Lo studio
L’intelligenza artificiale suona? Bene, ma la musica non si riduca ad una fredda serie di algoritmi
Il cambiamento è benvenuto, ma serve che legislatori e artisti ora lavorino insieme
In un mondo sempre più digitalizzato, l’intelligenza artificiale (da ora in poi IA, ndr) sta penetrando in ogni aspetto della nostra vita quotidiana, e la musica non fa eccezione. Con l’avanzare delle tecnologie, l’IA si sta affermando come un’incredibile risorsa per la creazione musicale, generando composizioni che sfidano i limiti della creatività umana e aprono nuovi orizzonti nell’industria musicale.
Nelle settimane passate, ha fatto scalpore il caso della canzone Heart on My Sleeve, una traccia musicale creata grazie ad un software di IA, che simula una collaborazione tra i famosissimi cantanti Drake e The Weekend. Infatti, il software utilizzato è capace di analizzare (utilizzando algoritmi di apprendimento profondo) le voci dei cantanti e replicarle fedelmente, una tecnica già vista con i deep fake. Poi c’è anche la cantante canadese Grimes, che ha abbracciato l’innovazione mettendo a disposizione di tutti la sua voce, e offrendo la metà dei ricavati generati da canzoni prodotte con essa. Mentre Snoop Dog, ha semplicemente commentato dicendo che la situazione ci sta sfuggendo di mano.
Queste innovazioni sollevano interrogativi etici e pratici. Come si può stabilire la proprietà intellettuale di un brano creato da un’IA? E, forse più importante, l’introduzione dell’IA nella creazione musicale sta togliendo il tocco umano e personale che rende la musica un’esperienza emotiva e condivisa? Per affrontare questo fenomeno, i legislatori europei hanno proposto di inserire nell’AI Act il requisito di rivelare eventuali materiali protetti da copyright utilizzati dall’IA. Tuttavia, l’efficacia di questa norma potrà essere valutata solo dopo la sua entrata in vigore. L’eurodeputato Brando Benifei ha affermato che l’AI Act, attualmente una proposta di legge, dovrebbe entrare in vigore entro il prossimo anno, prima della fine del suo mandato.
Nulla invece è stato detto sulla questione della salvaguardia della musica come forma di comunicazione artistica. La musica è, indubbiamente, un elemento che ha contribuito all’evoluzione della società come la conosciamo oggi, anche fungendo da «incubatore» del linguaggio.
Fin dalla preistoria, imitando i suoni della natura, gli uomini e le donne iniziarono ad utilizzare il canto e la musica per esprimere le proprie emozioni e comunicare tra loro, proprio come fanno gli uccelli, le balene e altri animali.
Come spiega Charles Darwin, questo linguaggio musicale ed emotivo avrebbe consentito agli uomini preistorici di stabilire legami sociali.
Nel corso del tempo, la musica e il linguaggio si sono poi differenziati, con il linguaggio che si è evoluto per diventare uno strumento di comunicazione più complesso e articolato, mentre la musica ha continuato a svolgere un ruolo fondamentale nell’espressione delle emozioni e nel rafforzamento dei legami sociali.
In un mondo sempre più interconnesso, la musica continua a rappresentare un ponte tra culture e tradizioni diverse, testimoniando il potere dell’arte nel consolidare le relazioni umane e nel dar voce alle emozioni più profonde.
La nostra società è inevitabilmente in continua evoluzione. Questa «nuova» musica racconterà il cambiamento della società, una società influenzata dalla tecnologia, dove la comunicazione assume forme diverse e si svolge tramite i log in.
La musica ci aiuta a raccontare quello che ci circonda. Infatti, la creazione di un brano musicale spesso richiede un processo emotivo, in cui l’artista esplora le proprie esperienze e sentimenti per dare vita a un’opera unica e significativa. Con l’IA, il rischio è che questo processo potrebbe essere ridotto a una serie di algoritmi e calcoli, privando la musica della sua essenza emotiva e artistica.
Il cambiamento è benvenuto ed inevitabile, ma è essenziale gestirlo con attenzione. Legislatori, artisti e appassionati di musica dovranno lavorare insieme per garantire che l’arte musicale continui a evolversi in modo armonioso, senza perdere la sua capacità di toccare le corde dell’anima e di unire le persone attraverso il linguaggio universale delle emozioni. Solo attraverso un approccio collaborativo e una discussione aperta sarà possibile affrontare le sfide poste dall’IA e assicurare che la musica mantenga il suo valore emotivo, artistico e culturale nel mondo sempre più digitalizzato di oggi.
*Solicitor in Inghilterra e Galles, Ricercatore Marie Curie presso Scuola Superiore Sant’Anna (Pisa)