Serie B

Vivarini: «Se vai a Bolzano a fare la signorina, torni con 0 punti»

Pierpaolo Paterno

La sedicesima giornata porta i biancorossi a Bolzano, nel fortino del Südtirol, e stavolta il tecnico (squalificato) seguirà tutto dalla tribuna, lasciando la panchina al vice Milani

Alla vigilia di una trasferta che pesa come un macigno, il Bari e Vincenzo Vivarini arrivano con l’urgenza di ritrovare passo e convinzioni. La sedicesima giornata porta i biancorossi a Bolzano, nel fortino del Südtirol, e stavolta il tecnico (squalificato) seguirà tutto dalla tribuna, lasciando la panchina al vice Milani. Dettaglio che aggiunge tensione ad una gara già carica di significati.

Il pre-match si apre con lo sguardo lucido dell’allenatore verso un avversario che conosce bene: «Il Sudtirol è una squadra ben definita, motivatissima. Aggredisce il portatore di palla concedendo poco spazio. Non ti fa giocare. È difficile mantenere il campo contro di loro, che sono abituati a fare questo tipo di lavoro. E lo fanno benissimo. In fase di possesso palla, cercano la profondità. Se siamo giusti, potremmo avere situazioni proficue cercando la palla e l’affondo».

Nessuna sottovalutazione, anzi. Vivarini mette subito a fuoco l’urgenza di invertire la rotta e di andare a prendersi punti che non possono più essere rimandati. «Dobbiamo assolutamente fare risultato. Servono punti, altrimenti la situazione diventa sempre più difficile. Per riuscirci, bisogna giocare carichi e accettare la loro battaglia. Sotto l’aspetto tecnico e di qualità di squadra, il Bari può essere incisivo e far male al Sudtirol. Non possiamo abbassare di mezza virgola la loro intensità. Abbiamo pochi allenamenti a disposizione, con una partita ogni tre giorni. Vorrei lavorare in una settimana tipo per stimolare gli aspetti di cui abbiamo bisogno. Soprattutto l’intensità e i tempi di aggressione. In questa partita voglio vedere alzare in modo esponenziale la capacità di essere aggressivi».

E mentre la battaglia tattica si prepara, quella fisica presenta un conto salato: difesa decimata, uomini da recuperare in extremis, alternative da pesare una ad una. «Abbiamo un po’ di problemi. Meroni è squalificato. Vicari ha avuto febbre da dopo Pescara. Vedremo come recuperarlo. Bellomo ha un problema al polpaccio. Castrovilli ha una vecchia ferita che gli ha creato un ematoma. Non sarà della partita. Sinora ho dato continuità ad una formazione per cercare di trovare una intesa e una fisionomia di squadra. Vanno valutati altri ragazzi. Kassama lo vedo tonico e battagliero. Mavraj ha delle potenzialità, ma deve ancora maturare. C’è anche Mane, che ha prospettive. Bisogna ragionare sulle loro energie come risorse importanti per la squadra».

Quindi, il nodo scottante della discontinuità. Vivarini non si nasconde, non cerca alibi. Scarica, invece, idealmente la responsabilità sul campo, l’unico giudice. «Il rendimento altalenante mi fa pensare tanto. Ho dato alla squadra la strada per uscirne. Ora la palla passa ai giocatori. Il discorso diventa solo di campo. Si pensa a preoccupazioni che non esistono. Se ritroviamo l’equilibrio mentale e la serenità, faremo buone cose. La squadra è forte, ha tutti i crismi per giocare bene e vincere. Le difficoltà, tuttavia, sono diverse. Se non sei convinto delle cose che devi fare, viene meno tutto. Senza sostanza in campo, non esprimi i valori».

Il tema psicologico torna con forza quando si parla della paura vista contro il Pescara, una zavorra che ha frenato il Bari per un’ora intera. «Nelle due trasferte di Empoli e Castellammare avevo visto e trovato una logica. Il primo tempo del Castellani è stato all’altezza. Nella gara al Menti, si è fatta la partita che andava giocata. Mentre al San Nicola, contro il Pescara, ho incontrato altre criticità. In questa settimana si è evidenziato questo problema della paura. In questo momento, la strada da percorrere è non rimuginare su questi stress. Ma essere concentrati su ciò che viene chiesto in campo, con la massima applicazione. Fare un centimetro in più, togliendosi dalla mente tutte le scorie e le preoccupazioni. Occorre dare forza al gruppo, con grande rispetto delle regole. Ci sono abitudini da scardinare».

Il centrocampo, orfano di Castrovilli, diventa un cantiere aperto. Vivarini scherza, ma non scopre le carte, sapendo che la sfida si giocherà anche lì, nel traffico dove servono gamba e coraggio. «Non voglio dare una mano a Castori - sorride -. Ci aspetta una partita particolare, in cui serve la forza di guadagnare campo. Le scelte saranno in funzione di questo. Maggiore è bravo negli inserimenti, ha grande personalità. Di sicuro, da sfruttare. Pereiro torna a disposizione. Partipilo? Con lui parlo tanto. Ha grosse qualità, però deve alzare il livello della combattività. Ci sta mettendo l’anima per ritrovare la consueta brillantezza».

E incalza con una delle sue massime operative: «È un discorso di squadra, di posizioni da prendere in funzione di chi porta palla che, dal canto suo, deve avere almeno tre soluzioni scegliendo la più semplice e sicura».

Non manca il passaggio su Moncini, reduce dalla serata storta col Pescara e da due rigori falliti. Ma difeso con calore dal tecnico. E su Vicari, finito fuori lunedì scorso per problemi fisici più che tecnici. «Gli ho parlato e l’ho abbracciato. Chi non batte i rigori, non ha problemi. Sa quanto è importante per Bolzano. Ci aspettiamo tutti una grande reazione da parte sua». E ancora: «Penso che le criticità siano risolvibili con fiducia, ottimismo e unione. Vicari non era nelle condizioni fisiche giuste per via dell’influenza».

La condizione atletica resta un crocevia, una fragilità che richiede tempo e pazienza per essere ribaltata. «Sul piano atletico la squadra ha lavorato prima che arrivassi. Manca, però, di intensità e di alta velocità. Sulle ripartenze e sulle coperture, tutti devono scappare. Se vuoi aggredire, tra uno scatto e l’altro il tempo di recupero deve essere breve. Invece, ci prendiamo dei secondi in più. Ci vuole tempo per cambiare il meccanismo».

C’è anche il ricordo della sfida passata due mesi fa in sella alla panca del Pescara, un precedente che infonde un filo di fiducia ma non cancella la complessità del presente: «Facemmo una grande partita. Ho visto le ultime del Sudtirol contro Monza e Avellino. Se gestiamo la palla, gli possiamo far male».

E proprio sul finale, Vivarini lascia uscire la parte più ruvida e autentica del suo discorso, quella che fotografa lo spirito necessario per sopravvivere in questo momento. «Se non lotti e ti sporchi, come fai a giocare? Stiamo dando quell’ignoranza e la consapevolezza alla squadra che senza impegno e ferocia nel difendersi, non si può fare altro. Se vai a Bolzano a fare la signorina, torni con zero punti e non ce lo possiamo permettere. Quando ho detto che ci dobbiamo salvare mi riferivo alla situazione di classifica e alle criticità che abbiamo. Vorrei uno spirito diverso, tutti devono rimboccarsi le maniche».

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