SERIE A
Jeda, l'attaccante brasiliano invoca pazienza: «Lecce, niente ansia»
I tifosi del Lecce attendono infatti con trepidazione la sfida interna di domani (ore 20,45) con il Cagliari, considerandola alla stregua di un primo snodo cruciale della stagione
LECCE - Dopo le sconfitte subite, a seguire, contro Milan ed Atalanta, con sei gol al passivo, determinati da disattenzioni o da errori marchiani, e con appena una lunghezza messa in saccoccia sulle nove a disposizione, i tifosi del Lecce attendono con trepidazione la sfida interna di domani (ore 20,45) con il Cagliari, considerandola alla stregua di un primo snodo cruciale della stagione.
«Caricare questa gara di significati particolari sarebbe un grave errore - dice Jedaias Capucho Neves, meglio noto come Jeda, attaccante brasiliano che nella propria carriera ha indossato sia la maglia del team sardo (dal 2008 al 2010, con 86 presenze e 22 gol) che di quello salentino (nel 2010/2011, con 24 match disputati e 4 reti, e nel 2012/2013, con 26 incontri giocati e 5 “centri”), e che ancora va in campo, a dispetto delle sue 46 primavere, con casacca della Zeta Milano di Seconda categoria, che nel 2024/2025 ha trascinato alla promozione dalla Terza - Siamo appena all’inizio del campionato e parlare di classifica non ha senso. Certo i punti è meglio averli che non averli, ma bisogna dare il tempo che serve perché ogni formazione trovi la quadra. L’undici salentino ha cambiato allenatore ed ha perso alcuni uomini di spicco. Occorre permettere a Di Francesco ed al suo staff di dare alla sua compagine una fisionomia ben precisa. Insomma, non è il momento delle critiche».
L’umore dei tifosi, però, è sempre legato ai risultati e le sconfitte non vengono digerite a nessuna latitudine: «Ma le fibrillazioni della “piazza” fanno solo del male. La parola d’ordine dev’essere pazienza. Un collettivo si plasma solo con il trascorrere delle giornate ed è importante che i supporter sostengano i propri beniamini, siano loro accanto con la solita passione». C’è chi sottolinea come il club di via colonnello Costadura, fatta eccezione per Riccardo Sottil e per Francesco Camarda, che però ha maturato ben poca esperienza in A, abbia puntato su elementi che si cimentano per la prima volta nel campionato italiano e che quindi hanno bisogno di tempo per adattarsi: «Questa è una scelta dettata dalla necessità di contenere i costi. Si vanno a scovare giovani di prospettiva da lanciare ed è un dato di fatto debbano trovare la propria dimensione in un torneo del tutto differente da quello di provenienza. Non si tratta di una cosa automatica, anche in considerazione del fatto che nella massima serie del Belpaese c’è molto tatticismo. Il Lecce, però, negli ultimi anni, ha dimostrato di sapere come muoversi e questa politica ha dato i suoi frutti se ci considera che i giallorossi hanno centrato tre salvezze di fila, un traguardo mai raggiunto in precedenza nella storia della società. Insomma, è il caso di dare fiducia al presidente Sticchi Damiani, al responsabile dell’area tecnica Corvino ed al direttore sportivo Trinchera».
Jeda torna sulla gara di domani: «Può accadere di tutto, ma il fatto che verrà disputata al “Via del Mare” è un vantaggio non da poco per Falcone e compagni. Il sodalizio salentino vanta ventiduemila abbonati e la spinta che deriva dal pubblico amico è in grado di galvanizzare chi scende in campo con la consapevolezza che lo stadio è dalla propria parte e si fa sentire. Il discorso varrebbe al contrario se la partita andasse in scena in Sardegna, in quanto anche il Cagliari può contare su una tifoseria appassionata, sia pure in un impianto meno capiente». L’attaccante brasiliano indica il cammino: «La cosa che conta è che tutte le componenti che concorrono al raggiungimento di un risultato, dal gruppo dirigente allo staff tecnico, dai calciatori ai supporter, abbiano ben presente l’obiettivo finale. Il Lecce deve conquistare la salvezza, che nel Salento equivale alla vittoria dello scudetto. Ebbene, deve inseguire il traguardo mantenendo l’equilibrio. Non solo in campo. Non mi pare che in casa Inter qualcuno stia facendo drammi per avere raggranellato solo 3 punti su 9. Ci si rimbocca le maniche e si lavora alla ricerca delle soluzioni migliori per rimettersi in carreggiata. Il medesimo discorso vale per l’undici guidato da Di Francesco».
Il trainer abruzzese ha l’ingrato compito di dovere fare a meno, rispetto al recente passato, del centrale difensivo e capitano Federico Baschirotto e del centravanti Nikola Krstovic, ceduti rispettivamente alla Cremonese ed all’Atalanta: «Sono andati via due pilastri, che davano tanto in campo, ma che avevano una valenza anche nello spogliatoio, in termini di leadership. Un club di provincia, però, sa bene che certi addii siano da mettere in preventivo. Insisto nel rimarcare che ai nuovi occorra concedere un po’ di tempo per integrarsi e per mettere in mostra le proprie caratteristiche migliori». Jeda dà appuntamento tra un paio di mesi: «Solo dopo un certo numero di giornate sarà possibile iniziare ad abbozzare le gerarchie e si potrà fare qualche considerazione sulla classifica, fermo restando che i giochi, di norma, si compiono in primavera».