Il racconto

Viva l'abbraccio con il giornale

Maria Teresa Gabriele

Maria Teresa Gabriele racconta la «resistenza» delle edicole. E il loro domani

L’abbra ccio col giornale di carta, quello di grande formato e anche col tabloid a cui ci si è dovuti adattare, rappresenta, specie di questi tempi, una certezza.

È un abbraccio perché oltre ad essere la preghiera laica del mattino, come affermava Hegel, il grande filosofo, il giornale è il risultato di migliaia di lavorazioni vegetali (sempre grazie, alberi cari!) e umane. Se uno pensa al lavoro che c’è dietro a un giornale, in specie dietro a un quotidiano, si rende conto che pagarne una copia 2 euro in media rappresenta una sciocchezza. Basta confrontare il prezzo di qualsiasi altro genere di consumo per rendersene conto.

Solo che adesso in molti resistono a questo abbraccio. A fronte di coloro, e io fra questi, che non rinunciano alla carta, aumenta sempre più la schiera degli utenti dello smartphone. Le notizie ormai corrono in rete alla velocità della luce e riflettere, leggere, archiviare magari giornali che somigliano sempre più a enciclopedie, diventa faccenda da retrogradi, da vecchia generazione. E siccome non si danno giornali senza edicole, sono queste a essere in pericolo. Non vorrei diventassero come le cabine del telefono. Per un’edicola che chiude, poche se ne aprono. Purtroppo. Perché l’edicola è davvero il cuore di un paese, di una città, di un rione. Ogni notte un popolo intero si mobilita per raggiungere anche il più sperduto centro dell’Italia dai mille borghi ed è così che l’abitante di Patù o Canicattì legge gli stessi articoli di un romano, di un milanese…eh, ma ora c’è la rete. Sono tutti chini sullo schermo luminescente dello smartphone e il giornale di carta, dai 30 anni in giù, nemmeno sanno che cosa sia.

E così restano gli edicolanti, sempre di meno, sempre più eroici, a diffondere il verbo scritto delle varie testate che sono molte più di quelle i cui direttori sono costantemente in televisione, solo loro e sempre gli stessi non si capisce come mai. Ovvero si sa che hanno delle agenzie a rappresentarli e proporli, come gli attori.

Ma vediamo un po’ cosa succede un sabato sera gelido e ventoso di gennaio: sono quasi le 20.30 e l’edicolante si appresta a chiudere. Il bar Moderno, a Bari, quartiere Poggiofranco, di fronte, luogo di aggregazione a sua volta, è chiuso dalle 18, come da regole anti-Covid-19, e quindi resta almeno l’edicola, con la sua luminosità resistente. Con la sua accoglienza. L’edicolante dunque sta per chiudere il suo baracchino, faro di cultura, sì, perché negarlo? Prima delle librerie ci sono le edicole. Sono un concentrato del pensiero (e della visione, con le foto) e non solo. Ma i quotidiani, chi li compra i quotidiani? Si avvicina una vecchina, orecchini di topazio, i capelli ben pettinati scompigliati dal vento, un completo in tricot nei colori delle foglie autunnali come la tinta della sua chioma: ecco, lei chiede proprio un quotidiano, conta i centesimi e l’edicolante che, ricordiamolo, stava chiudendo, paziente, li conta, scova il giornale dal pacco già legato per la resa, lo slaccia, e porge alla donna il suo giornale: lo leggerà stasera. Ma ecco un’altra avventrice, sono le donne a leggere di più me lo confermano quasi tutti, che chiede anch’ella il giornale con l’inserto femminile che non viene riproposto in settimana (peccato) e lui, paziente, porge pure quello. Ecco adesso il turno di una quarantenne: cosa chiederà? Spende circa 11 euro in giochi racchiusi in bustine o in barattoli cilindrici per i figli, e sono prontamente forniti anche questi.

Spostiamoci più in là in viale Pio XII nell’edicola di Raffaelle il quale, oltre la schermata di vetro, fornisce consulenza sui più disparati argomenti ai tanti che si intrattengono con lui a parlare di tutto e di niente. Sono aficionados, si presentano a orari fissi, ma ci sono anche coloro che in partenza per la provincia, chiedono orari e biglietti del bus che passano di là. Il padre di questo giornalaio, come ama farsi chiamare, lavorava alla Fibronit: una volta in pensione pensò di acquistare la licenza per poi passarla al figlio. Difatti si tratta di un lavoro che spesso viene tramandato di padre in figlio ma non tutti resistono, lui presidia l’esercizio dalle 5 alle 22. Molti mollano, come una ragazza che ha tenuto aperto per un decennio circa in corso Giovanni XXIII, come l’edicola storica di piazzetta san Pasquale, come la bottega di via Re David-via Quarto. Così che ora a San Pasquale bisogna arrivare in via dei Mille o in viale Unità d’Italia o in corso De Gasperi, vicino alla chiesa Russa, dove c’è una grande edicola mentre la storica cartoleria vicino alla scuola elementare Carlo Del Prete ha chiuso. Ah no, c’è anche l’edicola-negozio sotto i portici di via Cirillo, gestita da Raffaele, un giovane entusiasta e appassionato di fumetti.

