Letture
Famiglie e segreti nel nuovo libro di Ermal Meta: «Più libertà nel romanzo che in una canzone»
Bari, oggi la presentazione alla Feltrinelli dell'opera «Le camelie invernali»
Ermal Meta è al suo secondo romanzo, Le camelie invernali (La nave di Teseo, pp. 224, euro 19), storia di un conflitto profondo tra due famiglie legate da una serie di segreti che non si possono confessare, vittime di una tradizione radicata in un passato oscuro. Il libro sarà presentato alla Feltrinelli di Bari oggi alle 18.
Qual è la differenza tra scrivere una canzone e scrivere un romanzo?
«Per me c’è una differenza enorme, perché la scrittura di una canzone ha dei limiti: le battute, la metrica, la rima; devi restare entro un certo tipo di minutaggio, altrimenti diventa una canzone infinita e probabilmente non andrebbe neanche bene. Un romanzo, invece, ti concede una grande libertà, ti permette anche di parlare di cose di cui normalmente non parleresti nelle canzoni. La costruzione di una canzone è verticale, invece la scrittura di un romanzo è orizzontale, e ti concede molto più spazio».
Si sente diverso nelle vesti di scrittore rispetto a quelle da cantautore?
«Sono sempre io, ma è un’altra parte di me. Quando scrivo una canzone sono un cantautore, quando scrivo un romanzo sono uno scrittore e cerco sempre di farlo nel miglior modo possibile; però, alla fine, sono sempre io che utilizzo due forme di espressione diverse ma unite da una passione comune: voler raccontare».
Cosa la fa sentire più libero, scrivere canzoni o scrivere romanzi?
«In entrambi i casi è una grande libertà, quando scrivi una canzone apri una finestra su un mondo, mentre quando scrivi un romanzo apri tante finestre, magari su un panorama diverso, magari anche simile. Scrivendo un romanzo quante più finestre apri tanto più ti stai esponendo, cosa che magari con una canzone non accade. Una canzone ti permette di focalizzare un po’ di più, riesce ad arrivare in maniera molto veloce, mentre un romanzo richiede un percorso più lungo, sia nella scrittura che nella lettura».
Lei si sente mai stretto in una definizione, che sia quella di cantautore o di scrittore?
«A me piace pensare di essere una persona libera, una persona che fa quello che gli piace. Ho l’immensa fortuna e il privilegio di scrivere canzoni, di suonare, di fare concerti, di scrivere romanzi. Non so quanto le definizioni strette raccontino delle persone, perché poi alla fine scrivere è soltanto quello che uno fa, non è necessariamente quello che uno è».
Anche in questo romanzo racconta l’Albania?
«Sì, è una storia che si sviluppa tra l’Albania e la Grecia ed è il racconto di due ragazzi, amici, che si ritrovano a vivere loro malgrado una faida familiare. Il padre di uno ammazza il papà dell’altro, e a un certo punto diventano nemici perché scatta lo xanun, antica legge dell’Albania del nord che ha delle regole precise per quanto riguarda la vendetta. I due ragazzi, che vedono stravolgere la loro esistenza, saranno costretti a fare delle scelte difficili, prenderanno delle strade impervie e cercheranno, nonostante tutto, di tenere viva la loro antica amicizia».
È capitato che in passato lei abbia assunto delle posizioni su fatti di cronaca e su questioni politiche: questa libertà le è data dal fatto che un artista ha maggiore libertà nell’esprimersi, o il suo carattere fa sì che non si tiri mai indietro rispetto a quello che accade?
«Credo che sia il mio carattere, perché io sono fatto così da quando ero piccolo e anche prima di diventare un personaggio conosciuto; per me è difficile non dire quello che penso. Poi, naturalmente, il fatto che io abbia un microfono in mano fa sì che le mie parole vengano amplificate maggiormente, ma mi sono sempre espresso senza troppi peli sulla lingua».