Spettacoli
Il ritorno di «Butterfly» tra dramma e sentimento
Bari, al Petruzzelli dal 3 marzo. Conferenza il 27 febbraio
BARI - Ritorna la «farfalla» più famosa dell’opera lirica e tornerà a posarsi sul palco del Petruzzelli, con la musica di Giacomo Puccini a «colorare» il dramma e la purezza del sentimento: Madama Butterfly è il secondo titolo nel cartellone operistico 2024 della Fondazione Petruzzelli, e andrà in scena per la sua «prima» domenica 3 marzo alle 18 nel Teatro Petruzzelli, per la regia di Pier Luigi Pizzi, autore anche delle scene e dei costumi del capolavoro pucciniano. Sul podio dell’Orchestra del Teatro Giacomo Sagripanti, maestro del Coro del Petruzzelli Giovanni Farina. A riprendere la regia dell’elegante allestimento dell’Arena Sferisterio di Macerata sarà Massimo Pizzi Gasparon, che curerà anche il disegno luci dello spettacolo.
Martedì 27 febbraio alle 19, intanto, nel foyer del Petruzzelli sarà il critico musicale Alberto Mattioli a tenere la «Conversazione sull’Opera», per guidare all’ascolto di «Madama Butterfly». Lo spettacolo avrà poi sei repliche: martedì 5 marzo alle 20,30, mercoledì 6 marzo 18, giovedì 7 alle 20,30, venerdì 8 alle 20,30, sabato 9 e domenica 10 alle 18. I biglietti sono in vendita al botteghino del teatro e su vivaticket.it (infotel: 080.975.28.10).
Nel doppio cast dell’opera, Vittoria Yeo e Michiko Takeda (Cio-Cio-San), Nozomi Kato (Suzuki), Dmytro Popov e Riccardo Della Sciucca (Pinkerton), Mario Cassi e Luca Galli (Sharpless), Andrea Schifaudo (Goro), Carmine Giordano (Il principe Yamadori), In Sung Sim (Lo zio Bonzo), Margherita Rotondi (Kate Pinkerton), Alberto Petricca (Commissario Imperiale), Graziano De Pace (Ufficiale del registro), Ivana Padovano (La madre di Cio-Cio-San), Grazia Berardi (La zia), Annamaria Bellocchio (La cugina), Antonio Muserra (Yakousidé).
In primo piano, nella storia di Madam Butterfly, un tenente della marina statunitense e la sua giovane geisha giapponese. Un amore disperato, eppure così attuale, nella tragedia della passione amorosa, sullo sfondo di una società piccolo-borghese di fine secolo. Madama Butterfly è formalmente il lavoro di Puccini che guarda più di tutti al di fuori dei tradizionali canoni operistici: c’è il Giappone conosciuto dagli occidentali nel 1904 (anno della prima rappresentazione alla Scala di Milano, il 17 febbraio, esattamente 120 anni fa), con il libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica che ammicca alle atmosfere esotiche in voga in quel tempo; ma la musica di Puccini è inconfondibile nella straordinaria capacità di nobilitare i protagonisti e trasformarli da maschere in umanità sofferente e viva.
«È un’opera che amo particolarmente - spiega il regista Pier Luigi Pizzi -, è quella che prediligo di Puccini, forse perché è stata anche la prima su cui ho avuto occasione di lavorare da regista. Ho dovuto affrontarla in poco tempo a causa di un’emergenza improvvisa - un regista vi rinunciò all’ultimo momento – eppure me ne sono innamorato immediatamente proprio perché Butterfly è, tra le tante eroine pucciniane e tutte sublimi, quella che più riesce a sedurmi, che mi commuove più nel profondo. Quando ho cominciato ad esplorare quest’opera più nel profondo, sono rimasto perplesso da quel suo folklore tipicamente giapponese, trovavo che fosse troppo pittoresco ed anche un po’ âgée. Tuttavia, non ho voluto rinunciarvi del tutto poiché costituisce un elemento importante del libretto e della costruzione musicale, dunque pur mettendolo un po’ più in secondo piano, ho preferito far emergere il meraviglioso viaggio iniziatico della giovanissima Cio-Cio-San alla scoperta dell’amore, del dolore, della sua determinazione di moglie e ad un certo punto anche di madre. Lei resta fedele ai suoi principi e a quella che crede essere una missione di fedeltà assoluta verso il marito e la sua cultura occidentale, per la quale ella rinuncia all’appoggio della famiglia e addirittura all’identità culturale e religiosa. Mi affascina molto questa forza che si mescola in certi momenti ad una fresca fanciullezza che conserva sino alla sua fine, quando la crudezza della realtà infrangerà ogni sogno».