I dati

I giovani pugliesi tornano alla terra: ecco il ricambio generazionale

Gianpaolo balsamo

Sono oltre 5mila imprese tra innovazione e stalle hi-tech. Tiso (Confeuro): più incentivi. Nel 2025 crescono gli occupati under 35 in agricoltura (+18% su base nazionale), in controtendenza rispetto al calo negli altri settori

In Puglia l’agricoltura parla sempre più «giovane»: sono circa 5mila le aziende condotte da under 35, uno dei contingenti regionali più numerosi d’Italia insieme a Sicilia e Campania. Un dato che conferma la tenuta e l’attrattività del settore primario pugliese in una fase di grande transizione tecnologica e ambientale. Lo scorso mese di settembre l’Istituto Piepoli, su incarico di Confeuro (la Confederazione agricoltori europei) ha fotografato lo stato d’animo delle giovani generazioni italiane rispetto al cibo, alla qualità della produzione, al ruolo dell’agricoltura e al futuro del settore primario. «Agri Under 35-Coltiviamo il futuro» è un’indagine ampia che ha coinvolto giovani tra i 18 e i 35 anni, rappresentativi per genere, età e area geografica. E dalla quale emergono segnali particolarmente interessanti per il Mezzogiorno. E, soprattutto, per la Puglia che vive di agricoltura, la respira e la trasforma.

Secondo l’indagine, Il 15% dei giovani italiani afferma che, se avesse strumenti e competenze, farebbe certamente l’agricoltore o l’allevatore. La percentuale cresce significativamente al Sud e tra gli over 25.

In Puglia, secondo le elaborazioni territoriali basate sulle grandi ripartizioni, questa propensione supera in alcuni casi il 18-20%, con picchi più alti nelle aree interne e nel Salento. Significa che 1 giovane pugliese su 5 vede l’agricoltura non come un ripiego, ma come una possibile scelta di vita.

C’è poi un ulteriore 40% che non esclude la possibilità di intraprendere un percorso agricolo. Un dato enorme, soprattutto in una regione che sta cercando da anni di favorire il ricambio generazionale in un settore che, oggi più che mai, ha bisogno di forze nuove.

«Questa indagine - commenta il presidente nazionale di Confeuro, Andrea Tiso - dimostra chiaramente che i ragazzi italiani, quindi anche le giovani generazioni della Puglia (territorio storicamente e tradizionalmente con una grande vocazione agricola) sono tutt’altro che disinteressati ai temi dell’alimentazione, dell’agricoltura e del futuro del cibo. Al contrario, mostrano sensibilità spiccata, forte consapevolezza culturale e capacità di valutazione matura, che non si limita a semplici scelte di consumo, ma si estende a una visione complessiva del rapporto tra uomo, natura, cibo e società».

Tiso insiste anche sul valore strategico dei giovani per il futuro del settore: «La consapevolezza dei giovani, la loro sensibilità verso la qualità, il rispetto per il lavoro agricolo e l’apertura verso l’innovazione delineano un orizzonte fertile per costruire una nuova stagione del settore primario. Per questa ragione “Agri Under 35 – Coltiviamo il futuro” vuole rappresentare un punto di partenza, non un punto di arrivo»

Il ricambio generazionale non è solo numeri: nel 2025 crescono gli occupati dipendenti under 35 in agricoltura (+18% su base nazionale, 122mila unità), in controtendenza rispetto al calo dei giovani negli altri settori. Un segnale che, incrociato col tessuto d’impresa pugliese, lascia intravedere filiere più strutturate e professionalizzate, anche per effetto della spinta digitale (agricoltura di precisione, sensoristica, energie rinnovabili in azienda).

Nella zootecnia regionale, la redditività resta la sfida centrale: le aziende superstiti sono sempre più spesso condotte da giovani, con modelli gestionali orientati a benessere animale, genetica e filiere latte-carne a valore aggiunto. Il settore, però, sconta costi energetici e mangimistici elevati e la necessità di investimenti in stalle e logistica.

I risultati dell’indagine da noi commissionata - conclude il presidente nazionale di Confeuro, Andrea Tiso - saranno portati nelle principali sedi istituzionali: dal Parlamento italiano ed europeo alla Commissione Ue, fino al Commissario per l’Agricoltura Hansen. Occorre una strategia nazionale forte, che sostenga la formazione, l’accesso alla terra e rimuova gli ostacoli che oggi impediscono a migliaia di ragazzi di trasformare una vocazione in un’impresa».

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