L'analisi

Un forte senso di squadra prevalga nel nome dell’Unione europea

Piero Liuzzi

Tutti hanno solida e antica consuetudine con Tajani e Fitto per evidenti motivi ed entrambi giocano un ruolo delicatissimo nella relazione tra Ue e governo italiano

«Ciò che va bene per la Fiat, va bene per l’Italia» è la frase, forse apocrifa, attribuita a Gianni Agnelli. Vera o verosimile, l’espressione rende bene l’ovvia e solidissima vocazione governista dell’Avvocato. È azzardato sostituire Fiat con Mediaset? Forse no, se la piccola rivoluzione interna a Forza Italia ha il fine di riportare il partito di Silvio Berlusconi ad un più stretto e solidale rapporto con Giorgia Meloni.

Che la vicenda sia da attribuire ad una manovra di Marina Berlusconi e del management aziendale, al ritorno in ruolo di Gianni Letta o addirittura dall’influenza di Marta Fascina sul Cavaliere, poco importa. A che sarebbe servita mai una guerriglia interna alla maggioranza di governo? Quale utilità avrebbe potuto portare alla galassia politico-aziendale le improvvisate esternazioni pseudoputiniane di Berlusconi? Per non dire di quell’inizio di legislatura burrascoso sul voto per Ignazio La Russa.

Le cronache narrano del prevalere in Forza Italia dell’ala governista, del prudente Tajani, uomo di lunghissima esperienza bruxellese. E qui forse c’è un nodo da sciogliere. È fantapolitica immaginare che il sommovimento interno a Forza Italia sia stato generato anche da qualche telefonata giunta ad Arcore da Palazzo Berlaymont?

Piaccia o non piaccia, si tratti di Roberta Metsola, di Ursula von der Leyen, ancor più del presidente del PPE, Manfred Weber, tutti hanno solida e antica consuetudine con Antonio Tajani e Raffaele Fitto per evidenti motivi. Per ragioni altrettanto evidenti Tajani e Fitto giocano un ruolo delicatissimo nella relazione tra UE e governo italiano.

Di mezzo ci sono il triangolo Washington - Bruxelles - Roma e la questione del PNRR più qualche altra faccenda da mediare, dal MES con annessi minori ma critici come il pasticcio dei «balneari».

Sullo sfondo ci sono le elezioni europee. Una partita tutta da giocare nella quale Fratelli d’Italia avrà un ruolo probabilmente decisivo e del tutto inedito. Anche Forza Italia sarà chiamata a fare la sua parte, forse modesta, forse determinante.
Le grandi manovre bruxellesi sono in pieno svolgimento e con una guerra in corso c’è poco da scherzare sugli equilibri politici interni alla UE. La recente missione bruxellese di Meloni ha reso evidente che «il bicchiere mezzo pieno» può anche essere visto «mezzo vuoto».

In questo scenario quale senso avrebbe mai una guerriglia interna al governo? Si dirà che qualche strepito potrebbe venire dalla valanga di nomine che Palazzo Chigi dovrà arbitrare. È possibile. Anche se proprio il ritorno in campo di Gianni Letta lascia pensare che agli strepiti seguiranno i sussurri e che «la quadra» si troverà con discreta soddisfazione di tutte le parti in causa.

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