Per motivi familiari, ma non solo, sono molte anche le giornalaie, come Francesca: rimasta vedova all’improvviso, si è rimboccata le maniche e ha continuato l’attività della famiglia del marito, ora aiutata anche dai due figli diventati grandi. E meno male che la piazzetta dei Papi è stata rimessa un po’ a nuovo, raccogliendo più gente del solito perché in questa quarantena era diventato tutt’un deserto, il quartiere.

Si è spostato da viale Einaudi, dove in pochi si fermavano, in piazzetta degli Alfaraniti il giornalaio che è pure scrittore, avendo scritto un libro di circa seicento pagine su Federico II e difatti lui ha una barba e un aspetto medievali.

Ricordo Teresa all’interno della stazione: quanti libri acquistati al volo prima di una partenza. Perché in treno si legge bene come non mai. Fate la prova: potreste avere dieci giornali e anche in un breve tragitto riuscireste a leggerli tutti. Che sia questa la teoria della relatività? Per un lunghissimo periodo la stazione centrale di Bari, dopo di lei, restò senza edicola mentre ai tempi ce n’era una anche al primo binario. Perché gli anni d’oro della stampa sono stati gli anni Settanta-Ottanta, almeno a quello che posso aver constatato io, quando i gradini delle scale mobili della stazione di Milano erano contornati dalla pubblicità di un settimanale popolare che si chiamava Stop, e quando andavano bene anche i femminili, come dimostra la fiction (splendida) mandata in onda su Canale 5 Made in Italy. Una fiction davvero esemplare perché illustra al meglio il microcosmo che è un giornale, come ci fu anche un altro esperimento, molto ben recitato, di breve durata, che si chiamava Giornalisti. Un filone questo che potrebbe essere ripreso bene, avendo come capofila naturalmente Tutti gli uomini del presidente di Alan Pakula, non a caso film del 1976. Anche i giornalai meriterebbero una fiction tutta per loro. Ne avrebbe di storie da raccontare per esempio l’edicolante di viale Mazzini, che si è anche candidato a consigliere comunale e ha dovuto fronteggiare delle rapine, purtroppo. Non lesina comunque il suo parere, se vi fermate a parlare con lui. E comunque le edicole sono ancora sparse per ogni rione, per fortuna e ognuno avrebbe da raccontare del suo giornalaio: non posso citarli tutti.

Quante edicole ci sono in corso Cavour, le nostre ramblas cittadine? Anche qui con diverse donne al lavoro. Come a Barcellona, le edicole punteggiano quasi ogni isolato del corso. In centro, in via Calefati Gaetano, gentilissimo (è una categoria che si presta alla gentilezza, del resto è un commercio immediato, a costante contatto col pubblico) viene da lontano ogni giorno per aprire il suo esercizio, mentre dopo anni hanno chiuso edicole in via Putignani, in corso Vittorio Emanuele, ma resistono quella in piazza Massari, dalla caratteristica pianta ottagonale, o in via Abate Gimma e la bottega in via Cardassi, punto di riferimento del Madonnella, che ne ha comunque altre poco distanti. E tante, tante altre. Pure in via De Rossi, una strada dalla caratteristica commerciale insolita, molto piacevole: dal rigattiere alle biciclette nuove di zecca al mobilio firmato.

Ci sono ancora edicole nei pressi del parco Due Giugno, nelle periferie, una costellazione che andrebbe censita periodicamente e salvaguardata.

Anche perché, diciamocelo francamente, comodità per comodità, il giornale sarebbe bello anche riceverlo all’americana ogni mattina all’uscio di casa, con la bottiglia del latte. Dalle nostre parti, però, questa bella abitudine non ha attecchito e poi, siccome camminare fa bene, non è neanche una cattiva idea raggiungere ogni mattina l’edicola, a patto che non sia troppo distante e, soprattutto, che non sparisca!

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