L'analisi

In fuga da Foggia, un territorio bellissimo che rischia la resa

Antonio Perruggini

La provincia di Foggia è un territorio ricco di storia, con un passato diametralmente diverso da quello di oggi e neppure la recente e prestigiosa presenza a capo del Governo di un suo figlio (Giuseppe Conte) ha cambiato le cose

Qualche settimana fa apprendevo con somma meraviglia che un dirigente della Asl di Foggia aveva chiesto e ottenuto improvvisamente di trasferirsi a Bari. Il dirigente è di Cerignola. Qualche settimana prima era avvenuta la stessa cosa con protagonista un’altra dirigente che aveva chiesto e ottenuto lo stesso nulla osta, chiedendo sempre di lavorare a Bari. Una fuga in pratica.

Al tempo stesso invece vi sono baresi che con impegno e dedizione continuano con responsabilità a spostarsi giornalmente per adempiere al proprio dovere. Il Procuratore della Repubblica di Foggia Ludovico Vaccaro ha lanciato l’ennesimo allarme denunciando anche lui che a Foggia non vuole andarci nessuno.

Ma cosa succede a Foggia? Perché questo senso oggettivo di assenza di qualsivoglia aspetto attrattivo di una città capoluogo di provincia? Le risposte possono essere tante ma ve ne è una che viene da lontano ed è oggettiva: in quel territorio la distanza della politica dai cittadini è clamorosa, non vi sono progetti di interesse nazionale e quei pochi che ci sono (vedi Leonardo) sono soggetti alla capacità delle istituzioni di sostenerli finanziariamente e con la giusta capacità di comunicazione nelle stanze che contano ovvero quelle del governo nazionale.

Certo non è facile rimediare alla debacle vissuta con la passata amministrazione comunale travolta da scandali e mandati di cattura ma l’impegno civile di tutte le altre istituzioni, della Regione, della Provincia, di Confindustria, delle forze sociali dovrebbe essere più incisivo e soprattutto più propositivo.

Eppure quella terra con i suoi luoghi turistici tra i più ambiti a livello europeo offre uno spaccato di rara bellezza, una offerta di ospitalità di tutto rispetto, una qualità enogastronomica famosa ovunque. Ma basta avvicinarsi a quel territorio semmai giungendo dalla litoranea di Manfredonia per ammirare da un lato cicogne e fenicotteri rosa e dall’altro l’abbandono assoluto mentre la strada che percorriamo è una groviera di buche sull’asfalto. Si arriva alle gallerie di Pugnochiuso e Vieste felici di non aver distrutto completamente i pneumatici e incantati dal panorama mozza fiato che tra ginestre e strapiombi sul mare rendono il paesaggio unico e affascinante. Ma perché a pochi chilometri da quel paradiso si precipita in territori pervasi da illegalità e refrattari a cambiare il modo di vivere. La questione è anche culturale oltre che etica e l’idea, pur necessaria, di dotare quella terra di supporti repressivi (vedi Cacciatori di Puglia) da sola di sicuro non basta.

Serve la prevenzione e la si costruisce favorendo lo sviluppo del territorio, promuovendo iniziative culturali e commerciali di interesse europeo o almeno nazionale e non come avvenuto ancora una volta di recente, con una squallida fiera ove non son neppure riusciti a organizzare le mangiatoie per gli animali.

La provincia di Foggia è un territorio ricco di storia, con un passato diametralmente diverso da quello di oggi e neppure la recente e prestigiosa presenza a capo del Governo di un suo figlio (Giuseppe Conte) ha cambiato le cose e questo la dice lunga sulla capacità di proposta di quel territorio bellissimo ma maledettamente abbandonato.

Occorre una nuova strategia di programmazione per quel territorio, facendo tesoro dei ripetuti allarmi del Procuratore Vaccaro e sostenendo senza se e senza ma i suoi inviti che sono quelli che auspicano tutti i cittadini onesti stanchi di sapere che la propria terra è assente dalla necessaria visione istituzionale.

Privacy Policy Cookie Policy