la storia

Il viaggio di Jeff dalla Nigeria in Puglia: «Ho visto orrore e morte: qui sono salvo e lavoro sodo»

rosanna volpe

Il 29enne arrivato qui 2 anni fa: «Il Cara non è un bel posto. Ma per il momento non ho alternative. Devo restare lì e sperare che le cose vadano meglio»

Sparecchia i tavoli, cammina spedito dalla cucina alla terrazza. Obiettivo: esaudire le richieste dei clienti e tenere in ordine i tavoli. Parla a stento la lingua italiana, ma la comprende. Strappargli un sorriso non è facile. Jeff è nigeriano e ha ventinove anni. In Italia è arrivato quasi due anni fa. Come molti suoi connazionali, ha lasciato il suo paese per tante ragioni: violenza, insicurezza, conflitti, povertà, mancanza di opportunità economiche e instabilità politica. La storia è uguale a quella di tanti altri. Il viaggio da pagare acquistato a caro prezzo, un barcone di fortuna per attraversare il Mediterraneo e giorni di orrore a stretto contatto con la morte. Un viaggio di cui Jeff non ha voglia di parlare: «La nave traballava. C’erano tante persone. Siamo rimasti per giorni stiparti alla meno peggio. Ho avuto paura. Tanti “fratelli” non ce l’hanno fatta. Quando ho visto la terra ferma, ho capito che ero salvo».

Ogni giorno, Jeff lascia il Centro di accoglienza richiedenti asilo di Palese, prende il pullman che lo conduce a San Girolamo e alle nove è già al lavoro. «Il Cara non è un bel posto. Ma per il momento non ho alternative. Devo restare lì e sperare che le cose vadano meglio». Sulla grande terrazza del ristorante «Spirito di patate» riordina sedie e tavoli, organizza la spesa e dà una mano nella pescheria a ridosso del ristorante. È il secondo anno che il gestore Giovanni Iurlo, lo assume nel periodo estivo quando la terrazza sul mare è particolarmente frequentata da baresi ma anche da turisti. «Non è mai facile - racconta Iurlo - trovare personale italiano disposto a lavorare. Abbiamo orari pesanti e dobbiamo essere sempre disponibili verso i nostri clienti. I giovani non sono sempre disposti a sacrificare l’estate e a rinunciare alle serate con gli amici. Quindi mi capita spesso di assumere, da aprile a ottobre, giovani stranieri. Nella maggior parte dei casi ci siamo trovato bene. Lavorano sodo e ci danno una grande mano. Poi ci sono ragazzi come lui a cui siamo particolarmente legati: qui spero abbia trovato una seconda famiglia».

Jeff nel periodo invernale è impegnato in altri lavori: «Cerco di darmi da fare, di lavorare tanto e di risparmiare il più possibile. Ho una bambina di tre anni e una compagna che ho conosciuto in Italia e da qualche anno vive in Olanda. Non so quello che farò nel mio futuro. Però di una cosa sono certo: nel mio paese non tornerò. Non per il momento». Bari? «È una città molto bella e accogliente. La gente è sorridente ed è gentile. E poi c’è il mare. Un giorno sogno una casa tutta mia dove poter vivere con la mia compagna e la mia bambina».

Privacy Policy Cookie Policy