L'editoriale

Il futuro «sostenibile» dei mass media con il Prix Italia a Bari

Oscar Iarussi

«Ma cos’è mai una Tv sostenibile? Per la presidente della Rai Marinella Soldi significa dare priorità ad alcune parole chiave legate al servizio pubblico: inclusione, trasparenza, istruzione»

«In Puglia nessuno è straniero, non dimenticatelo mai», dice il presidente Michele Emiliano sul palco del Petruzzelli aprendo il Prix Italia 2022, concorso internazionale per Radio, Tv e Web, in programma a Bari da ieri fino a sabato 8 ottobre. «La Puglia sarà sempre la casa di coloro che scappano dalla guerra, che vogliono cercare un nuovo destino. Perché la Puglia è la terra della speranza». Non sono soltanto parole di rito. Quest’anno il tema del Prix Italia è la sostenibilità (Sustainable Me) e il logo della rassegna, alla sua 74.ma edizione, è la sagoma stilizzata di un ulivo, simbolo mediterraneo per eccellenza. «Sostenibilità» è un termine entrato prepotentemente nel lessico collettivo a indicare la necessità di uno sviluppo rispettoso dell’ambiente flagellato dalle catastrofi climatiche, e attento a sanare le diseguaglianze, in verità crescenti. In questi giorni sono a Bari centinaia di rappresentanti di reti radiotelevisive o di esperienze digitali, nel segno di una cultura «verde», appunto, cui tende la Puglia del mare limpido e dell’impegno per il risparmio idrico, ma anche dell’ecumenismo nicolaiano in tempi di nuove guerre di religione.

«Non può esserci sostenibilità ecologico- ambientale se non c’è sostenibilità sociale», ha detto il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, intervenuto con un video-messaggio. Cingolani, professore di Fisica, non ha fatto menzione delle sue radici baresi, degli studi e dell’insegnamento in Puglia, sebbene nel Prix Italia siano coinvolti gli studenti delle cinque università regionali. «In futuro - ha spiegato il ministro - anche la bollinatura finanziaria che verrà fatta su ogni progetto di un Paese o di una grande azienda dovrà essere accompagnata da una bollinatura di sostenibilità». E il sindaco Antonio Decaro ha ricordato che giusto oggi, 5 ottobre, quarantuno sindaci della Città metropolitana di Bari «sottoscrivono un patto per la sostenibilità anche sfruttando le possibilità offerte dal Pnrr».

Ma cos’è mai una Tv sostenibile? Per la presidente della Rai Marinella Soldi significa dare priorità ad alcune parole chiave legate al servizio pubblico: inclusione, trasparenza, istruzione. Dal canto suo, il segretario generale del Prix Italia, la giornalista Chiara Longo Bifano, ricorda che la manifestazione coinvolge «una comunità di 130 broadcaster, dalla Corea del Sud, all’Argentina, da Cuba al Camerun, che è entrato proprio da poco».

In quest’ambito globale, certifica un volume dell’Ufficio Studi Rai, la Radio continua a primeggiare sia in Europa sia in Nord America dove rimane la fonte sonora più ascoltata ogni giorno, magari attraverso lo smartphone, con i podcast che prendono sempre più piede. Ma le modalità della comunicazione sono più importanti dei contenuti? Vale tutt’oggi la famosa definizione «Il medium è il messaggio», coniata negli anni ‘60 dal sociologo canadese Marshall McLuhan? I media sostenibili («Sustainable Me»), tra una nuova app e l’imminente canale radiofonico Rai dedicato ai giovanissimi, dovrebbero porsi innanzitutto la questione dell’ecologia dello sguardo.

Sì, la sfida degli editori è senz’altro «intercettare quel target 15-24 anni che tutti cercano di raggiungere», come ha detto ieri il direttore di Rai Radio, Roberto Sergio. Ma è altrettanto cruciale non boccheggiare nel flusso alluvionale dove ogni istante notizie e fake news si confondono e ci confondono. È importante provare a non soccombere nell’inquinamento ambientale delle immagini, vittime inconsapevoli della pollution mediatica che offusca gli occhi e la mente. Perciò «sostenibilità» significa anche garantire la pluralità dell’informazione, dai giornali vampirizzati sui social fino al web, passando per la radio e la Tv. Significa investire risorse statali e comunitarie per tutelare pensieri e visioni minoritari, eretici, originali, non stereotipati. Per dirne una, è simpaticissima la signora Nunzia, maga delle orecchiette della città vecchia negli spot Rai, ma davvero Bari è sempre e solo eterno folclore o un altro format è possibile?

Certe notti davanti al piccolo schermo - almeno quello cosiddetto «generalista» - non v’è programma o show senza un barnum sonnambolico, un circo grottesco, un bestiario di fenomeni da baraccone. Insostenibile, se non per assopirsi sognando un mondo sostenibile.

Privacy Policy Cookie Policy