La riflessione
Pnrr e il caso Basilicata: i partiti non straccino l’agenda di Mario Draghi
Il Governo del «Paese», diretto da una personalità di respiro internazionale che ha permesso all’Italia di essere riconosciuta come una Nazione credibile e in grado di dare seguito a progetti di riforme e di sviluppo, è stato sfiduciato e si va verso elezioni anticipate in settembre
In un momento così difficile della politica, ma soprattutto considerando quanto questa abbia bisogno di dare ai cittadini italiani messaggi chiari e di prospettiva sociale ed economica non disgiunta da una etica politica e culturale, si avverte il bisogno di far riflettere, con alcuni spunti, noi tutti.
Il Governo del «Paese», diretto da una personalità di respiro internazionale che ha permesso all’Italia di essere riconosciuta come una Nazione credibile e in grado di dare seguito a progetti di riforme e di sviluppo, è stato sfiduciato e si va verso elezioni anticipate in settembre.
Molte le «cose» che il Governo ha portato avanti dal suo insediamento, e molte le cose che vanno portate a compimento, soprattutto alcune riforme strutturali e la utilizzazione dei fondi che l’Europa, con la garanzia di Draghi, ci dà l’opportunità di inserire in piani di sviluppo.
Consistenti risorse sono disponibili per interventi e nuove realizzazioni con progetti «avviati» e si dovrebbe dire «pronti» sui quali il governo ha dato slancio e spronava le amministrazioni locali a dotarsi di progetti compiuti.
L’Europa ci ha offerto il 27% del 750 miliardi rivolti a rilanciare la economia affossata tanto dalla crisi pandemica, quanto da una serie di eventi concomitanti come la guerra Russia-Ucraina e si è assistito ai numerosi bisogni di chiedere voti di fiducia da parte del governo per poter lavorare.
Ricorderei che il Recovery Plan non è il piano Marshall che gli Stati Uniti ci concessero come in questi giorni è stato richiamato, perché i criteri furono: urgenza di realizzare opere, creazione di occupazione, crescita del reddito, sostegno alle aree depresse con programmi da essere avvallati da Washington: al proposito ricorderei il ruolo di Andriano Olivetti, responsabile del programma «Fulbright» che dette garanzie della serietà di attuazione (quasi un Draghi ante litteram).
Se l’Europa, ad una nazione come l’Italia «sviluppata» ma bisognosa di aggiustare i «percorsi» della sua economia, ha offerto la possibilità di ottenere risorse, e questa possibilità è subordinata alla validità dei progetti che toccano vari campi in coerenza con gli indirizzi espressi dal governo.
Il governo in carica per i compiti che gli competono, in questa fase può rivolgere attenzione alla validità dei progetti, ma sono soprattutto quei partiti in grado di offrire agli elettori proposte concrete di sviluppo e di superamento di difficoltà sociale, a dover prendere il «testimone» strategico che Draghi gli sta consegnando. Il piano di «ripresa e resilienza», con un nome scelto che evoca un piano progettato sulle «nuove generazioni», ha l’obiettivo di stimolare investimenti che spingono alla ripresa (recovery) e riforme che aumentino la sostenibilità delle singole economie nazionali rendendole più resistenti ai cambiamenti che l’Europa sta aspettando e che Draghi ha garantito essere in fase di attuazione.
I piani nazionali sono redatti con i criteri rivolti a progetti di investimento e spesa su aree particolari: energie pulite e rinnovabili; efficienza energetica degli edifici; trasporto sostenibile; digitalizzazione della Pubblica Amministrazione.
L’Italia da quanto si sa, dei 248 miliardi concessi dall’Europa ha a disposizione 191 miliardi per il Piano di ripresa e resilienza (PNRR), 30 miliardi per un piano complementare del governo e 26 miliardi per opere specifiche (tra queste: verde e transizione ecologica; innovazione; cultura).
In questo scenario reso doloroso dalla crisi del governo Draghi, ad una regione come la Basilicata ed ai suoi paesi si offrono alcune possibilità di sviluppo.
Ripenso a piani di efficienza energetica di edifici per città come Potenza e Matera, ma anche per paesi che per la qualità storica dei propri monumenti hanno bisogno di interventi in grado di preservare una «storia» e renderla fruibile per il futuro.
Ma penso al rilancio di aree interne, quali Melfi, Lavello, Rionero, Avigliano, che con un piano di «trasporti sostenibili» possano collegarsi ad aree di sviluppo. Ma penso anche ad un progetto che colleghi la vocazione turistica balneare della costa ionica ai beni culturali da rilanciare (Museo Archeologico di Metaponto, i templi greci e le Tavole Palatine, il Museo di Policoro) e collegare con altre aree archeologiche (scavi a Civita di Tricarico; cinta muraria sul monte Croccia-Cognato).
Ma ripenso anche a Matera che dopo il ruolo svolto molto bene da capitale europea della cultura può e potrebbe spiegare l’importanza che hanno i suoi Musei, quello Nazionale con le straordinarie raccolte di testimonianze dal neolitico sino al medioevo, e quello di Palazzo Lanfranchi con le opere di Carlo Levi e tavole e dipinti provenienti da tutta le regione.
Molti anche altri interventi da dotare di una seria capacità progettuale che fanno pensare ad un «progetto» Basilicata per le Nuove Generazioni.
Allora lo sguardo va a quei partiti in grado di offrire in questa campagna elettorale, ormai in atto, proposte di sviluppo collegate ai piani del governo in grado di dare credibilità agli elettori: questo il messaggio da essere legato ad una necessaria dose di etica tanto politica quanto culturale.