La curiosità

Bari, quegli strani versi in rima vergati dall’anonimo «Poeta della serra»

Giovanni Longo

Da via Calefati a Largo 2 Giugno spuntano brevi poesie

BARI - La sua penna stilografica è un pennarello nero o viola. La sua pergamena è un bidone dell’immondizia o la centralina dell’Enel. Un anonimo poeta di strada che si firma, il «poeta della serra» (nessun refuso, anche se è molto probabile che i suoi versi vengano vergati quando la luce si fa da parte lasciando il posto alla notte, lontano da occhi indiscreti) esibisce la sua vena da «artista di strada». A meno che le sue brevi rime non nascondano messaggi di diverso significato, messaggi subliminali indirizzati a qualcuno. Difficile davvero sbilanciarsi. A volte le sue rime sembrano riuscite, altre volte un po’ meno.

Una volta le sue composizioni compaiono in via Calefati quasi ad angolo con corso Cavour. Un’altra lascia traccia di sé in Largo 2 Giugno. «Adoro chi scopre ciò che celo (nel senso di «si nasconde»): Chi, oltre le mie nuvole, vede il cielo», si legge su un bidone della raccolta differenziata della plastica, con, sullo sfondo la Camera di Commercio.

Altre volte, è Largo 2 Giugno ad ispirare i suoi versi. Su una centralina dell’energia elettrica, questa volta con un pennarello viola, verga brevi versi forse più efficaci (ma dipende sempre dai punti di vista, sia chiaro, nulla più dell’arte è soggettivo). «Scusa se ci ho messo tanto, m’ero perso nel rimpianto». Firmato, appunto «Poeta della serra». Quale sarà la sua prossima tappa? Davvero difficile dirlo, al prossimo verso...

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