituzionali.

Il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) rappresenta una parte rilevante del complesso progetto del Next Generation (NGEU) per avviare il Paese verso una ambiziosa e necessaria strategia di ammodernamento che è un presupposto ineludibile di progresso e di crescita sociale, economica e culturale. Si tratta di cogliere una straordinaria opportunità: siamo al capolinea dell’ultima spiaggia e, se le cospicue risorse stanziate e l’approccio culturale saranno segnati da efficienza e virtuosismo operativo, le ricadute del forte impatto economico e sociale del progetto saranno molto positive in fondamentali settori strategici che comprendono anche la filiera della salute.

Con lo stanziamento di circa 17 mdl di euro, la Missione 6 disegna la road map di ammodernamento della sanità riferita alle reti di prossimità, alla telemedicina, al rilancio delle strutture per l'assistenza sanitaria territoriale, ai progetti per l’innovazione, la ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. Una prospettiva programmatica che lascia ben sperare, soprattutto se rapportata agli effetti prodotti da Covid-19 sulla salute della popolazione.

La drammatica esperienza della pandemia, infatti, ha riproposto le gravi criticità della sanità territoriale con i suoi irrisolti deficit strutturali, di coordinamento, di assenza di team assistenziali multidisciplinari, di inefficienze nella continuità assistenziale ospedale- territorio.

Gli obiettivi sino ad ora non raggiunti di riforma della sanità territoriale tornano oggi alla ribalta con il PNRR, nella consapevolezza che la riorganizzazione delle cure primarie rappresenta un presupposto fondamentale per una più efficace e tempestiva risposta ai bisogni di salute della comunità, per sostenere il necessario processo di de-ospedalizzazione e per il contrasto ai ricoveri impropri e ai «codici bianchi» che bussano alla porta dei Pronto Soccorso per l’assenza di risposte adeguate dei servizi assistenziali del territorio.

La farmacia italiana, pur in un contesto operativo gravato da problemi di sostenibilità economica, nel corso del processo di evoluzione che accompagna la sua storia, ha dato prova di elevati livelli di efficienza, continuità operativa, affidabilità e piena integrazione con la mission del SSN, che durante l’emergenza pandemica l’hanno confermata «porta d’ingresso del servizio sanitario», con l’erogazione di prestazioni di elevata valenza socio-sanitaria che hanno integrato le tradizionali attività professionali relative alla dispensazione dei medicinali.

Ricetta dematerializzata, tempestivo allestimento di formulazioni galeniche per sopperire alla carenza di farmaci, esecuzione di test diagnostici, somministrazione di vaccini Covid-19 e antinfluenzale, esecuzione di screening per attività di prevenzione e diagnosi precoce, sono alcuni dei servizi garantiti con competenza, continuità e con una apprezzata attività di counseling scientifico e umano che portano conforto e sicurezza ai cittadini e che anche la Regione Puglia valorizza e sostiene.

In questo processo di evoluzione del quadro normativo e regolamentare di riferimento è provvidenziale quanto previsto dal DM 77 che definisce «Modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale» e sui cui provvedimenti attuativi si sta lavorando in queste settimane con il coordinamento vigile del Ministro Schillaci e del Sottosegretario Gemmato.

È di tutta evidenza che per l’effettivo rilancio della sanità territoriale non è sufficiente che ciascun attore faccia per bene la propria parte nella «solitudine» del proprio ruolo. Occorre un efficace utilizzo dei benefici previsti dalla «sanità digitale» anche con riferimento alla telemedicina, al videoconsulto e al Fascicolo Sanitario Elettronico che rappresentano straordinari strumenti di efficientamento delle prestazioni e di promozione delle reti assistenziali multidisciplinari, costituite da équipe multiprofessionali in collegamento anche «da remoto», che rivestono un ruolo centrale nella presa in carico del paziente e nel garantire il coordinamento e la continuità dell’assistenza alle persone.

In questo senso i PDTA rappresentano un indispensabile strumento di governance che consente l’individuazione e la valorizzazione di tutti i componenti della filiera assistenziale, indipendentemente dal loro posizionamento nel percorso, contrastando logiche di centralità di servizi e di professionisti, esaltando la multicentricità ed il valore dei contributi di ognuno.

La strada imboccata con determinazione dal Governo appare chiaramente orientata verso il concreto superamento delle criticità esistenti in un sistema ad alto livello di complessità che deve evolvere in coerenza con vecchie e nuove esigenze dei cittadini.

L’aumento esponenziale della domanda di salute, dettata anche dalla crescita delle aspettative di vita e dal conseguente aumento delle patologie croniche e i costi delle moderne tecnologie, impongono un più cospicuo finanziamento del FSN e una sua più equa ripartizione in ambito regionale, tenendo in conto l’incidenza della «deprivazione sociale» e del reddito pro capite.

Ma non basta avere più risorse economiche. Si deve spendere meglio contrastando sprechi e inefficienze e mettendo in campo una nuova governance che parta dal pieno recupero delle competenze e dell’etica della responsabilità.

È questo è il più bel regalo che possiamo fare per onorare questo quarantacinquesimo compleanno.

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