L'editoriale
Autonomia regionale: rischio scontro Sud-Nord tra ministri
Due visioni politiche e due storie politiche completamente differenti. Uomo del Msi, patria e famiglia, l’uno. Ex «guardia padana», l’altro. Ma entrambi ora nello stesso governo
Per alcuni osservatori è nato «un governicchio di mediocri, di seconde file». In realtà l’analisi è di parte – avversa - e ingiusta, perché semmai uno dei problemi dell’esecutivo targato Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia sta proprio nella presenza di una serie di prime donne che Giorgia Meloni dovrà cercare di mettere d’accordo.
Prendiamo per esempio due dicasteri apparentemente agli antipodi e che il Mezzogiorno attende all’opera con un certo interesse: Nello Musumeci, siciliano in quota FdI sarà il ministro per il Sud e per il «Mare»; Roberto Calderoli, lombardo di Varese e uno dei fondatori della Lega di Bossi, quella originaria della «Roma ladrona», avrà invece la delega agli Affari regionali e alle Autonomie.
Entrambi hanno sempre guardato con una certa attenzione all’autonomia differenziata. Ma il primo, Musumeci, l’ha approcciata dal punto di vista dell’uomo meridionale: «prima lo Stato deve investire qui come ha fatto al Nord». Il leghista invece la vuole subito, raccogliendo le istanze delle regioni a guida Carroccio, Veneto e Lombardia, ma anche di sinistra-sinistra, come Emilia Romagna e Toscana. In questo caso il risultato per la linea al di sotto di Roma può essere drammatico con il Mezzogiorno condannato alla spesa storica che di fatto fotografa la situazione attuale e di conseguenza con una differenza in negativo dei servizi essenziali con il resto del Paese.
Due visioni politiche e due storie politiche completamente differenti. Uomo del Msi, patria e famiglia, l’uno. Ex «guardia padana», l’altro. Ma entrambi ora nello stesso governo.
Musumeci del resto ha un’altra gatta da pelare. Mentre l’ex ministro Mara Carfagna, quando era alla guida del Sud, si era battuta per «unificare» le problematiche legate al Pnrr, ora i dicasteri sono ben distinti: quello dell’ex governatore della Sicilia e l’altro - Affari europei e Piano nazionale di ripresa e resilienza - affidato a Raffaele Fitto. Apparentemente finirebbero entrambi indeboliti. In realtà ci sarebbe un’altra chiave di lettura: al leghista duro e puro sono stati contrapposti non uno, ma due uomini del Mezzogiorno. Che poi - diciamocelo - ora tocca anche al Sud, essere un po’ meno Sud.