L'esperto di comunicazione

Sanremo 2023, il barese Carriero: «A Blanco avrei detto di tornare sul palco con una scopa»

Graziana Capurso

«Archivieremo questo episodio più in fretta di quanto pensiamo»

Il caso Blanco «spaccafiori» a Sanremo ha scosso la prima serata del Festival e non solo. Fiumi di commenti e polemiche si sono riversati dentro e fuori il palco dell’Ariston. Che si tratti di una strategia? Ce lo spiega il barese Cristiano Carriero storyteller ed esperto di social media marketing.

La domanda delle domande, Blanco ci è o ci fa? Si è trattato di una reazione a caldo per l’inconveniente tecnico dell’audio o era davvero tutto studiato?

«È molto probabile che la scena fosse stata studiata: la canzone si chiama l’Isola delle rose, quella scenografia è stata allestita al momento e non escludo che Blanco non abbia ottenuto il permesso dalla direzione artistica del Festival per fare quello che fa nel video. Prendere a calci le rose. Nel momento in cui ha capito che non aveva il ritorno in cuffia ha scaricato il suo nervosismo e la sua frustrazione con quel gesto. Questa credo sia la ricostruzione più credibile, ma la mia osservazione è un altra: è davvero importante se la scena fosse stata apparecchiata o meno? A noi telespettatori arriva un messaggio poco edificante. Prendere a calci i fiori a Sanremo è un po’ come prendere a calci nel sedere le vacche in India. Dopo è difficile rimediare».

Il cantante ha fatto marcia indietro chiedendo scusa sui social con la poesia «Ariston». È stata la giusta strategia per affrontare questa crisi d’immagine?

«L’idea è molto carina, in linea con il personaggio anche se il riscontro è ancora freddino, ci sta che i fan siano arrabbiati. Ma fidatevi, al di là di tutto, archivieremo questo episodio più in fretta di quanto pensiamo».

Se fosse stato al posto dello staff della comunicazione di Blanco come si sarebbe comportato?

«Sono sincero, gli avrei consigliato di tornare subito sul palco con una scopa. Proprio come ha fatto Gianni Morandi. Magari a spazzare insieme. Sarebbe stata una immagine potentissima».

A proposito di immagini, questa edizione ci restituisce un Festival super social. A incoronarlo è bastata la scenetta della Ferragni che crea in diretta il profilo Instagram ad Amadeus. Cosa ne pensa?

«Per analizzare questo fenomeno bastano i numeri, impressionanti. L’accoppiata televisione e influencer marketing sarà un tema importantissimo in futuro: il profilo di Amadeus ha fatto il botto, registrando già 700mila follower (in aumento), una media di 800mila like a post e la spunta blu più veloce della storia di Meta. I social e gli influencer devono molto a Sanremo, ma è vero anche il contrario. Faccio fatica ad immaginare cosa sarebbe oggi il Festival senza Facebook, Instagram, Twitter, Tik Tok. Non per niente nel 2008 gli ascolti erano in calo, e se oggi abbiamo un Festival è perché c’è la possibilità di diventare tutti, almeno per una settimana, critici ed opinionisti».

Quindi siamo di fronte a una nuova frontiera dell’intrattenimento?

«Sì. Guardare la tivù in maniera sempre più integrata e interattiva con i social va oltre il presente. Non solo Sanremo va in questa direzione ma tutta la trash tv, per non parlare del calcio (la Gen Z non riuscirebbe mai a stare 90 minuti senza smartphone) o delle serie tv commentate non in diretta. Qualunque format televisivo viene pensato con questo scopo».

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