L'analisi
La pace tra Ucraina e Russia val bene una messa, ma l’Europa deve svegliarsi
Intanto Papa Francesco, rompendo gli indugi e mostrando determinazione, ha annunciato una missione di pace del Vaticano e ha ribadito di essere disposto «a fare tutto quello che si deve fare» per trovare una soluzione diplomatica
È passato oltre un anno dall’inizio dello scontro militare fra Ucraina e Russia e ci domandiamo quando si porrà fine ad una guerra assurda che assume sempre più il carattere di un genocidio. E l’Unione Europea che ruolo sta svolgendo? Riesce ad affermare il proprio protagonismo a difesa del diritto di autodeterminazione dei popoli e della democrazia, oltreché della sicurezza, anche economica e sociale, dei popoli d’Europa? E questa è la seconda domanda, ancora oggi senza una risposta certa.
Intanto Papa Francesco, rompendo gli indugi e mostrando determinazione, ha annunciato una missione di pace del Vaticano e ha ribadito di essere disposto «a fare tutto quello che si deve fare» per trovare una soluzione diplomatica alla guerra d’invasione russa, un evento sanguinoso nel cuore dell’Europa cristiana.
Gli Ucraini sono un popolo operoso e orgoglioso della propria storia, fortemente ancorati alla propria identità europea, al contrario del popolo russo, diviso fra l’anima europea e quella asiatica, ancorché ancorato ad una dimensione imperialista sull’Est Europa.
L’aspetto più inquietante della strategia militare di Putin è la «disinformatzia» messa in campo per negare la verità, somministrando una falsa ricostruzione storica che tende a negare l’identità di un popolo, di una nazione e del suo diritto all’autodeterminazione.
È una lunga storia quella della pretesa russa sul territorio ucraino e sul suo popolo: per due volte il Governo russo intentò il genocidio a danno degli ucraini provocando carestie e tentando di mettere in ginocchio una nazione fino ad allora forte economicamente grazie alla sua tradizione agricola ed al sistema della piccola proprietà contadina. La prima carestia forzata fu provocata da Lenin fra il 1921e il 1922, la seconda, la più grande, dopo dieci anni, da Stalin tra il 1932 e il 1933 causando quattro milioni di morti, circa un quarto della popolazione. Quest’ultima viene ricordata in Ucraina ogni anno, il 23 novembre con il nome «Holodomor», o «sterminio per fame». Ovviamente tutto questo fu astutamente occultato e ancora oggi viene negato da parte delle autorità russe.
Siamo di fronte al più grande sterminio della storia europea del XX secolo dopo l’Olocausto Ebreo, riconosciuto dall’ONU nel 2003 e dal Parlamento UE con una risoluzione del 2008 quale «carestia artificiale» e spaventoso crimine contro il popolo ucraino e contro l’umanità. A fine dicembre 2022, inoltre, con una nuova risoluzione, il Parlamento Europeo tornato sul tema riconoscendo ufficialmente che l’Holodomor fu un genocidio.
Nonostante questo, il processo di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea ha subito gravissimi rallentamenti. A seguito della richiesta ucraina, i negoziati iniziarono solo il 2007, pervenendo alla firma dell’Accordo di Associazione, primo step nel percorso di adesione, solo nel 2014. L’applicazione provvisoria della zona di libero scambio pervenne nel 2016. Nel giugno 2022 il Consiglio UE ha concesso lo status di paese candidato Ue all’Ucraina, dando vita ai relativi negoziati, e solo il 23 febbraio scorso i leader UE hanno tenuto il primo vertice con l’Ucraina a seguito dell’aggressione: un ritardo inaccettabile! Il rigido protocollo UE sui processi di adesione non consentì una gestione politica intelligente della vicenda.
Se quel processo fosse stato gestito intelligentemente, con lungimiranza politica, modificando le regole UE nell’interesse superiore della sicurezza europea e della sua integrità territoriale, l’Ucraina sarebbe diventato paese membro garantendosi la protezione UE rispetto alle minacce di aggressione della Russia, che oggi tanto terrorizzano i paesi baltici e scandinavi.
Sono passati 15 anni, dal 2008, e siamo di fronte ad un nuovo tentativo di genocidio, questa volta incommensurabilmente più violento e spregiudicato.
La Russia vuole anche dare una lezione alla UE ed impedire il suo allargamento a Sud Est ed a Nord Est, vuole arginare il contestuale allargamento della NATO; vuole continuare ad imporci il suo gas ed il suo controllo sulle rotte dei Mari del Nord e relativi e giacimenti. Questa guerra non avrà più fine, rappresenta e rappresenterà la spada di Damocle della minaccia nucleare russa sui paesi europei, per ricondurli ad una politica estera di maggiore prudenza. Ed è evidente come l’asse geopolitico e di interessi economici della Russia si stia sempre più spostando verso Oriente: la Cina ha ormai una posizione diplomatica strategica nel governo della vicenda, con innegabili vantaggi economici e politici (si pensi al suo rafforzamento nella vicenda di Taiwan).
Forse è giunta l’ora di cambiare strategia: il supporto strategico al Governo ucraino non basta più, soldi e armi non fermeranno l’orgoglio di Putin e gli interessi russi nella madre di tutte le sue battaglie.
Se Putin non si fermasse e alzasse ancora di più il tono dello scontro militare, reagendo anche al supporto della NATO e dei paesi occidentali, le conseguenze potrebbero essere nefaste. Ogni tentativo di mediazione di paesi terzi è fallito, e non si può chiedere a Zelensky di fare un passo indietro sulla difesa della sua Nazione.
Forse è giunta l’ora che l’Unione Europea ufficializzi l’adesione dell’Ucraina alla UE, senza se e senza ma, e si faccia carico con decisione dell’onere di un accordo con la Russia, mediando un’intesa e pagando un prezzo politico per riscattare l’unità del popolo ucraino, la sicurezza e la libertà del popolo europeo.
Papa Francesco, con la sua missione di pace sta fornendo alla Ue una grande opportunità: sta a noi raccoglierla. Forse Kiev val bene una messa…