Nel Tarantino
Lizzano, svelati i segreti della grotta in cui visse l’uomo di Neanderthal
Nella grotta sono ancora presenti tracce di pitture rupestri medioevali, fra cui spicca una Madonna con Bambino ancora abbastanza visibile ed altre tracce di frequentazioni coeve e più recenti
Si è conclusa con soddisfazione la seconda campagna di scavo, dopo il primo saggio di aprile scorso, nella grotta Sant’Angelo di Lizzano. Lo scavo è stato eseguito da archeologi dell’Università di Ferrara (Davide Delpiano, direttore dello scavo, Davide Margaritora, Marco Carpentieri e Matteo De Lorenzi) con l’aggiunta nell’ultima settimana di un inviato (Fabio Fogliazza) del Museo Civico di Storia Naturale di Milano e con la concessione della Soprintendenza Archeologica di Taranto. Ad essi si è aggiunto per qualche giorno, come super visore, il prof. Marco Peresani della stessa Università.
I primi indizi della presenza dell’uomo di Neanderthal, avuti nel mese di aprile, sono stati ampiamente confermati in questa campagna di scavo e la grotta si è rivelata di enorme interesse per la vastità dell’area da indagare e per l’enorme quantità di materiali posti in sito: tra questi le ossa di animali selvatici non più frequentanti il territorio, resti di pasto dell’uomo di Neanderthal, oltre a strumenti litici soprattutto in selce, con diversi esempi anche in osso e calcare.
Come afferma Davide Delpiano «sono state confermate le principali frequentazioni preistoriche della grotta: quella più antica nel Paleolitico medio, risalente a oltre 40 mila anni fa in cui la zona era frequentata dall’uomo di Neanderthal come accampamento stagionale; quella più recente, nel Neolitico, riferibile ai primi agricoltori che hanno popolato questa zona, di cui sono state recuperate pure lamelle di ossidiana, materiale vulcanico proveniente da Lipari nelle isole Eolie. Scopo primario dello scavo è quello di determinare le attività che l’uomo preistorico svolgeva qui in questa grotta».
Il prof. Marco Peresani, docente ordinario di Preistoria, Protostoria e Antropologia presso l’Università di Ferrara, afferma che «la grotta Sant’Angelo si sta rivelando uno dei siti più interessanti della Puglia per lo studio del Neanderthal. L’indagine della grotta richiederà sicuramente molte campagne di scavo per diversi anni, per cui urge che si proceda ad un progetto che ne garantisca la tutela e la valorizzazione».
Interessanti sono anche i resti rinvenuti del Neolitico, che chiaramente mostrano le attività legate al mondo agricolo e domestico, quali frammenti ceramici dipinti e incisi, macine in pietra, strumenti in selce e ossidiana e accumuli di granaglie bruciate. Tutti i ritrovamenti archeologici saranno oggetto di studio e analisi che aiuteranno a conoscere meglio le abitudini di vita di quegli antichi uomini e la flora e la fauna tipici del territorio circostante in quei periodi..
Nella grotta sono ancora presenti tracce di pitture rupestri medioevali, fra cui spicca una Madonna con Bambino ancora abbastanza visibile ed altre tracce di frequentazioni coeve e più recenti. I più anziani ricordano che fino agli anni 50 del secolo scorso, essa era ancora frequentata come luogo di culto da devoti che ivi si recavano a pregare.
Tutto ciò è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione ed al supporto dell’Amministrazione comunale, al contributo dell’Associazione Amici dei Musei – Greci e Messapi ed all’operatività della Protezione Civile Delfini Jonici, oltre a singoli volontari. E’ questo un bell’esempio di sinergie necessarie per procedere alla ricerca, al recupero ed alla valorizzazione dei beni culturali, purtroppo per troppo tempo trascurati dai nostri enti a vari livelli. Un grazie doveroso va ai proprietari, signori Calvi, che hanno consentito l’accesso e l’uso della grotta.
Ci piace affermare, senza presunzione, che questa grotta, dato l’enorme patrimonio di testimonianze e culture umane in essa conservate, a partire da oltre 40 mila anni ai nostri giorni, possa a buon diritto essere considerata un santuario dell’umanità di questo territorio e che, come tale, vada rispettata e preservata. Senza escludere che essa possa rappresentare in futuro, affiancata al già prestigioso MUPAU, opportunità di incremento turistico e sviluppo.