Il ricordo

«Cosa c’è dietro l’angolo?»: bontà sua, Maurizio Costanzo inventò con ironia la televisione geniale

Michele Mirabella

«Bontà loro» nasce nel 1976 e precede di sei anni l’esperienza del MCS. Condusse anche diverse edizioni di Buona domenica, le prime con Corrado

«Cosa c’è dietro l’angolo?». Indagava il conduttore, provocava il giornalista, recitava l’attore, insinuava l’autore, giocosamente indagava lo scrittore. Erano costoro, tutti, Maurizio Costanzo. E gli intervistati, bontà loro, si prestavano al colloquio che li faceva diventare popolari come protagonisti, testimoni, spalle comiche, antagonisti, interpreti del dramma o della commedia della vita.

La tragedia, adesso, è arrivata inesorabile. Le domande di Maurizio restano a segnare la storia della televisione italiana. E anche le risposte vanno memorizzate non solo nella verbalizzazione delle cronache massmediologiche, ma, soprattutto, nella storia della comunicazione in Italia.

Polimorfo ingegno del giornalismo che non abbandonò mai, Costanzo, bontà sua, si diede, con l’ingegno raro che lo guidava, alle molte attività della comunicazione: cronaca, attualità, spettacolo, cultura e sociologia applicata, con il pacato, sornione talento dell’artista intelligente che cammina in tutte le strade come calcando uno smisurato palcoscenico e misurandone le innumerevoli risorse.

L’elenco, cari lettori, o dovrei dire spettatori, è lungo e spazia in tutte le discipline dell’arte della comunicazione. Bontà sua, Costanzo aveva compreso spontaneamente quello che recita la teoria della sociologia della comunicazione: «Non si può non comunicare. Tanto vale saperlo fare». E lui è stato maestro, con una sapienza fatta di esperienza della vita popolare e della impervia strada della cultura sociale unite alla bonomìa ironica del sornione cronista che fu ad appena vent’anni.

Ho vissuto con lui non poche vicende professionali, ho discusso con lui di cultura e società parlando d’altro, di vita quotidiana come argomento basilare della sua ironia, mai spietata, ma magistrale. Il mio debutto come autore, regista e conduttore televisivo fu promosso è tutelato dalla sua esperienza, dal suo talento e dal suo senso dell’humour pacatamente caustico che era capace di sedare perfino le effervescenze di tambureggianti venditori di menzogne. Bontà sua, Maurizio ha lavorato con il meglio dello spettacolo italiano, con protagonisti indiscussi, ma non ha rifiutato di misurarsi con personaggi molto discussi di cui, con «pietà» più che professionale, non si accaniva a dimostrare i loro torti e le loro debolezze. Insomma, se ne va un protagonista della nostra cultura, della storia della comunicazione e della nostra vicenda sociale. Ma lo «show» di Maurizio Costanzo resta non solo nel nostro mestiere, ma nella sensibilità culturale del nostro Paese. Bontà sua.

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