La riflessione

Ma nessuno parla più della transizione climatica, così l’Italia dimentica...

Francesco Prota

«La nostra attenzione, e gli sforzi di tutti, dovrebbero essere focalizzati su come attuarla: una necessità, non un’opzione»

Un tema che sembra un po’ sparito dal dibattito pubblico italiano - nonostante che l’ambiente sia tra gli obiettivi del Pnrr - è quello della transizione climatica. L’attenzione è catturata da altro. Da un lato, l’aumento degli sbarchi di migranti, tanto che il Governo ha deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, con un evidente errore di percezione in quanto non si tratta di una «emergenza», ma di un dato «strutturale» e come tale, dunque, da affrontare all’interno di un quadro di politiche migratorie e di integrazione «ordinarie».

Dall’altro, le improvvide dichiarazioni di alcuni esponenti della compagine governativa, da ultimo il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, che a proposito di denatalità e migranti ha parlato di «sostituzione etnica» (concetto aberrante), suscitando, giustamente, reazione sdegnate.

E, invece, la nostra attenzione, e gli sforzi di tutti, dovrebbe essere focalizzata su come attuare la transizione climatica: una necessità, non un’opzione. Come recentemente ribadito dal gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (IPCC) nel loro ultimo rapporto, se vogliamo salvarci dal collasso climatico è necessario che i governi agiscano subito. Gli impatti climatici continuano a intensificarsi e si prevede che si intensificheranno a ogni ulteriore innalzamento della temperatura media globale. Cambiamenti diffusi e rapidi si sono verificati nell’atmosfera, negli oceani, nella criosfera e nella biosfera. E tali cambiamenti, derivanti dall’uso insostenibile dell’energia, dallo sfruttamento del suolo, dagli stili di vita e dai modelli di consumo e produzione, stanno già determinando eventi meteorologici estremi in ogni regione del mondo con impatti negativi e danni alla natura e alle persone.

Le scelte di breve periodo non sono negoziabili. Con ogni incremento di temperatura, gli eventi estremi saranno più diffusi e devastanti e gli impatti a lungo termine decisamente superiori a quelli attualmente osservati. Inoltre, i rischi climatici e non climatici interagiranno sempre più tra loro, creando rischi composti e a cascata, più complessi e difficili da gestire (l’interazione tra il cambiamento climatico e la diffusione di agenti patogeni mortali potrebbe preannunciare future calamità).

Che fare? Non abbiamo che una strada da percorrere: è necessario eliminare le cause del cambiamento climatico e prepararsi, al contempo, a gestirne gli effetti. In altre parole, dobbiamo, da un lato, ridurre la quantità di gas serra nell’atmosfera e, dall’altro, prendere le necessarie misure per affrontare un clima che sta già cambiando: «mitigazione» e «adattamento».

La finestra per intervenire si sta chiudendo, ma per fortuna tante opzioni esistono già e molte hanno un costo inferiore rispetto ad alternative tradizionali oltre che un impatto potenzialmente rilevante. La transizione climatica è una grande opportunità di cambiamento strutturale.

Con riferimento al tema energia, si tratta di puntare sulle rinnovabili su larga scala per l’elettrificazione (il fotovoltaico dovrebbe rappresentare il fulcro di questo processo in quanto rapido, scalabile, velocemente implementabile, e senza necessità di forti incentivi). Per quanto riguarda l’agricoltura, promuovere le «migliori pratiche» e una gestione sostenibile del suolo. Per l’industria, puntare su efficienza energetica ed idrogeno nel caso dei settori definiti hard to abate (vale a dire quei settori per cui non è possibile la decarbonizzazione tramite un processo di elettrificazione diretta). Accanto a questo occorre, poi, fare leva su una domanda più consapevole.

Come abbiamo appena detto, la transizione climatica è una grande opportunità di cambiamento strutturale e da questo punto di vista può rappresentare anche una grande occasione di sviluppo del Mezzogiorno. La creazione di una filiera energetica deve diventare una priorità su cui concentrare gli investimenti sia pubblici che privati. La gigafactory Enel Green Power di pannelli solari a Catania è un passo in questa direzione, che speriamo non rimanga isolato.

Crescita economica e decarbonizzazione dell’economia non sono incompatibili, anzi la transizione può rappresentare un’opportunità di crescita, di creazione di posti di lavoro, e di diffusione di nuove tecnologie.

Privacy Policy Cookie Policy