Economia
Crociere, un buon 2023 per la Puglia: analisi e prospettive del turismo post Covid
«Ma Bari crescerà davvero poco». La regione è «regina» adriatica, assorbe il 6,6% della movimentazione dei passeggeri però i mesi invernali non «decollano»
Un buon 2023 per il turismo crocieristico in Puglia ma Bari crescerà davvero poco. È quanto emerge dall’ultimo dossier realizzato da Risposte Turismo, società di ricerca e consulenza nella macroindustria turistica che, tra l’altro, organizza l’«Adriatic Sea Forum - cruise, ferry, sail & yacht» la cui edizione 2022 si è svolta a Bari.
Circa il parco navi, il dossier Speciale Crociere, giunto alla quattordicesima edizione, rileva che tra il 2023 e il 2028 saranno 62 i «giganti del mare» di cui è previsto il varo. Di questi, il 40% saranno alimentati a LNG (25), per i quali si registrerà un record di consegne nel 2025. In totale, i nuovi posti letto saranno oltre 140.000, con una media di circa 2.200 posti per unità.
Molto interessante la classifica dei primi 20 porti del Mediterraneo, venti città che si sono divise 17.233.630 passeggeri movimentati grazie a complessive 8.287 toccate nave. In questa classifica Bari è al 19esimo posto, dopo la montenegrina Kotor (Cattaro) e prima della città natale di Napoleone Bonaparte, la capitale della Corsica, Ajaccio. Per la precisione, se il primo porto in assoluto, Barcellona, nel 2022 ha accolto 2,3 milioni di passeggeri con 807 toccate nave, Bari ne ha accolti 410.846 con 185 toccate.
In questo settore, il capoluogo pugliese ha enormemente sofferto la pandemia e, quindi, non sorprende che rispetto al sofferto 2021, nel 2022 si sia registrato un forte rimbalzo con Bari che ha surclassato la capitale della Catalogna in percentuali di crescita: con +918% di toccate nave, la città presenta la più alta variazione della top 20 ed è seconda, dopo Kotor, per incremento passeggeri, +3-332% rispetto al 2021.
Guardando la ripartizione per regione del traffico crocieristico italiano è di adamantina evidenza come il fronte tirrenico sia preponderante, con Lazio e Liguria che, messe assieme, si dividono perfettamente a metà il 47% dei passeggeri (2,1 milioni a testa). Però val la pena di notare anche che la Puglia è “regina” adriatica assorbendo il 6,6% della movimentazione dei passeggeri e il 7,2% delle toccate nazionali.
Rispetto al 2021, nel confronto interregionale il «tacco» dello Stivale – prosegue il dossier di Risposte Turismo – perde una posizione passando dalla quarta alla quinta, complice l’ottima performance della Campania che, passata dalla quinta alla terza posizione, ha fatto scalare sia la Puglia sia la Sicilia (che era medaglia di bronzo nel 2021 e si ritrova quarta nel 2022). Val la pena di notare che nei porti pugliesi, durante l’anno passato, sono giunti però solo 614.046 passeggeri cioè la metà di quelli giunti in Campania e in Sicilia (1,2 milioni ciascuna). L’Autorità di sistema portuale «Mare Adriatico Meridionale» (Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Monopoli) fa la parte del leone con 501.098 passeggeri e 273 toccate (rispettivamente il 5,6 e il 6,5% della distribuzione totale nazionale). Invece l’Autorità di sistema portuale del «Mar Ionio» - che si identifica con lo scalo di Taranto - nel 2022 totalizza 108.810 passeggeri e 54 toccate (rispettivamente l’1,2 e l’1,3% nazionali).
Se si passa all’analisi per macro area si scopre che – riporta lo Speciale Crociere di Risposte Turismo - «nel 2022 la suddivisione del traffico tra le quattro macro aree vede una leggera penalizzazione per l’Adriatico e Ionio e il Nord Tirreno, nel confronto con il 2021. Rispetto a 10 anni fa, si assiste ad una leggera crescita di concentrazione per le isole e per il Centro-Sud Tirreno». A fronte di una ovvia crescita di Brindisi e Taranto, proprio valutando l’andamento negli anni dei passeggeri movimentati, il dossier dà conto del calo che ha interessato Bari: -32,1% nel confronto decennale 2022 - 2013. Nell’analisi della crescita indicizzata (anno base, valore 1, il 2013) emerge chiaramente come «Bari riesce a superare solo nel 2019 i volumi registrati nel 2013 (+12% 2019/2013)», e ora, dopo lo stop pandemico, si assiste a una crescita sì ma contenuta.
«Sono 6 gli scali italiani che hanno visto nel 2022 un traffico in imbarco-sbarco superiore a quello in transito» dice il report e Bari, purtroppo, non è tra essi. La città viene considerata, alla stessa stregua di Civitavecchia, più un porto di transito che di imbarco e sbarco.
Circa gli andamenti stagionali del traffico nel 2022, oltre ai buoni mesi balneari, si evidenziano ampi margini per la crescita nei mesi invernali. Infatti, solo il 7,7% dei passeggeri sceglie questo periodo in Puglia a fronte del 12,2% che è la media dei primi 15 porti.
Secondo le stime, «i crocieristi movimentati nel 2023 saranno 12,4 milioni con quasi 5.000 accosti in più di 50 porti italiani» e «se le previsioni saranno rispettate, si tornerà ai valori del 2019». Questo in termini generali perché, sempre stando agli esperti di Risposte Turismo, il 2023 non sarà particolarmente buono per il capoluogo pugliese. Tenendo conto che i primi 15 porti «dovrebbero movimentare oltre 11 milioni di passeggeri (oltre il 90% del totale) con più di 3.600 accosti (73% del totale)», a Bari sono attese 425.000 persone ovvero solo il 3,4% in più rispetto al 2022. In pratica, soltanto Trieste farà peggio di così. Quanto agli accosti, nel 2023 saranno l’1.1% in meno rispetto all’anno passato.
Nonostante questi anni difficili, come dice Francesco di Cesare, presidente di Risposte Turismo, «ancora una volta l’industria crocieristica ha reagito ad avversità che ne hanno minato i risultati, riuscendo, in Italia e non solo, a colmare il gap generatosi nel 2020 più velocemente di quanto fatto da altri prodotti turistici. Un risultato che certamente poggia sull’elevata fiducia verso la crociera mostrata da un ampio bacino di domanda rappresentato dai “repeater” (i crocieristi abituali; ndr), ma frutto anche dei continui ed ingenti sforzi prodotti dalle compagnie - e con esse anche dai porti e da altri fornitori inseriti nella filiera - per innovare costantemente, non solo per adeguarsi a vincoli e protocolli entrati in vigore negli ultimi anni ma anche per presentare alla domanda soluzioni di vacanza sempre più attente a rispettare le esigenze e le sensibilità dei clienti».