L'analisi
L’interesse nazionale dovrebbe avere come fine un’Europa più efficiente
Negli ultimi anni, anche merito dell’emergenza sanitaria e dell’invasione dell’Ucraina da parte russa, nessuno in Italia mette più in dubbio l’appartenenza all’Unione europea
Negli ultimi anni, anche merito dell’emergenza sanitaria e dell’invasione dell’Ucraina da parte russa, nessuno in Italia mette più in dubbio l’appartenenza all’Unione europea. Eppure, non molto tempo fa non mancava giorno che alcune forze politiche chiedessero l’Italexit o, almeno, la rinuncia alla moneta unica. Evidentemente ci si è resi conto che ben pochi fra gli elettori oggi sosterrebbero una scelta che sarebbe con tutta evidenza politicamente suicida.
Questo, tuttavia, non significa che tale rifiuto dell’Europa si sia tramutato in una passione per la stessa. Solo che è cambiata la strategia. Il fuoco cova sotto la cenere e se all’Unione non si può più rinunciare bisogna comunque evitare che si rafforzi. Lo strumento ideologico di cui servirsi è il ricorso all’interesse nazionale, aspetto integrante del sovranismo, comunque ragionevolmente considerato prioritario per buona parte dei cittadini. Cosa questo significhi è però spiegazione più complessa. Una traccia utile, in tal senso, è rinvenibile, in occasione del controverso ingresso della Francia nella Comunità europea nella nota spiegazione fornita da un campione della “grandeur française” quale era Charles De Gaulle: ci tenne ad affermare che l’adesione era nell’interesse della Francia, partendo dall’irreversibile abolizione della guerra fra gli Stati membri.
Ebbene, oggi ciascuno di noi dovrebbe chiedersi, in un mondo ben più globalizzato di quello del 1957, come si misuri il nostro interesse nazionale.
Penso che la risposta sia principalmente legata alla capacità del nostro Paese di governare i complessi fenomeni dell’odierna comunità internazionale. Pensiamo all’ambiente, ai flussi migratori, alle dinamiche economiche e finanziarie, alle emergenze sanitarie, alle risorse energetiche, alla tecnologia, alla lotta alla criminalità organizzata. Qualcuno, a meno che sia privo di senno, potrebbe mai immaginare una nostra capacità di avere un controllo efficace di tali problematiche tale da permetterci di governarle da soli? Avremmo, fra l’altro, istituzioni solo apparentemente democratiche proprio perché non in grado di dare pieno e concreto seguito al mandato ricevuto dai cittadini.
Ed allora, è di tutta evidenza che alla nuova dimensione territoriale dei fenomeni devono corrispondere istituzioni che si proiettino su una scala più ampia e adeguata agli stessi. Certo, si deve ragionare di una sovranità “condivisa” all’interno della quale la capacità politica e diplomatica di ogni Stato deve porsi a tutela di quelle che sono comunque le specificità del proprio Paese e dei propri cittadini. Ma il tutto deve avvenire nel quadro di questa comune sovranità che è necessariamente solidale in quanto gli interessi di ciascuno coinvolgono sempre, in una maniera o nell’altra, quelli di tutti. Ed è su questa base che, a seguito della crisi sanitaria da Covid, siamo stati beneficiati di uno straordinario contributo di 200 miliardi di euro, in parte in sovvenzione gratuita in parte con prestito a costo sostanzialmente zero. L’eccezionale debito comune così assunto dall’Unione è stato determinato proprio dalla considerazione delle particolari difficoltà in cui versava l’Italia, per cui risultava interesse generale accorrere in suo aiuto.
2 Pertanto, quando parliamo dell’interesse nazionale dobbiamo indubbiamente pensare ai nostri specifici problemi e alle nostre particolari esigenze ma è altresì indispensabile collocarli nel contesto più ampio nel quale, sempre nel nostro interesse, autorevoli e lungimiranti statisti, a partire da De Gasperi, decisero di inserirci. La “nazione”, termine che oggi è ritornato prepotentemente nel linguaggio politico dei nostri governanti, è d’altronde a sua volta un termine ambiguo. Può essere usato, come troppo spesso è successo nella storia provocando tragedie immani (e rimane alla base della guerra in Ucraina), per discriminare, dividere, e mettere in atto sopraffazioni. Oppure può essere più correttamente inteso nel contenuto espresso dalla nostra bellissima Costituzione che, all’art. 9, contempla la promozione della cultura scientifica e tecnica, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico. E’ l’unica norma in cui al termine “nazione” viene fornito un contenuto esemplificativo; successivamente esso viene solo ripreso all’art. 67 riguardo alla rappresentanza da parte di ogni membro del Parlamento e all’art. 98 in riferimento al servizio esclusivo dei pubblici impiegati.
In conclusione, oggi l’interesse nazionale, proprio per non essere contraddetto, dovrebbe essere perseguito in particolare per rendere le istituzioni europee, cui apparteniamo, ancora più efficienti e, soprattutto, meglio in grado di rappresentare democraticamente noi cittadini. E’ la premessa su cui costruire una Unione europea in grado assumere un autonomo ruolo di protagonista nell’odierna comunità internazionale al fine di perseguire i propri comuni interessi “europei” quale somma e sintesi di quelli nazionali.