La riflessione
Immigrazione e solidarietà: il Sud impari a fare i conti con gli altri Sud del mondo
È una questione epocale, ma proprio per questo, forse, richiederebbe una maggiore attenzione da parte dell’Unione europea e una compattezza tra i singoli Stati che purtroppo non c’è
«Più a Sud del Sud c’è Sud/ Sud e Sud, tanto Sud che/ ancora a Sud non c’è che Sud/ a perdita d’occhio Sud/ all’infinito Sud…». Sono versi del poeta lucano Vito Riviello, che ci consentono di proiettarci in una dimensione forse poco praticata ma utile a guardare il dilagare contemporaneo delle migrazioni, divenute un fenomeno globale, in un’ottica differente, in qualche modo a relativizzarlo. Operazione controcorrente, in un mondo che affronta il tema solo in termini di «emergenza» - un’emergenza assai singolare, se è vero che ha assunto ormai da anni nel Mediterraneo i caratteri della persistenza - forse nella speranza inconfessata che il problema si risolva da sé.
All’inizio della settimana il governo Meloni è intervenuto per decreto varando «misure straordinarie» tra le quali spiccano il sensibile innalzamento dei termini di trattenimento degli immigrati irregolari nei Centri di permanenza per i rimpatri, in attesa dell’esecuzione di provvedimenti di espulsione, portati a sei mesi prorogabili fino a diciotto mesi (a fronte dei precedenti trenta giorni, prorogabili a novanta e, nel caso di accordi in materia di rimpatri sottoscritti dall’Italia con il Paese di cui l’irregolare è cittadino, centoventi giorni), e l’aumento dei Cpr dislocati sul territorio nazionale (un Centro per ogni regione), da realizzarsi in località a bassissima densità abitativa agevolmente perimetrabili e sorvegliabili.
L’intento di quest’ultima precisazione, evidentemente, è di evitare che la gestione dei migranti possa incidere negativamente sulla sicurezza pubblica. Va detto che siamo all’interno del range previsto dalla normativa europea (seppur a particolari condizioni) e che si tratta di una detenzione amministrativa, non penale (ben altri sarebbero i presupposti). Ciò non toglie che si tratta di un arco temporale davvero significativo - un anno e mezzo - in cui la libertà personale viene limitata.
L’approccio, dunque, è quello tradizionale del centrodestra all’«emergenza immigrazione».
Un po’ quello che aveva cercato di rendere effettivo il Capitano Matteo Salvini da ministro dell’Interno, ovviamente depurato da alcuni eccessi improponibili. Né poteva essere differente, tanto più se si considera che l’esecutivo si sente sotto assedio paventando persino complotti. Un approccio, però, di cui la stessa premier non sembra esser convinta fino in fondo, se ha ritenuto di portare l’argomento migranti davanti all’ONU.
La materia non offre soluzioni facili, a portata di mano, come confermano gli insuccessi dei governi di ogni colore e sfumatura nel corso degli anni. È una questione epocale, ma proprio per questo, forse, richiederebbe una maggiore attenzione da parte dell’Unione europea e una compattezza tra i singoli Stati che purtroppo non c’è. Le iniziative di questi giorni della Francia (che pure è tradizionalmente terra di immigrati) - controlli alla frontiera con l’Italia, invio di droni e militari - ne danno una triste conferma. Altrettanto dicasi per la Germania, che ha annunciato formalmente di voler sospendere il «meccanismo volontario di solidarietà» adottato lo scorso anno da diciotto Stati membri dell’Unione europea.
Solidarietà. Una parola a volte forse abusata, ma che non per questo deve sparire dal nostro vocabolario. E che invece trova grosse difficoltà ad essere pronunciata e soprattutto attuata da parte di chi potrebbe. Chi ha visto Io Capitano, il film di Matteo Garrone recentemente premiato a Venezia - che ha il merito di raccontare le drammatiche traversate del Mare nostrum con lo sguardo di chi ne è protagonista, senza enfasi e ideologismi – non può fare a meno di pensare al netto contrasto che emerge nelle varie tappe dell’odissea tra chi sfrutta i migranti pensando soltanto al proprio tornaconto personale senza un briciolo d’umanità, riducendoli a mero strumento di profitto quando non a merce, e chi cerca di raggiungere a tutti i costi l’Italia, la loro terra promessa, vittime dei trafficanti eppure in grado di manifestare in ogni momento la loro solidarietà nei confronti dei compagni di viaggio più sfortunati. Primo fra tutti il sedicenne Seydou, che con orgoglio riesce a portare in salvo tutti quanti guidando l’imbarcazione. Perché c’è Capitano e Capitano.
E allora, se la solidarietà nasce facilmente dalla condivisione di una stessa condizione o comunque da un’affinità, noi, che siamo Sud, non possiamo non fare i conti con un altro Sud, più a Sud del nostro Sud.