Il commento

Cambia il clima ma l’uomo non smette di combinare guai

Vito Lisi

Dicono che il clima sia impazzito, io penso che ragioni benissimo e si comporti così solo in conseguenza alle azioni umane, quelle sì sempre folli.

Gli insetti non muoiono più e a Natale un gadget sempre più gradito sono le mitiche palette schiacciamosche; gli ulivi non riposano, i mandorli sono in fiore, le mimose rigogliose come l’8 di marzo.

Dicono che il clima sia impazzito, io penso che ragioni benissimo e si comporti così solo in conseguenza alle azioni umane, quelle sì sempre folli. Oggi, seppur con 20 anni di ritardo, si parla in maniera diffusa di riscaldamento climatico, il fenomeno è tangibile più che mai con l’inverno che dalle nostre parti non è ancora arrivato e forse non arriverà, non ferma le azioni dei sapiens, logiche che ancora poco hanno a che vedere con una reale presa di coscienza del fenomeno, con una pragmatica inversione di marcia.

La visione antropocentrica che tutto assoggetta al volere e alla forza dell’uomo, che considera la natura come qualcosa di estraneo alla nostra specie, continua inesorabilmente a mietere vittime. Frane, alluvioni, valanghe, smottamenti, in autunno e siccità, incendi, fiumi a secco e scioglimento degli ultimi ghiacciai d’estate; i danni sono incalcolabili, ma nonostante questo, lo sviluppo, quello che fagocita tutto, è ancora l’unico modello economico in atto. Un esempio lampante di tutto ciò avviene nel Tacco d’Italia, nella provincia di Lecce, che dal 2011 al 2021 ha perso circa 40.000 abitanti, passando da 815.550 a 778.348 (dati Istat), scappati a gambe levate in cerca di una vita dignitosa.

Sarà forse per far emigrare più velocemente i sempre meno resilienti salentini che si realizzerà una nuova autostrada da Maglie a Santa Maria di Leuca, la famigerata e tanto attesa strada statale 275.

Trent’anni dopo il primo illecito progetto, nonostante sia cambiata completamente la vocazione del territorio, si consumeranno circa 100 ettari di campagna per far spazio ad un’autostrada industriale che attraverserà le deserte zone ASI del Capo di Leuca, vuote come un nido senza uova e anche loro soggiogate dallo spopolamento economico industriale. A confortarci ci pensa l’Ispra che sfoggia dati da spavento sul consumo di suolo degli ultimi anni; Puglia e Salento fra i primi in classifica insieme a Lombardia, Veneto e Campania. Cementificare come unica idea politica per creare profitto, posti di lavoro in cambio di suolo fertile. Più un territorio è saturo di cemento più sarà predisposto a calamità climatiche, ma la classe dirigente di ciò si interessa poco. Il nostro Salento vanta poi anche un altro primato da far rallegrare l’umore, quello delle neoplasie che per alcuni tipi di tumore sono superiori del 30% alla media nazionale (registro tumori Asl); ma anche di questo importa poco.

Nonostante l’assenza di fabbriche altamente inquinanti, abbiamo dimenticato una delle cause di questo dolore. La memoria si è di nuovo assopita. Sono sbiaditi i tempi delle inchieste sui rifiuti interrati nel nostro territorio da alcuni imprenditori del tessile-abbigliamento e calzaturiero, che negli anni ‘90 si sono avvalsi di tali servigi grazie alla criminalità organizzata. Le due discariche di rifiuti tossici rinvenute sotto il percorso della nuova S. S. 275 nel 2014, grazie a un nostro esposto alla Corte dei conti di Roma, mi risulta siano ancora lì con il loro percolato che minaccia e forse ha già infangato la falda acquifera, così come le discariche rinvenute a Patù e a Scorrano, così come quelle rinvenute a Cerignola e ad Ordona nel Tavoliere di Puglia. Eppure era solo nove anni fa. Anni che sono solo serviti a far dimenticare, ad archiviare e prosciogliere tutti gli indagati per avvenuta prescrizione.

Nessuno ha pagato per questo danno permanente, nessun politico, sindaco, imprenditore, ingegnere, chi ha commesso questo grave attentato alla salute pubblica l’ha fatta franca. Gli unici a pagare (spesso con la vita) sono i cittadini, un malato ogni due famiglie, una diagnosi infausta ogni giorno sempre più scura e tetra. Gli epidemiologi ci dicono che il picco di tanto male si vedrà negli anni a venire, come se non bastasse al danno si aggiunge la beffa: l’autostrada che doveva tombare discariche si farà aggirando i siti inquinati, uno slalom dei veleni e con entusiasmo politico imprenditoriale darà il colpo di grazia al nostro povero e martoriato Salento, alla memoria e alla dignità di salentini onesti. Quindi tutti pronti a sfrecciare sulla nuova autostrada fuggendo da Leuca con le valigie in mano verso un luogo più rispettoso dei diritti e del benessere dei popoli che vi abitano.

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